I veri film erotici non sono quelli in circolazione basati su mostrazioni ginecologiche o su prestazioni ginniche declinate in mille sfumature, sono quelli dove l’erotismo resta un fatto mentale capace di attivare le fantasie dello spettatore. I veri film erotici sono quelli che riescono a far affiorare i desideri inconsci dello spettatore grazie al ricorso a dettagli allusivi, a sguardi rivelatori e a dialoghi polisemici che dicono una cosa ma ne intendono un’altra.
Le grandi scene cult del cinema erotico non sono quelle esplicite di tanti film famosi per la loro presunta audacia sessuale ma sono quelle dove la carica erotica appare dissimulata oppure spostata, come accade nelle sequenze di seduzione che vedono protagonista l’angelica prostituta di Lulù di Pabst, oppure come accade nella scena di Da qui all’eternità di Zinnemann dove i corpi di Burt Lancaster e di Debora Kerr sono distesi abbracciati sulla spiaggia incuranti delle onde che lambiscono i loro corpi bagnati o ancora nella scena di feticismo di L’Age d’or di Bunuel in cui la donna succhia avidamente il pollice di una statua. Affidata unicamente al gioco di sguardi è, ad esempio, la scena in cui il cinico seduttore circuisce l’innocente fanciulla in Femmine folli di Von Stroheim mentre la trasfigurazione in senso surrealista delle scene erotiche in Son de mar di Bigas Luna le rende pervase di un lirismo panico. L’intreccio di onirismo e di razionalità sta all’origine delle visioni erotiche di Il margine di Borowczyk e ne genera le risonanze mitiche.
In quasi tutti gli altri film sull’argomento il sesso è una messa in scena falsa con fini spettacolari a sfondo voyeristico che produce scene di un naturalismo banale tremendamente noiose quando non decisamente ridicole. Il vero erotismo non è quello nevrotico o peggio psicopatico di tante pellicole tipo Basic Instinct ma è quello che Hillman fa definire dalla stessa dea Afrodite come “il soffio che nega e nello stesso tempo offre quello che la psiche vuole”, il soffio platonico che “provoca nell’anima il desiderio della bellezza e della magia di Eros ma si limita a stuzzicarla con fantasie di un amante evanescente”( James Hillman, Figure del mito,pag.202). Come dice lo psichiatra Massimo Recalcati “l’erotizzazione del corpo necessita la sua velatura” e questo perché “il desiderio per accendersi esige una distanza, una lontananza dal suo oggetto”. In questa velatura sta la differenza tra erotismo e pornografia, quest’ultima la più grande nemica del desiderio anche se è la più diffusa in forme hard o soft.
Forse il vero erotismo non è nel cinema che va cercato ma nella poesia, nei quadri simbolisti di Von Stuck e di Klimt oppure nelle composizioni pianistiche di Rachmaninov.