I film di J.P. Melville, il regista che ha fatto la storia del cinema francese, meritano un focus a parte, soprattutto dopo aver parlato del sottogenere polar.
Per approfondire, Cabiria Magazine propone ben tre titoli, ma prima esploriamo al meglio il suo registro stilistico.

Jean-Pierre Melville, la cifra di un grande regista

J.P. Melville è stato uno dei cineasti più precisi della nouvelle vague, corrente nata negli ultimi anni ‘50 che punta a inquadrare il tempo reale senza accessoriarla, girando con mezzi di fortuna pellicole che esaltano l’espressione personale del regista, consacrando tale figura ad un’importanza autoriale, cui film prodotti sono spesso il frutto della durezza emotiva del regista stesso.

J.P. Melville è un regista che si è fatto da solo, spinto da una forte passione per il cinema che gli ha concesso di superare perfino il drammatico periodo storico del conflitto mondiale e i suoi, probabili, traumi.

Per citare brevemente la gavetta, il libro da esplorare è Le cinéma selon Melville di Rui Nogueira, che illustra bene come sia iniziata: ripresosi dalla guerra, Melville cercò di ottenere dal Sindacato dei Tecnici una tessera di assistente-tirocinante per poter diventare un regista cinematografico, ma i progetti non arrivavano e, per questo motivo, decise di finanziare i suoi film in solitaria.

Dopo un timido esordio con un corto, il debutto è avvenuto nel 1947 con Il silenzio del mare, tratto dall’omonimo romanzo di Vercors. Superata l’acerbitá di tale produzione, l’esito della pellicola lo ha consacrato nel firmamento del cinema francese come un autore intellettuale, specialista di trasposizioni letterarie.

Non a caso, ciò che bisogna aspettarsi dai film di J.P. Melville è un preciso uso del linguaggio, la sovente presenza di una voce narrante e una recitazione volutamente sottotono, richiesta per eliminare il più possibile il “senso del costruito” del cinema. 

Interessante tra i film di J.P. Melville è la presenza di “universo melvilliano” composto da attori del calibro di Alain Delon, Lino Ventura e Jean-Paul Belmondo, che ben incarnano i volti e i corpi di quegli uomini solitari ed enigmatici che popolano il mondo del regista, fatto di criminali che acquistano pistole, scambiano targhe, comunicano con le loro consorti…insomma, fatto di fascino per gli uomini che scelgono di vivere tali vite.

A Melville si deve anche l’idea di costruire un’industria cinematografica dove questa manca: costretto a mettersi in proprio, nel 1946 ha fondato la casa di produzione Organisation générale cinématographique, che lo ha reso indipendente e ben predisposto ad essere scrupoloso in tutti i passaggi della creazione di un film.

Bob il giocatore, il primo film noir di Melville

Nel 1956, Melville girò Bob il giocatore (Bob le flambeur), la sua prima incursione nel genere noir: il film racconta l’organizzazione di una rapina nel casinò di Deauville ideata da Bob Montagne (Roger Duchesne), un incallito giocatore uscito di galera che si ritrova a frequentare luoghi poco consoni a un gentiluomo.

Sicuramente influenzato da The asphalt jungle (1950) di John Huston, il film installa quell’ambiente melvilliano di uomini che fanno ciò che deve essere fatto, mossi e al tempo stesso bloccati da un fato che non permette loro di migliorare. 

Questo film di J.P. Melville merita di essere visto per le sue inquadrature poco stabili e i montaggi bruschi, oltre per aver creato un nuovo tipo di personaggio “macho ma misterioso” nel cinema francese.

Il film non è presente su piattaforme streaming, ma potete acquistare il dvd su IBS e La Feltrinelli.

L’armata degli eroi, il film di J.P. Melville da riconsiderare 

Uscito nelle sale nel 1969, L’armata degli eroi (L’Armée des ombres) è uno dei film di J.P. Melville: la trama racconta di Philippe Gerbier (Lino Ventura),

Un intellettuale antifascista viene incastrato da un informtore che lo fa imprigionare in un campo nazista. Anche se riesce a scappare, si unisce alla Resistenza nella Marsiglia occupata e si vendica sul traditore, Philippe deve continuare una battaglia silenziosa e apparentemente infinita contro i nazisti.

Tra i film di J.P. Melville, questo è da riconsiderare dalla critica: sebbene sia un lavoro all’apparenza distaccato e fortemente politico, è da tener in mente la matrice autobiografica dell’autore che ha combattuto nella resistenza. Questa sfumatura dá quel tono di profondità al film, che in qualche modo rielabora lucidamente un vero e proprio lutto.

Il realismo della storia è una testimonianza, entra nella memoria collettiva senza essere un documentario, dove le decisioni sofferte sono al centro di tutto e i protagonisti sono delle ombre viventi, che inghiottono nell’assenza di trasparenza didascalica tutti i loro dubbi e contraddizioni.

Potete trovare il film su IBS e La Feltrinelli, ma bisogna sottolineare che la versione italiana è più breve di ben trentadue minuti, poiché non è presente, quasi completamente. la parte iniziale in cui Gerbier è internato a Vichy. 

Tutte le ore feriscono… l’ultima uccide, l’intenso film di J.P. Melville

Tra i film di J.P. Melville abbiamo anche Tutte le ore feriscono…l’ultima uccide (Le Deuxième Souffle), pellicola del 1966 basata su un romanzo Morire due volte di José Giovanni.

La sinossi della pellicola ci dice che il bandito Gustave “Gu” Minda (Lino Ventura) evade dalla prigione e si mette in cerca di soldi per espatriare. Così, accetta di collaborare con un gangster con cui aveva avuto dei contrasti. Arrestato dal commissario Blot (Paul Meurisse) e l’ispettore Fardiano (Paul Frankeur), senza volerlo rivela il nome dei complici.

La narrazione è molto intrecciata, piena di personaggi, ma è proprio questo che stuzzica la curiosità dello spettatore: tale film di J.P. Melville viene considerato una delle sue migliori opere, nella quale si indaga l’animo umano maschile del tempo, dove gli antieroi sono legati tra loro per valori condivisi nonostante le differenze dei loro ruoli nella società. Ad esempio, Gu e Blot sono accomunati dalla fiducia nell’amicizia, il senso del dovere, la fiducia negli altri, mentre  il crudele ispettore Farnadio e lo spietato Jo Ricci (Marcel Bozzuffi)  sono simboli machisti di violenza e aggressività.

Anche questo non è disponibile in streaming, ma lo potete acquistrare su IBS e La Feltrinelli.