Alien è il capolavoro  sci-fi di Ridley Scott, capostipite di una serie di film, libri, fumetti e videogiochi amatissimi dal grande pubblico.
Rilasciato nel 1979, Alien ha cambiato per sempre l’aspetto delle pellicole di  fantascienza con il suo stile ricco di suspense, horror e azione.  

Al centro della storia c’è una specie aliena identificata con la generica definizione xenomorfa,  composta da feroci predatori intelligenti e spietati che si riproducono annidandosi nei corpi di altri esseri viventi provocandone la morte.  
Le atmosfere claustrofobiche e le creature xenomorfe create da Hans Ruedi Giger e Carlo Rambaldi sono il segno distintivo di quest’opera ad alto tasso adrenalinico considerato  un cult di genere.

Alien ha rivoluzionato anche il mondo dell’illuminazione e della fotografia dei film di fantascienza. Prima del capolavoro di Scott, il cinema tendeva a ritrarre le astronavi come ambienti sterili. Il visionario regista insieme al direttore della fotografia Derek  Vanlint e i designers Mike Seymour, John Mollo e H.R. Giger hanno stravolto la tipica ambientazione osando con corridoi bui e squallidi; scambiando colletti blu con camicie hawaiane e portando in scena uno xenomorfo biomeccanico uscito da un incubo freudiano.

Derek era un maestro dell’illuminazione low cost e ha suggerito che le luci scenografiche del set diventassero la fonte di luce di base per la pellicola. Derek si era costruito da solo  un banco luci dal quale poteva alzare o abbassare l’intensità della sorgente luminosa per illuminare gli attori. Un Genio!  

Ridley Scott

Per Derek Vanlint (CSC) essere il direttore della fotografia di Alien è stata una grande sfida. All’epoca aveva un’esperienza molto limitata nel mondo del cinema, perché era dedito lavorare in ambito pubblicitario. Il film di Scott è stato il suo primo grande lungometraggio e anche quello più importante della sua carriera.

Derek e io abbiamo fatto molti spot insieme, circa 100. Eravamo una coppia perfetta perché io ero un operatore e lui era un asso con il suo esposimetro.

Ridley Scott

Alien, proprio per questa simbiosi tra il regista e il direttore della fotografia, è stato girato con  pellicola  100 ASA Kodak 5247 e con due cineprese: una Panaflex per Scott e una Panavision SR per Vanlint. A fare da assistente a quest’ultimo c’era David Johnson che, dopo 25 anni dal primo Alien, è diventato il direttore della fotografia di Alien vs. Predator.  

Riguardo al lavoro del suo maestro sul set del 1978 Johnson ha dichiarato:

Derek e Ridley hanno creato insieme questo look drammatico, sobrio e in controluce. Credo che ci sia voluto molto coraggio dal punto di vista di Derek nel girare Alien, perché era molto al di fuori della sua zona di comfort. A quei tempi girava soprattutto spot pubblicitari con luci e obiettivi fortemente diffusi. So per esperienza che a volte è difficile quando un regista ha un occhio visivo così forte, perché spesso sei spinto in una direzione in cui non ti senti necessariamente a tuo agio. Ma Ridley Scott sembrava sapere esattamente cosa voleva e Derek ha saputo trasformare in immagini ciò che il regista desiderava. Girò in anamorfico, con lenti con focali completamente aperte, F2.3- 2.8, usando luci stroboscopiche, bagliori e fumo per offuscare l’inquadratura. Queste tecniche costringevano l’immaginazione dello spettatore a colmare la lacune, facendogli immaginare quello che si intravedeva, aggiungendo sia orrore che credibilità. Ricordo che all’epoca le macchine del fumo erano molto diverse da quelle di adesso. Arrivavamo sul set e c’era un odore d’incenso fortissimo. Sembrava che stessimo lavorando dentro una cattedrale!

In effetti, il set di Alien era sicuramente fuori dal comune. Illuminare una gigantesca astronave con soffitti bassi, scenografie a quattro pareti e molti effetti speciali, oltre al vasto terreno di un pianeta alieno, richiedeva metodi inconsueti e sperimentali. Ogni scena è stata realizzata e girata con cura e certosina pazienza. 

