Mala tempora currunt. E questa è una cosa di cui, già da tempo, in Italia, si è presa coscienza. I lavori sono sempre più precari, le bollette arrivano sempre puntuali e si fatica, ogni volta, ad arrivare a fine mese. E cosa succede quando si ha famiglia con figli piccoli a carico? Questo è quello che il compianto Mattia Torre ha voluto mettere in scena nel suo Figli, tratto dal suo omonimo monologo, la cui regia – inizialmente compito dello stesso Torre – è stata affidata all’amico di sempre Giuseppe Bonito.

Figli: trama del film

La storia – messa in scena suddivisa in diversi capitoli – è quella di Sara (impersonata da Paola Cortellesi) e Nicola (Valerio Mastandrea), una giovane coppia innamorata e con una bambina piccola. Tra alti e bassi le loro giornate trascorrono (più o meno) tranquille. Le cose, tuttavia, si fanno più complicate nel momento in cui i due scoprono di aspettare un altro bambino. Che fare, dunque, per conciliare figli e lavoro, essendo quest’ultimo, tra l’altro, pur sempre ricco di problematiche?

Figli: recensione 


Ciò che Torre ha voluto mettere in scena nel suo Figli è un ritratto – letto in chiave spesso semiseria – della società italiana dei giorni nostri, tra giovani genitori con lavori non sempre retribuiti a dovere e pensionati in qualità di uniche persone a potersi dire realmente tranquille dal punto di vista economico. Al punto che un loro aiuto finanziario ai figli in difficoltà è più che mai indispensabile. Un ritratto, il presente, che indubbiamente denota una grande lucidità nel caratterizzare un periodo storico che va avanti ormai da tanti, troppi anni. E Mattia Torre, dal canto suo, verrà ricordato proprio per questo: per la capacità di creare, ogni volta, vivi, pulsanti e onesti affreschi dell’Italia di oggi. Un tema, il presente, che indubbiamente viene spesso trattato quando si pensa alle produzioni nostrane pensate per una grande distribuzione. E Figli, a tal proposito, non fa alcuna eccezione. Se non per il fatto che Torre, dal canto suo, ha tentato di evitare ogni possibile cliché in merito, dando al suo lavoro anche una forma – pensata, appunto, per essere suddivisa in capitoli – a suo modo originale.

Ma se pensiamo, al contempo, all’approccio registico scelto dallo stesso Giuseppe Bonito, ecco che qui si sperimenta davvero poco. Non che ci si sarebbe aspettati chissà quali virtuosismi registici. Quello no. Il problema principale di un lavoro come il presente Figli è – come ben si può immaginare – quello di presentarsi con una forma decisamente televisiva, con tanto di regia piatta e fotografia che tanto lo fanno assomigliare agli innumerevoli prodotti del genere che ogni anno appaiono copiosi sui nostri schermi. Stesso discorso vale per i tempi comici stessi e per determinate situazioni ai limiti del paradossale che spesso e volentieri ci ricordano lungometraggi già visti in passato.

Eppure, malgrado queste pecche “di forma” Figli, nel suo complesso funziona. E, in seguito alla visione, si rivela anche al di sopra delle iniziali aspettative. Il tutto per un lavoro che fa da ottimo coronamento a una dignitosa carriera di sceneggiatore – quella di Mattia Torre – che si è purtroppo conclusa troppo presto.