Il 16 luglio è arrivato anche in Italia il film tv conclusivo di Timeless, la serie sui viaggi nel tempo di NBC cancellata dalla rete due volte (una al termine di ogni stagione) e resuscitata altrettante, in modo da dare un finale ai fan. Sembrano lontanissimi i tempi in cui quegli stessi spettatori appassionati fecero una petizione con invio in massa di noccioline allo studio di dirigenza CBS per riportare in vita la Jericho in seguito alla cancellazione dopo solo una stagione. Le noccioline si riferivano ad una scena in cui il protagonista Jake Green ripeteva la storica affermazione“Nuts!” del Generale Anthony McAuliffe durante la Battaglia di Bastogne (un termine che in inglese significa anche “matti” e che diede inoltre il nome alla campagna “Are you Nuts?” – “Siete matti?”).

Era il 2007, e 12 anni dopo le cose sono cambiate. Con l’avvento dei servizi streaming e on demand – non solo i più famosi come Netlix e Prime Video, ma anche quelli delle stesse reti tv, come CBS All Access – i network cercano nella maggior parte dei casi di non lasciare i fan senza un finale, senza una conclusione degna. Da un lato per le serie in onda da più stagioni, dall’altro per quelle nuove ma con grande potenziale e/o comunque una fanbase molto solida.

C’è infatti una parola che è la gioia e il dolore degli spettatori delle serie tv: il fan service. Ovvero quelle scelte creative e narrative che sembrano dare adito alle discussioni dei fan sui forum un tempo e oggi sui social media, piuttosto che all’idea originaria creativa di partenza. Allo stesso tempo però questo permette di dare maggior spazio a un personaggio partito come secondario e che dimostra di avere invece grandi potenzialità, un po’ come gli screen test in itinere dei film per il grande schermo. Ma il fandom (tutto l’universo che si racchiude intorno a una determinata passione) è anche ciò che ha permesso una seconda (a volte terza) vita per la serialità degli ultimi anni.

Il caso di Veronica Mars

Veronica Mars reboot

Un altro caso eclatante, dopo Timeless, è quello di Veronica Mars, il teen mystery drama (una definizione troppo riduttiva) che dopo la cancellazione alla terza stagione da parte di The CW nel 2007, tornò in vita 7 anni dopo. Il 13 marzo 2013 il creatore Rob Thomas e la protagonista Kristen Bell lanciarono un progetto di raccolta fondi tramite la piattaforma Kickstarter per la produzione di un film sequel tratto dalla serie. L’obiettivo consisteva nel raggiungere i 2 milioni di dollari grazie alle donazioni dei fan; raggiunta questa cifra, la Warner Bros. avrebbe accettato di portare il film in sala.
Dopo sole 20 ore dall’inizio delle donazioni si raggiunsero oltre i 2 milioni di dollari necessari e alla chiusura delle donazioni sono stati raccolti 5.702.153 dollari. In questo caso i fan hanno sempre sostenuto la serie, ma anche il cast principale, rimasto unito anche dopo la conclusione della serie e fuori dal set, tanto che ciò ha permesso proprio in questi giorni (quindi altri 5 anni dopo) una quarta stagione sequel composta da 8 episodi sul servizio streaming HULU, e possibili altre stagioni in arrivo. Non solo: la pubblicazione delle nuove puntate è stata anticipata di una settimana proprio per fare una sorpresa ai fan durante il Comic-Con di San Diego. Davvero un esempio unico di dedizione.

I servizi streaming e il “fan-tomatico potere” degli spettatori

Reboot Sense8
Ci sono poi i salvataggi avvenuti proprio grazie ai servizi streaming. Basti pensare a Netflix che ha riportato in vita Arrested Development e The Killing, e in tempi più recenti Designated Survivor e Lucifer. Quest’ultimo serial è stato protagonista di una massiccia campagna sui social al grido di #SaveLucifer dopo la cancellazione alla terza stagione da parte di FOX: la serie ha avuto una quarta ed avrà una quinta ed ultima stagione.Amazon dal canto suo ha salvato serie come The Expanse, ed è sempre di queste ore la notizia che la comedy di NBC A.P. Bio avrà una terza inaspettata stagione che continuerà sul servizio streaming della stessa rete, di prossima uscita e quindi con già con un motivo annunciato per abbonarsi. E ancora One Day at a Time, il remake sul tema dell’immigrazione molto sentito oggi negli Usa cancellata da Netflix alla terza stagione e riportata in vita mesi dopo dalla semi-sconosciuta Pop Tv, felice delle prima nomination agli Emmy 2019 con Schitt’s Creek. Anche qui grazie a una campagna social pressante e molto attiva dei fan per far sentire la propria voce.

Sempre a proposito di Netflix, chiudiamo questo excursus con il caso eclatante di Sense8. La serie delle sorelle Wachowski fu cancellata nel 2017 dopo due stagioni e fu uno dei primi clamorosi tagli del colosso dello streaming, che iniziava ad avere troppe produzioni in corso e a dover ragionare come una tv generalista ammortizzando i costi. Dopo un accanimento sui social in virtù della fanbase solidissima e appunto della prima clamorosa cancellazione in atto, la serie ebbe un film tv conclusivo annunciato su quegli stessi social e in onda nel 2018 sul colosso dello streaming. In molti pensarono a una strategia di marketing fin dall’inizio da parte di Netflix per far parlare di se e del “potere dei fan”, dato che ha una comunicazione social attentissima e molto efficace. Quasi un caso meta-televisivo con la realtà insomma. Questo fan-tomatico “potere” è così un’arma a doppio taglio: viviamo in tempi maggiormente floridi per poter vedere finali di serie tv che mai avremmo sperato; allo stesso tempo in un periodo storico nostalgico di ciò che è stato, e quindi pregno di fin troppi revival di successi del passato che un finale l’hanno più che avuto, che quindi possono contare su una solida fanbase di spettatori prima ancora della messa in onda.