Il genere noir in tutte le sue declinazioni è tra i più amati dal pubblico per la componente esistenziale che sottende all’azione su sfondi di grande suggestione visiva.
Dagli anni ’40 in poi tanti sono stati i film che hanno reso popolare questo genere anche presso i cinefili e che oggi riscuote un favore crescente anche presso gli utenti delle piattaforme.
Titoli classici come Il grande sonno (H.Hawks,1946), L’infernale Quinlan (O.Welles,1958), Chinatown (R,Polanski,1974 ) ma anche più recenti come Fargo dei fratelli Cohen e Strade perdute di David Lynch, Basic Instinct di Paul Verhoven e il noir di stampo classico Il diavolo in blu di Carl Franklin sono nella memoria di tutti.
Da qualche anno il noir è approdato sulle piattaforme con crescente successo di pubblico e di questa trasmigrazione sono un riuscito esempio la serie antologica in tre stagioni sulla ricerca di persone scomparse True detective iniziata nel 2014 e la produzione franco belga in due stagioni del 2017 Black Spot ambientata in una foresta dei monti Vosgi situata fuori da ogni comunicazione dove da anni avvengono cruenti omicidi rimasti irrisolti (e sui quali una taciturna ma determinata “guardiana del bosco” prova a far luce.)

L’ultimo esempio di questo genere è Cophenaghen Cowboy la serie televisiva realizzata nel 2023 dal regista Nicolas Winding Refn e trasmessa su Netflix in sei episodi a partire dal gennaio 2023.
Si tratta di un noir ibridato con il fantastico che procede con una narrazione distesa che non ristagna mai ma aggancia ogni episodio al precedente in maniera da tener sempre vivo l’interesse dello spettatore pur nelle frequenti rotture tonali.
Lo stile avvolgente e perturbante è affidato a lenti movimenti di macchina circolari interrotti da stacchi improvvisi su uno sfondo di interni ed esterni fatto di immagini speculari e riflesse che fanno di questa serie un neon-noir in rosso e blu dall’effetto ipnotico dall’inizio alla fine.
Memorabile resta la figura enigmatica della giovane protagonista Miu in veste di giustiziera dalla tuta azzurra che si impegna con fredda determinazione a punire i rappresentanti del sesso maschile per il loro essere null’altro che maiali schifosi tanto che per questa missione è già diventata una icona di riferimento per una ampia fascia di pubblico.
Nicolas Winding Refn è un regista che non esclude le piattaforme per le sue produzioni ma resta un difensore del cinema visto nella sala tanto da affermare “credo che ogni governo di ogni paese del mondo dovrebbe istituire un sostegno obbligatorio alle sale monoschermo, bellissime cattedrali in cui ci riuniamo per esistere come esseri umani”.

Tra le ultimissime uscite meritauna segnalazione almeno la serie spagnola La nina de la comunion di Victor Garcia sempre del 2023 sul tema non nuovo della bambola assassina riproposto dal regista in maniera avvincente senza ricorrere ai luoghi comuni del sottogenere in voga negli anni 80.
Dai titoli segnalati risulta una mutazione tecnica e formale del genere che si basa sulla contaminazione con generi affini (giallo, avventura, mistery, horror) e sulla diramazione delle linee narrative dovuta alle diverse psicologie dei personaggi e questo sempre in ambienti belli e terribili evocatori di una paura e di una dimensione paranormale che tengono desta l’attenzione dello spettatore per tre, o quattro o anche più puntate in linea con la logica commerciale delle piattaforme.