Al calare della notte la paura prende il sopravvento sui protagonisti del film drammatico scritto e diretto da Dusan Milic, Darkling (titolo originale Mrak).
Apprezzato dal pubblico e presentato alla 33esima edizione del Trieste Film Festival e del Belgrado Film Festival, è distribuito da A_Lab con la partecipazione di Lo Scrittoio.
Previsto nei cinema dal 21 aprile.

Nell’entroterra montuoso di Jelica, in una fatiscente casa circondata da una piccola fattoria, vivono la piccola Milica (Miona Llov) insieme alla madre Vukica (Danica Curcic) e il nonno Milutin (Slavko Stimac). Ogni notte i tre si chiudono dentro casa per difendersi da un’oscurità, che cela una continua minaccia alle loro vite. In una costante condizione di incertezza, i protagonisti non riescono a comprendere se la loro paura sia frutto della loro immaginazione o reale. L’impronta di uno scarpone è la prova per Milutin che bisogna combattere con la speranza che l’aiuto da parte dei soldati, per scoprire la verità, non sia vano.
Qualcosa è la tra i boschi, nel momento in cui i soldati italiani tentano un’indagine, vengono sollevati dall’incarico e mandati altrove.
In un clima saturo di angoscia, ogni giorno i soldati della KFOR passano a prendere i bambini da accompagnare a scuola, ma la classe si svuota sistematicamente poiché sono in molti a fuggire altrove abbandonando le proprie case e Milica sente sempre di più il peso della situazione.
Darkling è una drammatica storia in cui il terrore psicologico e l’incertezza rivelano quei retroscena agghiaccianti che la guerra porta con sé, con intere famiglie costrette a fuggire a causa della violenza adoperata dagli estremisti albanesi.

Darkling sfrutta ogni momento per sottolineare il perenne stato di angoscia di madre e figlia che cercano di sottrarsi ai conflitti e la rabbia di Milutin che non riesce in alcun modo a lasciare la propria abitazione. È proprio lui a scontrarsi con la propria figlia per assecondare la sua speranza di rivedere due persone care, senza tenere a mente la salvezza di figlia e nipote.
I personaggi, nonostante non dialoghino tantissimo, sono ricchi di sfaccettature psicologiche. Ognuno di loro ha un’idea e una volontà di agire, oltre che una martellante paura data dai rumori più usuali.
Darkling punta molto sulle emozioni suscitate dei suoni, trasmettendo allo spettatore un costante stato d’ansia derivato anche dal rumore di una pietra che colpisce terra.
Le inquadrature degli animali senza vita lasciano un alone di tensione che preannuncia – fin dall’inizio – la presenza una forza pericolosa.
All’interno di uno scenario da thriller psicologico, il personaggio di Milica è quello che ne esce completamente a pezzi. Sul finale il suo sguardo è spento, è vuoto ed esprime l’annientamento di quella naturale fragilità infantile destinata a perdersi.
La storia raccontata in Darkling è reale e da parte di Milic si percepisce una tendenza a destabilizzare lo spettatore costretto ad abbracciare uno stato di apprensione per i protagonisti. La scelta di colpire non data solo dalle intense interpretazioni, ma anche da una falsa soggettiva che spia dal bosco i protagonisti e una fotografia in cui la penombra fa da padrona, insieme ad una fredda luce diurna.
Darkling è un film che gioca sull’invisibilità di un nemico scatenando la vera paura, quella che si ha per ciò che non si riesce a vedere.