Quando si parla di magia, si parla necessariamente di persone con abilità “speciali”, non tanto “estranee” quindi che vengono da fuori ma che si rivelano “diverse” stando in mezzo a noi. Se Stranger Things su Netflix e molti anni prima E.T. e molte altre creature al cinema hanno esplicitato la paura dello straniero, saghe come gli X-Men o Harry Potter hanno invece mostrato il timore che l’uomo prova quando una persona nella comunità prende consapevolezza del proprio reale modo di essere. Il primo istinto dell’umanità, d’altronde, ce lo insegna la storia, è combattere spesso senza motivo ciò che semplicemente non conosce e quindi non riesce a comprendere fino in fondo.
È quanto accade nella saga, prequel di Harry Potter, Animali Fantastici e dove trovarli, ora al cinema con il secondo capitolo Animali Fantastici: I Crimini di Grindelwald, sempre scritto da J.K, Rowling e diretto da David Yates con protagonisti Newt Scamander e le sue bizzarre creature.
Nel primo film gli Animali Fantastici del titolo venivano utilizzati come capro espiatorio dal Ministero della Magia – incarnato dal personaggio di Colin Farrell, che in seguito si rivela in realtà Grindelwald sotto mentite spoglie. Il Ministero, e quindi il Governo, utilizza le creature che la comunità magica conosce poco e quindi teme (quanta somiglianza con l’istinto primordiale umano e con le teorie cospirazioniste!) per incolparle dei disordini e dei disastri che stanno avvenendo nella New York degli anni ’20. Newt è quindi visto da tutti – la sua famiglia e i suoi compagni a Hogwarts in primis, come si scopre in questo secondo capitolo – come diverso tra i diversi, poiché trova degli amici fidati proprio in queste bizzarre creature e vuole provare a capirle per poterle spiegare al resto della comunità magica. Ne fa addirittura una professione – la magizoologia – e una sorta di missione, con l’obiettivo di scrivere un libro che funga da vademecum per le future generazioni.
In realtà a causare tanto male e tanto dolore a New York si rivelerà essere un Obscurus, un’entità magica maligna e incontrollata che nasce dall’emblema della repressione della propria natura. Se un mago, nato purosangue o mezzosangue che sia, non abbraccia e non sviluppa la propria natura magica, infatti, crea dentro di sé una sorta di buco nero che tutto può inghiottire e distruggere. Più cresce, più questa forza diventa ingestibile, infatti solitamente il mago è destinato a morire molto giovane. Pensate a quanti ragazzi e ragazze si sono tolti la vita, vittime di bullismo perché considerati diversi, che fosse per preferenza sessuale o per interessi e hobby meno comuni. Un Obscurus si rivela così una metafora dell’epilogo più triste e sbagliato per una persona a cui è proibito essere se stessa.
A proposito di preferenze sessuali, quelle di Albus Silente (qui interpretato da un sornione Jude Law) sono oramai note a tutti e ne I Crimini di Grindelwald viene esplorata, anche se ancora agli albori, la relazione appassionata e quasi morbosa con Gellert Grindelwald, il mago che difende la supremazia dei purosangue mentre Silente si è sempre distinto – almeno da anziano come l’abbiamo conosciuto nei libri e nei film dedicati a Harry Potter – come un simpatizzante dei mezzosangue. Un rapporto che coinvolge un patto che non si può sciogliere e che mostra il più grande desiderio l’uno dell’altro nello specchio magico rivelatore. Una relazione che verrà sicuramente maggiormente approfondita nei tre capitoli a venire e che si distingue da subito dalle altre relazioni viste finora nel Wizarding World.
“Tu riesci a vedere il bello e ad affezionarti sempre ai mostri, vero?” dice Leta a Newt riferendosi a se stessa. Una frase che riassume perfettamente il concetto di outsider agli occhi degli altri nella propria comunità, magica o babbana che sia. Forse la Rowling con questo prequel vuole insegnare a tutte le generazioni che se fossimo tutti un po’ più noi stessi, senza paura, e lasciassimo che lo fossero anche gli altri, senza giudicare o condannare prima di conoscere, il mondo sarebbe un po’ più vivibile per tutti, anche per i no-mag più duri e puri che non sanno stare al passo coi tempi.