Fare un film di Disney ma dal vero, questo era il sogno nutrito negli anni Trenta dal grande maestro del cinema sovietico Serghej Ejzsenstejn. Ebbene adesso si può fare. E’ quello che ha appena fatto l’inglese Kenneth Branagh con il suo remake del capolavoro disneyano Cenerentola, un film girato dal vero con attori in carne e ossa e con sontuose scenografie gotiche-rinascimentali entro cui si muove l’occhio della cinepresa in maniera da ricreare l’intera magia dell’originale realizzato nel lontano 1950 a cartoni animati. Merito della fantasia di Branagh (un regista già famoso per le sue trasposizioni da Shakespeare) se la storia non ha perso nulla del suo incanto originario ma merito soprattutto della tecnica digitale che ha reso possibile girare scene impossibili da realizzare con l’analogico (su tutte quella della trasformazione della zucca in cocchio regale e quella della fuga della protagonista dalla reggia), a riprova che oggi non c’è più alcun limite alla rappresentazione dei sogni (che son desideri, come dice la celebre canzone del film). Le modifiche apportate alla sceneggiatura non modificano lo spirito della favola, semmai ne attualizzano la sostanza (“Sii gentile e abbi coraggio” è l’insegnamento paterno cui la protagonista resta sempre fedele) in un’ottica paritaria tra uomo e donna che riflette l’evoluzione del rapporto tra i sessi (è lei che sceglie il principe non sapendo che è il principe e non viene scelta passivamente da lui). A differenza di altre favole sottoposte a radicali rilettura (tipo Maleficent), questa di Cenerentola firmata da Branagh resta disneyana nella veste e nell’anima e grazie a ciò si è fatta amare dal grande pubblico di tutto il mondo proprio come la classica versione in cartoon.
Il grande successo del film ha convinto la produzione Disney a mettere in cantiere i rifacimenti dal vero di altri immortali titoli del suo catalogo, da Bella e la Bestia a Dumbo e a Pinocchio. Siamo sicuri che anche questi annunciati remakes non faranno rimpiangere gli originali se sapranno mantenere la poesia presente in questi ultimi dentro nuove visioni dalla tecnologia avanzata. Un miracolo non più impossibile oggi che quella che veniva chiamata “ottava arte”, cioè il disegno animato, si confonde sempre più con la “settima arte”, cioè il cinema, e questo nella prospettiva dell’affermazione di una “nona arte”, cioè la “cinepittura digitale” che delle prime due rappresenta la nuova sintesi figurativa e creativa destinata al grande schermo.
[…] entrambi per il mercato direct-to-video. E’ stato realizzato un remake omonimo nel 2015 in live action e a indossare la scarpetta di cristallo è stata Lily James. […]