La prima buona notizia che ci porta l’anno nuovo non riguarda tanto la qualità dei film appena usciti o di imminente programmazione.
La prima buona notizia è che il cinema sta per tornare nella sua sede naturale dopo anni di esilio in luoghi mortali per lui.
I dati del Cinetel informano infatti che il numero delle vecchie tradizionali monosale è in crescita costante un po’ ovunque dal nord al sud della penisola. Nelle città e nei piccoli centri non c’è giorno che non venga annunciata la riapertura di storiche sale cinematografiche chiuse per nuove bastarde destinazioni d’uso ma che adesso possono finalmente riaccendere gli schermi grazie a giovani liberatori amanti del cinema che si inventano di tutto per sottrarre i film dall’abbraccio alienante dei multiplex concentrazionari.
Alfiere di questa riscossa è Valerio Carocci, il presidente del romano cinema Piccolo America, il quale sogna di far riaprire a breve il trasteverino Cinema Troisi e intanto sta lavorando a una rete di collegamento nazionale con molte altre sale indipendenti di varie città come il Postmodernissimo di Perugia, il Beltrade di Milano e CinemaZero di Pordenone. La speranza di Carocci è che “ i cinema smettano di essere fastfood senza anima che programmano film ed inizino ad essere visti prima di tutto come punti di riferimento nei territori”, una speranza che implica il desiderio che il cinema possa tornare ad essere un polo d’attrazione culturale oltre che un assordante e colorato lunapark buono solo per un intrattenimento regressivo per eterni bambini.
Cinema come centro polivalente destinato a proiezioni, letture, incontri e perché no dibattiti come quelli che si facevano una volta (e che adesso si fanno solo in rete senza vedersi e senza toccarsi in una solitudine infinita), cinema sotto casa che permetta di fare detour dalla routine quotidiana non programmati ma suggeriti dall’estro del momento e senza sapere nulla del film che si vedrà, salette con cicli permanenti di opere di ogni genere e con retrospettive dedicate a registi, ad attori e a correnti di ogni paese (come già accade in Francia dove è possibile vedere i classici del noir e della sci-fi proiettati su grande schermo in percorsi che i cinefili conoscono bene).
La rivincita delle sale potrebbe anche comportare il ritorno alla pellicola nei confronti della quale il digitale se risulta conveniente sul piano economico è sempre perdente su quello artistico (come oggi affermano maestri quali Tarantino e Scorsese).
A 30 anni dall’uscita del film di Tornatore Nuovo Cinema Paradiso i cinema tornano nel contesto urbano per cui erano nati, tornano in quelle sale che sono i soli luoghi dove i film è possibile non soltanto vederli ma anche viverli in una condizione di vegliambulismo che fa di ogni visione una esperienza percettiva ed emotiva sospesa tra sogno e realtà come non accade in nessun’altra arte. Intanto chi può si infili in una sala meglio se monoschermo dove proiettano quel lungo piano-sequenza che è 1917 di Sam Mendes per decidere se il film è un war-movie oppure un war-game (e dunque per riflettere sulla differenza che esiste nel cinema tra la finzione della realtà e la realtà della finzione).