Ci sono film che esistono e ci sono anche film che non esistono.
Questi ultimi sono quelli progettati e in parte anche avviati da registi famosi ma mai realizzati per difficoltà produttive oppure per ripensamenti successivi degli autori. E’ questo il caso di Il viaggio di G. Mastorna pensato da Fellini, ma rimasto allo stato di storyboard oppure di Napoleon annunciato da Kubrick e rimasto sulla carta per i costi eccessivi oppure anche di L’assedio di Leningrado preparato da Leone, ma mai girato a causa della sopraggiunta morte del regista e del distopico Megalopolis progettato da Coppola, ma non più girato dopo gli eventi dell’11 settembre.
Accanto a questi film inesistenti, dei quali restano soltanto i progetti e perfino le sceneggiature, ci sono anche film che non esistono, ma che sarebbero potuti esistere se soltanto fossero stati pensati.
Uno di questi si intitola Operazione Dyn-O-Mite ed è una pellicola di genere avventuroso girato in Italia nel 1969 per la regia attribuita allo specialista in film d’azione e western Antonio Margheriti.
Di questo film sconosciuto possiamo vedere soltanto la locandina completa di foto e di cast artistico e a farcela vedere è Tarantino in una inquadratura del suo ultimo C’era una volta a…Hollywood.
La locandina in oggetto è talmente circostanziata che verrebbe da prenderla per originale se non fosse per il particolare che a mostrarcela è un regista come Tarantino del quale è nota la passione da sempre nutrita per il cinema di genere italiano degli anni Sessanta e Settanta. Infatti essa è falsa così come falsa è anche la breve scena del suddetto film girata in puro stile Corbucci e mostrata sullo schermo sempre da Tarantino. La suddetta locandina ci informa inoltre che il film pubblicizzato è girato in Eastamancolor e Totalscope e ha come interpreti Rick Dalton e Margaret Lee, tutti dettagli che la rendono credibile in quanto in linea con opere simili di quegli anni.
La locandina dell’inesistente Operazione Dyn-O-Mite inventata da Tarantino è un esempio di come a volte un ipertesto che esiste può accreditare anche un testo che invece non è mai esistito. Il fenomeno rimanda a una memoria cinematografica collettiva dalla quale emergono immagini di inquadrature, tagli, angolazioni e stacchi visti anni prima sullo schermo, una memoria sedimentata nell’inconscio ottico di tanti cinefili, ma anche di tanti comuni spettatori. Dal caso citato si capisce che, anche nel cinema, testo e ipertesto sono espressioni trans-linguistiche di mitologie condivise dal pubblico di tutto il mondo (e per questo c’è da aspettarsi che la locandina in questione finirà quanto prima al Museo del Cinema di Torino insieme a quelle originali dei film veramente esistenti girati negli stessi anni.)