Solo qualche mese fa Doctor Strange alterava lo spazio tempo, per sottoporre Peter Parker ad un incantesimo che andrà a modificare “la stabilità dello spazio tempo”. Ora il Signore delle Arti Mistiche è tornato, e dovrà vedersela con qualcosa di molto potente.
Scritto da Michael Waldron (già sceneggiatore di Loki) e diretto da Sam Raimi, Doctor Strange nel multiverso della follia è il sequel di Doctor Strange del 2016.

Prodotto da Marvel Studios e distribuito da Walt Disney Studios Motion Pictures, al cinema dal 4 maggio.

Forti boati e caos spaventano la metropoli in cui Stephen Strange (Benedict Cumberbatch) e il suo fedele Wong (Benedict Wong) portano in salvo la giovane America Chavez (Xochitl Gomez) da una orribile tentacolare creatura, che vuole ucciderla per via del suo potere di viaggiare attraverso il multiverso.
Spontandosi tra i vari universi e confrontandosi con le sue diverse versioni, Doctor Strange dovrà viaggiare tra più dimensioni per fermare la pericolosa follia di Wanda (Elizabeth Olsen) – diventata Scarlet Witch non molto tempo fa – che non ha ancora elaborato il suo dolore…

Doctor Strange nel multiverso della follia è forse il film con più riferimenti dark e horror di tutto il Marvel Cinematic Universe.
Un incontro faccia a faccia con magia e malefici, dimensioni dove vige il tormento e si è disposti a tutto pur di salvare le numerose realtà alternative in balìa di una incombente minaccia.

In una lotta interminabile tra due protagonisti, il film si pone a metà strada tra la protezione del multiverso e la consapevolezza delle proprie debolezze. Doctor Strange si relaziona con differenti varianti di se stesso oltre che lottare con alcune di esse (riuscitissimo lo scontro a colpi di note musicali che diventano lame taglienti).

Doctor Strange nel multiverso della follia colpisce e spiazza lo spettatore che resta completamente folgorato da una storia che sfrutta il lato più psicologico dei personaggi, facendo perno sul loro sconvolgimento emotivo. Queste componenti appaiono in una narrazione dinamica e funzionale al concetto del multiverso: vengono intrecciate più varianti di Strange e Wanda come a formare una orrorifica rete di alternativi universi.

La Marvel aveva già intrapreso la scelta di votarsi al multiverso con le serie Loki e What If…?, mentre il trauma emotivo affrontato da Wanda era presente già nella serie WandaVision. In Doctor Strange nel multiverso della follia i riferimenti ai precedenti prodotti sono numerosi, ma si incontrano anche nuovi personaggi come Charles Xavier, membro degli Illuminati.

Sam Raimi confeziona un cinecomic entusiasmante, in cui la componente soprannaturale diventa il punto di collegamento tra Doctor Strange e Scarlett Witch, tutto è mistico, misterioso, caotico e immensamente energico.
Lo stile del regista de La casa è perfettamente riconoscibile attraverso la serie di strettissimi primi piani, angoli olandesi e le numerose sequenze di combattimento, fughe tra universi e incalcolabili disastri.

A completare l’effetto “wow” si aggiunge la musica di Danny Elfman – compositore della prima trilogia di Spiderman diretta dallo stesso Raimi – che si inserisce in maniera perfetta ad ogni scena convergendo l’attenzione dello spettatore in tutto e per tutto.
Con Doctor Strange nel multiverso della follia Raimi fa centro e lo spettatore non può fare altro che godersi un cinecomic fortemente articolato e dai toni spettrali.