Derek Vanlint non si è mai sentito un direttore della fotografia “tecnico” che pianifica tutto in anticipo. Il suo lavoro per Alien è il risultato di lunghe chiacchierate con Ridley Scott in cui hanno discusso di quello che il regista voleva ottenere attraverso gli aspetti visivi delle scene. Ed era proprio la scenografia la chiave di tutto. I set e i corridoi furono costruiti con soffitti molto bassi e con quattro pareti. Questo significava che si poteva illuminare o  attraverso le griglie o nascondendo le luci o inquadrando le lampade. Ed è proprio con queste opzioni che Vanlint ha deciso  di illuminare il set con attrezzature non convenzionali.

Luci degli aerei 747, luci di emergenza, numerosi neon fluorescenti che ha miscelato con tradizionali proiettori a incandescenza. Gli obiettivi anamorfici comprimono le immagini orizzontalmente per catturare un campo visivo più vasto, solitamente con una bassa profondità di campo per  focalizzarsi sui soggetti, creando un effetto da grande schermo con l’intimità del ritratto. Scelta sicuramente azzeccata per Alien, soprattutto in combinazione con l’utilizzo della macchina a mano. Questo tipo di racconto aumenta la tensione e fa sentire lo spettatore più connesso ai protagonisti sul grande schermo.

Il fattore determinante nello stabilire uno stile di illuminazione per Alien era uniformare tre livelli di luce legata a tre atti del film: il criosonno; il risveglio degli astronauti con la scoperta della presenza degli alieni e la distruzione dell’astronave.  

Vanlint ha optato di illuminare queste tre ambientazioni e questi tempi diversi  con luci differenti per sottolineare l’evoluzione della storia. Soprattutto quando  l’astronave è nella fase finale in cui tutta la luce convenzionale  si sta spegnendo a causa della distruzione del mezzo spaziale,  il direttore della fotografia ha dato l’impressione che l’unica fonte luminosa restante provenisse da esplosioni, armi e  luci d’emergenza. Infatti, è molto interessante la scelta dell’utilizzo dei  lanciafiamme tenuti in mano dagli attori. I loro volti illuminati da quelle armi sono di grande effetto, anche se  sicuramente non è stato molto gradevole per gli interpreti girare le scene in quel modo.

Oltre a essere il mio primo grande lungometraggio, Alien è stata anche la mia prima vera esperienza con il formato anamorfico e mi ci sono voluti alcuni giorni per abituarmici. All’inizio lo odiavo, perché mi piace inserire le mie luci molto vicine agli attori, sia per il tipo di proiettori che mi piace usare sia per  lo stile particolare che mi caratterizza. Tuttavia, dopo qualche giorno mi ci sono abituato e l’ho adorato, francamente, ho trovato molto difficile, quando sono tornato agli spot pubblicitari, abituarmi al formato più piccolo. È un po’ come un inglese che va all’estero e guida sul lato destro della strada; sembra più difficile abituarsi alla guida a sinistra quando torna in Inghilterra. Almeno, questa è stata la mia esperienza

Derek Vanlint

 Oltre ad aver girato in quel formato per la prima volta, Vanlint ha utilizzato un proiettore insolito per illuminare le sequenza del pianeta in cui atterrano gli astronauti alla ricerca degli impulsi elettrici che l’astronave sta ricevendo.  Questo proiettore ora è noto col nome”Wendy Light“.  Progettato da Bill Chitty e costruito da Lee’s per David Watkin [BSC] è un’intera serie di lampadine al quarzo composte da quattro pannelli che va tirata su con delle catene. È una luce piuttosto impressionante, progettata per illuminare set notturni in esterna.  Utilizzarla per le riprese di Alien ha significato  un grande risparmio di tempo e di denaro.  

Inoltre, durante la sequenza in cui l’astronave esplode, il direttore della fotografia ha individuato come fonte luminosa delle luci rotanti. Somigliano a quelle di emergenza che si mettono sul tettino delle auto in panne di notte. Sempre per amplificare l’adrenalina in quelle scene, ha optato per l’uso di proiettori chiamati “archi a forbice“, che vengono normalmente usati per gli effetti dei fulmini.

Vengono azionati manualmente, senza alcun meccanismo, producendo una serie di lampi. Come effetto collaterale, producono  un rumore infernale. Ridley Scott ha avuto l’intuizione geniale di usare  il suono dell’arco delle forbici proprio per una delle esplosioni.

Quando la creatività e la professionalità delle maestranze si uniscono allo sguardo visionario di un grande regista, si crea qualcosa di unico e speciale. Un film che resta nel cuore di molti e che segna la storia del cinema. Proprio come Alien.

Fotografare Alien è stata per me un’esperienza unica e stimolante. Il pubblico sembra rispondere al film come speravamo, e sono  abbastanza soddisfatto del risultato

Derek Vanlint