In un’epoca fatta di remake e sequel il mondo ha bisogno di vecchi e nuovi eroi destinati a combattere l’occulto. All’interno di questa dimensione si inserisce Ghostbusters Legacy ( oltreoceano è Ghostbusters Afterlife) diretto da Jason Reitman, presentato in anteprima europea alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Alice nella Città e in uscita nelle sale il prossimo 18 novembre.
«Siete disturbati da strani rumori nel pieno della notte? Provate un senso di terrore in cantina e in soffitta? Voi e i vostri famigliari avete mai visto spiriti, spiritelli o fantasmi? Se è così non esitate e chiamate i professionisti: Gli acchiappafantasmi…»
con queste parole, trentasette anni fa Venkman, Stantz e Spengler si promuovevano come cacciatori di fantasmi in una New York in balia del maligno.
Da quel 1984 tante cose sono cambiate ma di certo la fama dei Ghostbusters non è mai diminuita!
Da campione di incassi a cult epocale il passo è stato breve, ed oggi quel fervente coraggio ritorna nella piccola cittadina di Summerville grazie a dei giovani protagonisti.

Dopo l’improvvisa morte di Egon Spengler avvenuta – forse per mano di una qualche forza oscura – Callie (Carrie Coon) e i suoi due figli Trevor (Finn Wolfhard) e Phoebe (Mckenna Grace) si trasferiscono in Oklahoma, nella fatiscente proprietà del padre per ricominciare una nuova vita lontano dai debiti.
Mentre Trevor cerca di far colpo sulla cameriera Lucky (Celeste O’Connor) e di ottenere un lavoro, Phoebe frequenta una scuola estiva e si imbatte nel professore Mr. Grooberson (Paul Rudd) amante della scienza e in un nuovo amico Podcast (Logan Kim) amante dell’occulto.
Sono proprio loro a scoprire che a Summerville si nasconde qualcosa di oscuro da combattere.
Ghostbusters Legacy è una bella storia che segue una logica narrativa che continuativamente si rifà ai due precedenti film senza avere pretese di essere al loro livello.
C’è una mescolanza di generi che allaccia il film di Reitman figlio a quelli diretti dal padre. La scelta di mostrare in egual misura momenti di suspense, horror ed action fa si che ci sia una coerenza apprezzata dallo spettatore.
Quest’ultimo non ha motivo di sentirsi spaesato poiché in Ghostbuster Legacy non viene abbandonata, ma bensì conservata, quella vena ironica che delinea ogni personaggio rendendolo semplice e spontaneo. Gli interpreti hanno delle caratteristiche ben definite e alcune di queste li identificano perfettamente nei protagonisti originali.
Il film rappresenta un’eredità che non viene tramandata solo all’interno della storia, ma anche nella realtà. Basti pensare – non solo – a Jason, figlio di Ivan Reitman che decide di girare un film con cui ha un forte legame paterno, ma anche allo stesso sceneggiatore Gil Kenan che sostiene di essere stato fan e amante di Ghostbusters fin da ragazzino.
L’idea di spostare tutto in “una macabra fattoria nel mezzo del nulla” – come dice Trevor a Lucky – e inserire nel contesto dei protagonisti che ereditano dal nonno intuito, intelligenza ed eroismo rende la storia naturalmente fruibile.
Tutto ciò va a innescare una nostalgia che percorre l’intero film perché Ghostbusters Legacy vuole essere anche e soprattutto un omaggio al compianto Harold Ramis e al suo immortale Egon Spengler.

Nell’immaginario collettivo, in cui gli anni Ottanta hanno pur sempre il loro fascino, va riconosciuto che in Ghostbusters Legacy c’è un persistente gioco di citazioni che si rifanno sia ai due capitoli precedenti che alla cinematografia horror.
Ecco che sul vecchio tv color della scuola Mr. Grooberson si dedica alle sue ricerche, mentre immerge i suoi studenti nel mondo del voracissimo Cujo e della terrificante bambola assassina rigorosamente riprodotti su VHS.
Ovviamente le citazioni al primo e al secondo Ghostbusters si sprecano: lo si capisce fin da subito con l’immagine di Marshmallow Man che si vede di sfuggita. Il vero culmine si tocca con la provocatoria «Who you gonna call» pronunciata dallo sceriffo a Phoebe dopo essere stata arrestata insieme a Trevor e a Podcast (così come era successo ai protagonisti in Ghostbusters II).
Gli anni Ottanta fungono da catalizzatore ad una storia che altrimenti sarebbe difficile da contestualizzare soprattutto per le nuove generazioni.
Il gioco alle citazioni risulta come qualcosa di estremamente naturale: rimettere in moto la Ecto-1 e riaccendere gli zaini protonici diventa fondamentale, perché nonostante sia passato tantissimo tempo, saranno sempre e solo questi gli unici strumenti per combattere le forze paranormali.
L’unicità dei Ghostbusters è rappresentata con versatilità, e poco importa se non siamo nella Grande Mela degli anni ’80, è sufficiente anche la desolata provincia americana a fare da cornice a questo grande ritorno (sullo schermo e nel cuore).
[…] 2009, viene nominato agli Academy Award come miglior attore protagonista per Tra le nuvole di Jason Reitman e nello stesso anno riceve il National Board of Review e il New York Film Critics Circle Awardper […]
[…] Le scene d’azione si alternano tra inseguimenti sulle montagne innevate e matrimoni in luoghi suggestivi; si succedono insieme alle battute ironiche – che divertono soprattutto i più giovani – mentre nei dialoghi si piazzano delle citazioni che richiamano a chiare lettere fenomeni cinematografici come Ghostbusters. […]