Oggi mi spetta un compito difficile, quello di difendere dalle critiche un film che sembra sia stato apprezzato solo da pochi illuminati, si tratta dell’ultima fatica di casa Disney, il primo per il regista Robert Stromberg che lo ha diretto, sto parlando di Maleficent.
Ascoltando i pareri negativi uscendo dalla sala e guardando sui social, ho capito che in molti hanno tenuto gli occhi chiusi durante tutta la visione, in caso contrario non si spiegherebbe come non abbiano apprezzato questo lungometraggio ispirato al personaggio di Malefica (Angelina Jolie), riuscitissima antagonista del gran classico d’animazione che tutti in Italia conoscono con il titolo La Bella Addormentata.
Ritengo ingrate le critiche mosse perché mi sembra che siano d’ostacolo a una lettura più approfondita e alla valutazione del lavoro artistico svolto dal regista e dai suoi collaboratori: è importante sottolinearlo, dal momento che mi risulta impossibile non apprezzare la grandissima attività di make-up da parte di una vera e propria leggenda del cinema, mi riferisco al mitico Rick Baker vincitore di sette premi Oscar su undici nomination per il trucco. Un’operazione eccellente finalizzata a ridurre il più possibile l’uso massiccio degli effetti digitali che caratterizzano ambienti e personaggi, anche questi criticati perché “poco credibili” come se non fosse una cosa intenzionale con lo scopo di farci immergere in un’atmosfera letteralmente fiabesca.
La sceneggiatura invece compie una “revisione“ della storia tradizionale, facendoci vedere come si svolsero i fatti che conosciamo questa volta però dalla prospettiva di chi credevamo che fosse la “cattiva”. Malefica getta un sortilegio su bambina innocente perché mossa dalla brama di vendetta nei confronti del padre della piccola, Re Stefano (Sharlto Copley), in giovinezza amico e amore della potente fata alata che, incantato dal potere e dai sentimenti degli uomini, la tradisce drogandola e tagliandole le ali, simbolo di potere e libertà della fata, per ottenere il titolo di re. Una vera e propria metafora dello stupro in salsa Disney (credibilissimo il dolore per il trauma espresso da Angelina quando si risveglia dal torpore della droga)!
Interessante anche la rivisitazione di Fosco (il servo di Malefica) e delle tre fate madrine che, ovviamente, essendo osservati tutti da un insolito punto di vista, assumono connotazioni completamente diverse rispetto alla storia animata. La figura del principe Filippo è invece ridicolizzata con la plausibile intenzione di volerne dissacrare ruolo tipico di salvatore. L’unico personaggio che viene assolto dalla riscrittura delle vicende è Aurora, interpretata dalla dolcissima Elle Fanning, soltanto nei suoi confronti il giudizio morale dello spettatore non sarà mai messo in dubbio.
A trainare tutto il film resta comunque Malefica che, tra traumi e pentimenti, muterà profondamente i suoi sentimenti che oscilleranno sempre tra vendetta e amore fino al prevalere di uno sull’altro, contribuendo così a cambiare il classico canone dell’uomo liberatore e della donna eterna liberata.
Ovviamente non rivelerò il colpo di scena! PRETENDO che andiate al cinema a gustarvi quello che potrebbe essere il capostipite di un nuovo filone cinematografico basato sulla reinterpretazione dello script originario dalla parte del cattivo, ma mi raccomando: non unitevi a tutti coloro che hanno criticato il film praticamente senza aver effettivamente spalancato gli occhi davanti alla magnificenza di Maleficent.
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