Come era avvenuto anni prima con Nico,1988 (2017) e Miss Marx (2020), Susanna Nicchiarelli ritorna in concorso alla 79esima Mostra D’Arte Cinematografica di Venezia con Chiara.
Un film con cui ci si focalizza sulla figura di Chiara d’Assisi e sul rivoluzionario pensiero libertario di una figura religiosa, un personaggio che ha intrapreso la sua lotta al servizio della propria fede e dei diritti delle donne nell’ambiente ecclesiastico del tredicesimo secolo.

Prodotto da da Vivo Film con Rai Cinema e Tarantula e distribuito da 01 Distribution.

La scelta di Susanna Nicchiarelli è raccontare, insieme alla medievalista Chiara Frugoni, quel periodo della vita di Chiara dedicato alla fuga, alla fondazione di un suo ordine e alla sua ferma opposizione nei confronti della clausura femminile.

Tutto inizia dal 1211, anno in cui Chiara (Margherita Mazzucco), all’età di diciotto anni sceglie la propria strada fuggendo dalla famiglia per unirsi all’ordine di Francesco (Andrea Carpenzano) e iniziare il suo cammino.
Lo scontro famigliare è solo una piccola lotta verso qualcosa di più grande che prevede la fondazione di una comunità di sorelle libera dalle leggi papali e votate alla povertà.
Senza mai abbassarsi Chiara riesce ad essere la prima a scrivere una regola originale per le donne e a fondare il suo ordine delle clarisse, anche se non ha mai potuto rinunciare alla clausura.

Chiara è un film che sembra voglia integrarsi all’interno di una trilogia tutta al femminile.
La protagonista di Chiara è molto più caparbia di quanto si possa pensare: è colei che sfida la forza maschile dominante del XIII secolo ed esprime la forza di non volersi arrendere, anche quando a guidarla è la fede.

La pellicola concentra l’attenzione sulla parentesi più rivoluzionaria della vita di Chiara ponendo lo sguardo sulla complementare figura di Francesco.
L’interpretazione potrebbe risultare a tratti semplicistica, per il fatto che nei momenti di maggiore tensione si avverte, da parte del personaggio femminile, una poco marcata forza emotiva.

La regista non si limita ad ambientare la storia nel Tredicesimo secolo, ma punta sulla scelta del volgare con cui si ricrea un’atmosfera interna più realistica – quasi storica – agli occhi dello spettatore. Quest’ultimo ha modo di percepire un utilizzo della musica che funge da biglietto da visita per la regista.

Le sequenze musicali sono dominate da cori gregoriani che riempiono la gran parte del film, come fosse un musical (anche se di fatto non lo è), in cui si mettono in evidenza sia i momenti narrativi che gli attimi immaginari frutto della mente di Chiara.
L’elemento forse più straniante risulta essere la scelta di inserire il più contemporaneo brano di Cosmo (Le Cose più Rare) quasi ad enfatizzare un finale lieto, anche se alla fine la battaglia della protagonista non è stata mai completamente vinta.