Nel celeberrimo libro-intervista Il Cinema secondo Hitchcock di François Truffaut, il maestro del cinema giallo Alfred Hitchcock aveva parlato all’autore nouvellevaguista (anche) delle due versioni de L’Uomo che sapeva troppo da lui stesso realizzate (la prima nel 1934, la seconda nel 1956).

Bene, per quanto riguarda entrambi i lungometraggi (ognuno dei quali divenuto a suo modo leggendario), egli aveva affermato che

“la prima versione è stata fatta da un dilettante di talento, mentre la seconda da un professionista”.

Possiamo essere, dunque, d’accordo con tale affermazione a molti anni di distanza e dopo aver visionato più volte entrambi i film? Può darsi.

Ma, nonostante Hitchcock si sia perfezionato sempre più nel mettere in scena i suoi mitici gialli e nel 1956 aveva ormai raggiunto appieno la maturità, non possiamo non riconoscere al primo film, realizzato durante il cosiddetto “periodo inglese”, intuizioni rivelatesi poi essenziali per quanto riguarda gran parte della sua produzione cinematografica successiva. Ad ogni modo, ciò su cui ci concentreremo principalmente è, in questo caso, la versione del 1956, ossia la più celebre delle due, presentata in concorso al Festival di Cannes.

Tutti conosciamo la canzone Que sera sera, uno dei maggiori successi dell’attrice e cantante Doris Day. Ecco, tale canzone fu scritta proprio in vista della realizzazione di L’Uomo che sapeva troppo, in cui Doris Day era protagonista insieme a James Stewart (vero e proprio attore-feticcio di Alfred Hitchcock). Tale canzone, dunque, svolgerà un ruolo centrale durante lo svolgimento del film stesso (senza nulla voler spoilerare a chi non avesse ancora avuto occasione di vederlo).

Ad ogni modo, Day e Stewart interpretano qui il ruolo dei coniugi Jo e Ben McKenna – medico lui, ex cantante di successo lei – in vacanza a Marrakech insieme al figlioletto Hank (Christopher Olsen), i quali assisteranno loro malgrado all’omicidio di un diplomatico francese (Daniel Gélin) e, dal momento che potrebbero portare alla luce un importante complotto, vedranno rapito proprio il loro bambino.

Un intrigo internazionale. Un’ambientazione i cui colori (a differenza del bianco e nero del primo film) rispecchiano perfettamente le atmosfere di Marrakech. Un importante conflitto morale (fare ciò che è giusto fare o pensare esclusivamente al bene della propria famiglia?).

Una costante suspense che gioca direttamente con il concetto di tempo (sappiamo che avverrà qualcosa di terribile, ma quando avverrà esattamente?).
Un colpo di piatti che precede un colpo di pistola (all’interno di una scena della durata di ben dieci minuti, in cui inquadrature ravvicinate di spartiti musicali e ombre altro non fanno che accentuare una già marcata tensione).
Un sicario (il misterioso e leggendario attore austriaco Reggie Nalder) dalla fisicità piuttosto inquietante. Una canzone (la già menzionata Que sera sera) destinata a un compito importantissimo.
L’Uomo che sapeva troppo è tutto questo (e molto di più).

Alfred Hitchcock, dal canto suo, con una regia attenta, studiata fin nel minimo dettaglio e con una gran voglia di sperimentare e di sperimentarsi ha dato vita a uno dei suoi numerosi capolavori che a sua volta ha successivamente fatto scuola in tutto il mondo.

Tornando al discorso iniziale, benché già il film del 1934 già aveva rivelato uno straordinario talento nel mettere in scena la prima, grande spy story del maestro di Londra, L’Uomo che sapeva troppo del 1956 può dirsi senza paura di esagerazione alcuna un lungometraggio perfetto sotto tutti i punti di vista.

Un’opera che, anche a distanza di molti anni dalla sua realizzazione, continua ad appassionare milioni e milioni di spettatori, rivelandosi ancora incredibilmente lungimirante, ancora incredibilmente giovane.