Genio della suspense, maestro del brivido e autore di indubbia maestria, Sir Alfred Hitchcock è stato uno di quei registi che ha ampiamente contribuito – con la sua prolifica filmografia – a creare, sviluppare e perfezionare i meccanismi narrativi del thriller.
Classe 1899, Alfred inizia a muovere i suoi passi nel mondo cinematografico lavorando come disegnatore di titoli per la Famous Players-Lasky (che diventerà la Paramount che conosciamo oggi) e proseguendo il suo cammino lavorando sui set come assistente.
Il suo primo vero film da regista, The Lodger è del 1926, da qui i passi di Hitchcock si fecero via via più pesanti fino a lasciare un’impronta indelebile nella storia del cinema.
Ad oggi sono ancora tanti quelli che cercano di seguire quelle orme e ancora di più chi guarda con ammirazione quel percorso, tra gli estimatori del “padre del brivido” c’è Matt Groening, la mente che ha dato vita ai Simpson.
Da fine conoscitore e appassionato vero, Groening si è divertito a inserire, nell’arco delle oltre 30 stagioni dei Simpson, riferimenti pop “a stelle e strisce” e citazionismo musicale e cinematografico, riguardo a quest’ultimo Alfred Hitchcock è spesso protagonista.
Nello specifico, Groening si diverte a inserire il regista inglese sottoforma di cameo, come nel caso dell’episodio Un tram chiamato Marge in cui lo stesso Alfred porta a spasso il suo cagnolino vicino l’asilo di Maggie (che nel frattempo ha ridato i ciucci ai bimbi e hanno dato vita ad una famosa scena del Gli Uccelli) oppure nell’episodio La Paura fa novanta XXIV (diretto da Guillermo Del Toro), in cui troviamo Hitchcock seduto alla panchina con Edna Caprapall.
La lista delle citazioni continua se pensiamo alla celebre scena della doccia di Psycho inserita per ben due volte (sia nell’ep. 9 della st.2, che nell’ep.18 della st.4) e all’aereo che plana su una Marge bambina, come era stato per il povero Roger Thornhill in Intrigo Internazionale.
Il caso ancor più evidente è nel ventesimo special di Halloween La paura fa novanta XX (ep.4 st.21) composto dal capitolo Dial M for Murder, titolo originale di Il Delitto Perfetto, in cui vi è un mix di citazioni che fanno pensare a L’Altro Uomo per la struttura narrativa, a Vertigo, Io ti salverò e Intrigo Internazionale per le ambientazioni e i suggestivi fondali surrealisti, mentre le musiche sono quelle che Bernard Herrmann ha composto in Intrigo Internazionale e Psycho.
Dal cortile al giardino: una finestra per osservare
La Finestra sul Cortile (Rear Window) è tratto dall’omonimo libro di Cornell Woolrich ed è uscito per la prima volta nel 1954, presentato durante l’apertura della quindicesima edizione del Festival del Cinema di Venezia. Considerato uno dei capolavori della storia del cinema, il lungometraggio racchiude in sé contenuti interessanti, quali l’estetica dello sguardo veicolata attraverso il voyeurismo del protagonista, la suspense che intrattiene lo spettatore e la curiosità che catapulta i personaggi nelle pericolose conseguenze di scovare la verità su un omicidio.
Nel Greenwich Village newyorkese vive L. B. “Jeff” Jefferies (James Steward), fotografo di successo costretto sulla sedia a rotelle per via di una gamba rotta. L’impossibilità di muoversi porta Jeff ad osservare dalla finestra la routine del suo quartiere, trascorrendo le giornate tra le visite giornaliere della sua modaiola fidanzata Lisa Fremont (Grace Kelly) e della schietta infermiera Stella (Thelma Ritter). Durante il suo quotidiano impicciarsi, Jeff è colpito dai continui litigi che avvengono tra Lars Thornwald (Raymond Burr) e la sua moglie malata. Una sera, dopo aver discusso con Lisa, Jeff viene svegliato nel cuore della notte da un urlo di donna.
L’uomo non sa da dove provenga il grido, ma nota che le tende di casa Thornwald sono abbassate, così inizia a insediarsi nella sua mente l’idea che nell’appartamento di fronte si sia consumato un omicidio. L’indagine personale del protagonista inizia a prendere piede, con la convinzione che Lars abbia ucciso la moglie e che si sia disfatto del corpo seppellendolo sotto un’aiuola nel cortile del palazzo. Anche se in un primo momento non viene preso sul serio né dalla sua fidanzata, né dal suo amico investigatore Thomas J. Doyle (Wendell Corey), Jeff prosegue per la sua strada giungendo alla giusta conclusione e rischiando anche la vita…
La trama appena raccontata la ritroviamo citata nei Simpson, all’interno dell’episodio La Finestra sul Giardino (ep.1 della sesta stagione), in una versione sicuramente più leggera, animata e parodistica.
