Con 140 minuti di leggerezza, Mary Poppins è il film in tecnica mista che mette insieme il live action e l’animazione non facendo mai sembrare le immagini appartenenti a due mondi diversi: uscito nel 1964, il capolavoro da cinque Premi Oscar nasce dalla regia di Robert Stevenson, basato sull’omonima serie di romanzi scritti da Pamela Lyndon Travers che si scontra con il volere di Walt Disney stesso.
Tale travagliata produzione, poi, dà i natali anche al il film Disney del 2013 Saving Mr. Banks, con Tom Hanks ed Emma Thompson.
Mary Poppins, la storia del film per famiglie più amato di tutti
La storia la conosciamo tutti: siamo a Londra nel 1906, quando George Banks (David Tomlinson), un rigido bancario, è alla ricerca di una governante per i suoi figli Jane e Michael. I bambini decidono di scrivere un loro annuncio ideale per la tata, causando la frustrazione del padre.
Il giorno successivo, una serie di strane circostanze porta Mary Poppins (Julie Andrews) a presentarsi come governante, prendendo il controllo della situazione e imponendo le sue regole. Durante la sua permanenza, i bambini vivono avventure straordinarie, inclusi giochi fantastici, viaggi in mondi disegnati da Bert (Dick Van Dyke) e momenti magici con Mary Poppins. Tuttavia, il padre, George, disapprova il suo approccio educativo e vuole mantenere un’educazione rigida per i suoi figli.
Mary Poppins consiglia a George di portare i bambini alla banca per far loro comprendere il suo rigido modo di lavorare. Durante la visita, i bambini scappano, spaventati dall’avidità che percepiscono. Bert, ora spazzacamino, li aiuta a tornare a casa, facendo riflettere George sul suo comportamento.
Successivamente, durante un’esplosione di fuochi d’artificio, George perde il lavoro in banca ma, in un momento di svolta, comprende i suoi errori e cambia atteggiamento. Riesce persino a far ridere il direttore della banca, Dawes Sr., con una barzelletta raccontata da suo figlio, guadagnandosi il rispetto e il perdono dei suoi colleghi.
Il vento cambia e così, il mattino dopo Mary Poppins vola via e prosegue il proprio viaggio per recarsi dove è necessaria la sua presenza, lasciandosi alle spalle il dispiacere di Michael e Jane. In quel momento però George torna a casa, completamente cambiato. Dopo aver riparato l’aquilone trovato nel parco, esce a farlo volare con la famiglia. Lì ritrova i dirigenti della Banca, i quali lo reintegrano dopo la morte del signor Dawes, stroncato dal troppo ridere, dandogli anche una promozione per aver reso così felice l’ormai defunto direttore.
Perché la magia di Poppins può essere “Cinema Education”
Il film che ha consacrato la carriera di Julie Andrews, che al suo primo film le ha fatto vincere l’Oscar, che le ha dato modo di ricevere il Leone d’Oro alla carriera della 76esima Mostra del Cinema di Venezia, già solo per la sua magistrale performance entra di diritto nella costellazione dei cult più belli.
Mary Poppins è spettacolo puro, è il cinema dei buoni sentimenti, dell’educazione affettiva. È un film molto più che meraviglioso e toccante, molto più di una storia per bambini che con un linguaggio fluttuante e giocoso parla di temi profondi.
La genialità della pellicola risiede nello sfruttare tutti i più piccoli momenti per raccontare, per affascinare lo spettatore e non lasciarlo più, nemmeno dopo il nero. Ogni sequenza stabilisce il tema affrontato, la cui forza è proprio Mary Poppins perché incarna un personaggio centrale del tutto immutabile, un esempio morale.
La pellicola è media education in un certo senso: fondamentalmente, Mary Poppins ci insegna ad abbandonare la serietà, rivela che la logica ha i suoi limiti e che il mondo adulto ci ha fatto dimenticare le cose più importanti. Lei insegna senza spiegare, con quel suo approccio amorevole ma diretto per affrontare le stranezze della quotidianità.
Ed è IL film per famiglie anche perché, in un certo senso, quello che deve imparare di più è il signor Banks, che è immerso in una sorta di apatia, accettando passivamente la sua condizione, contro la quale Mary Poppins si contrappone attraverso manifestazioni di magia che sfidano le convenzioni sociali. E tra queste manifestazioni c’è anche Bert, che rappresenta un’alternativa alla classe inferiore, in quanto artista poliedrico, impersonando (se vogliamo) una risposta alla frenesia capitalistica che bullizza tutti.