Tratto dall’omonimo romanzo di Jeanne Ryan, Nerve, diretto da Ariel Schulman e Henry Joost affronta l’attualissimo tema dell’influenza dei social network -più in generale di internet- sugli adolescenti chini a guardare lo schermo dello smartphone o il monitor di un computer.
Ambientato a New York nell’arco di una notte, il film pone al centro della narrazione Vee, nick name della timida ed impacciata Venus (Emma Roberts, la svampita bionda della serie TV Scream Queens) che, sfidata dalla sua migliore amica Sidney decide di collegarsi a “Nerve”, la comunità virtuale dove gli utenti si dividono in due tipi: chi paga per guardare e chi affronta prove via via sempre più estreme e pericolose. In palio ci sono soldi e gloria. La prima “fatica” che Vee deve affrontare è baciare un ragazzo a caso, conosce così Ian (Dave Franco), tra i due scatta veloce una travolgente alchimia, ma ancora più rapida è la motocicletta che porterà i due adolescenti, attraverso prove quasi letali, ad approdare al lido dell’amore.
L’idea di partenza di portare all’estremo le conseguenze dell’assuefazione da social di Nerve è attuale e molto interessante (il caso Blu Wale). Lo sviluppo è affidato a un montaggio davvero ben ritmato che però nell’ultima parte del film, dove la vicenda si concretizza e si avvia alla risoluzione, rallenta per dare spazio ai dialoghi moraleggianti di Vee e le superflue dissertazioni di Ian. Il finale, forse anche per la noia data dai minuti precedenti, è troppo sommario e l’introduzione del deus ex machina sembra una scorciatoia imboccata frettolosamente.
L’incipit di Nerve cattura facilmente, il personaggio principale è presentato come se fosse un avvenente tenebroso con un perfido lato oscuro e alcune sequenze, come l’inseguimento in moto, sembrano essere i presupposti per un truculento e perverso splatter che purtroppo esplica la tensione promessa solo nella camminata su una scala a pioli tra due palazzi.
Nerve è un pessimo trhiller perché viene meno alle buone premesse create ad arte e, al tempo stesso, un teen-movie ben fatto che non si lascia sfuggire nessuno degli ingredienti del genere, neanche la morale educativa, offrendo uno spunto per riflettere sulla tematica della deresponsabilizzazione dell’utente, che osserva e premia con un like l’esibizionismo di alcuni iscritti, appagando così il suo voyeurismo e la sua sete di immagini shoccanti