Qui il povero Bart si rompe una gamba tuffandosi malamente nella piscina appena acquistata da Homer, così da un momento all’altro si vede costretto a passare l’intera calda estate con il gesso in camera sua, a guardare vecchi spezzoni di Krusty il Clown e isolandosi sempre di più. Mentre spia alcuni vicini, Bart sente un urlo provenire da casa Flanders, ed esattamente come Jeff decide di saperne di più, tentando di spiare la situazione col suo telescopio.
Lisa che all’inizio è scettica, si introduce furtivamente in casa del baffuto vicino per scoprire se egli abbia ucciso Maude, ma alla fine si scopre che Ned aveva ucciso e seppellito in giardino solo la pianta di Maude, mentre lei era ad un ritiro biblico.
Hitchcock pone la prospettiva dello sguardo su Jeff e sulla sua osservazione del mondo che lo circonda. Allo stesso modo anche lo spettatore guarda il mondo con gli occhi del protagonista, assecondando l’inconscio desiderio di scoprire il delitto, tra le mura domestiche. Di contro Matt Groening inserisce Bart nel microcosmo della sua stanza, lasciando che accresca l’ansia del personaggio di scoprire un improbabile azione criminosa ad opera del bacchettone Flanders. La lotta contro quest’ultimo è assente (a differenza del film in cui è alta la tensione sul destino di Jeff in lotta con Lars), perché i personaggi Simpsoniani restano sempre fedeli a loro stessi e alla loro natura. Flanders alla fine è solo un fanatico religioso, Bart è il solito arguto discolo e Lisa è una gialla e animata versione della Grace Kelly che si tuffa nella casa del presunto assassino per scoprire la verità.
Nell’episodio Groening attinge dall’idea di sguardo con una modalità più superficiale e parodistica, adoperando delle soggettive di Bart per osservare alcuni cittadini di Springfield e per inserire nella storia una tensione fittizia che regge il gioco alla costante ironia presente nella serie (basti pensare al personaggio di Jeff che ha paura di Bart).
Oltre l’aspetto voyeuristico del personaggio di Jeff, La Finestra sul Cortile è anche un esempio perfetto di rappresentazione della suspense che cresce man mano che si evolvono le deduzioni e si consolida la teoria sull’omicidio. Investita di una rara eleganza, il personaggio di Lisa si introduce nell’appartamento dell’assassino rischiando la vita, e Jeff non può fare altro che guardare senza possibilità di agire. È proprio qui che si manifesta il legame tra il protagonista e lo spettatore: entrambi possono solo guardare. Per cui, se lo spettatore ha bisogno dei protagonisti che portino avanti l’azione per appagare la curiosità, Jeff ha bisogno che Lisa lo aiuti a portare avanti la sua personale indagine deduttiva.
Ciò che incanta maggiormente in La Finestra sul Cortile è il lento movimento iniziale della macchina da presa, che con estrema naturalezza passa da un dettaglio all’altro della casa del fotografo e – da una finestra all’altra del palazzo introducendo la storia con chiarezza e maestria. Il tema dell’osservazione e dello sguardo vanno ricercati proprio nel continuo gioco di stacchi tra primi piani di Jeff e soggettiva di Jeff, permettendo a Hitchcock di farci sentire parte della storia, accrescendo il tasso di attenzione e la suspense.
La Finestra sul Cortile inserisce al suo interno anche la tematica del rapporto di coppia burrascoso, che inevitabilmente fallisce oppure si muove verso il lieto fine. Nel caso di Jeff e Lisa vi è il contrasto per i modi di vivere troppo diversi, nel caso dell’inquilina “cuore solitario” è una disperata lotta alla solitudine, nel caso di Thornwald l’omicidio è la liberazione dal suo rapporto.
In La Finestra sul Giardino, invece, la morte di Maude è solo supposta da Bart e serve ad alimentare la seconda parte di trama che è di supporto al resto dell’episodio fino alla fine. Una caratteristica assai cara a Matt Groening che spesso conclude i suoi plot con storie che virano verso finali inaspettati e imprevedibili: una storia che muta nel tempo e subisce le conseguenze delle azioni dei personaggi). Quest’ultimo concetto è rintracciabile anche nel capolavoro hitchcockiano. Difatti in La Finestra sul Cortile c’è uno sviluppo della trama direttamente proporzionale alla curiosità di Jeff: la sua curiosità genera una serie di situazioni che innescano pericoli, me che portano ad un delizioso e moderato lieto fine.