L’attuale portiere dell’A.C. Milan, Gianluigi Donnarumma, balzò alle cronache di due anni fa per aver preferito le spiagge di Ibiza alla maturità, prendendosi la ramanzina dei professori che lo aspettavano al varco. Il protagonista di Il Campione invece la strigliata d’orecchie la subisce dal presidente della A.S. Roma, stanco delle bravate del suo “pibe d’oro”. “Facciamo che so’ scemo, me lo dicevano sempre a scola”, afferma il ragazzo, mentre il professore che lo aiuterà a raggiungere il suo traguardo più importante la pensa diversamente.

Christian Ferro (Andrea Carpenzano) è giovane, indisciplinato, viziato, ma pieno di talento. È il campione del momento, il nuovo idolo su cui sono puntati tutti i riflettori della capitale e della serie A. Valerio Fioretti (Stefano Accorsi) è un insegnante solitario e schivo, con problemi economici da gestire e un’ombra del passato che non gli dà tregua. I due s’incontrano quando le alte sfere del club di Christian decidono di impartire al ragazzo un po’ di disciplina.

il campione

L’opera prima del regista Leonardo D’Agostini è un sport movie che gioca benissimo in difesa, ma quando si tratta di attaccare non riesce a centrare lo specchio della porta. Il Campione sfrutta il mondo del calcio per imbastire un romanzo di formazione in cui la narrazione di una solida amicizia e dei suoi sviluppi secondari non riesce ad allontanare meccanismi e stereotipi del genere.

La sceneggiatura curata da Giulia Steigerwalt non pone l’accento sul calcio giocato, a cui D’Agostini dedica sequenze con ambiziosi riferimenti all’estetica di Tony Scott, ma preferisce sfruttare l’attualità per raccontare una storia intima e personale dal forte riscontro emotivo. Il Campione ci parla con le urla lasciate andare dai tifosi allo stadio e con i lunghi silenzi che i due protagonisti si concedono grazie a un gioco di sguardi.

Carpenzano incarna a dovere la frustrazione di un’intera generazione, stanca ormai di vedere gli altri – in questo caso presidente e agente, ma non solo – prendere decisioni importanti al loro posto, mentre Accorsi, piegato completamente in qualità di spalla del giovane attore, mette in risalto con pochi sforzi la necessità di escludere dalla scala dei valori la monetizzazione del proprio status. L’anno scorso Donnarumma ha dato la maturità. Perciò zaino in spalla, perché gli esami non finiscono mai, nemmeno per i campioni.