Terribilmente difficile commentare e analizzare in termini canonici l’ultima opera di Phil Tippett, mago degli effetti speciali, talento premiato anche con un Oscar, artista nichilista e allo stesso tempo caotico, che con Mad God porta sullo schermo un progetto in stop-motion dalla gestazione lunga decenni.

In Mad God vi è tutta l’arte di Tippett, il suo genio visionario e visivo, la sua unica capacità di guidarci dentro mondi di incredibile fantasia, animati da un simbolismo quasi opprimente. All’immagine, l’autore degli effetti visivi del primo Star Wars (Lucas, 1977) unisce la metafora dell’inutile crudeltà umana e della mancanza di comprensione con cui guardiamo all’universo da sempre.

Dal punto di vista tecnico e semiotico, Mad God è un’opera titanica, capace di ergersi ad eredità di quella fantascienza distopica che ha fatto grandi registi come Gilliam, Kubrick, Cronenberg e Scott. Fantascienza? Narrativa allegorica? Difficile rispondere, ma di certo questo film d’animazione cupo quasi oltre il sopportabile, inquietante e vivido, non lascerà indifferenti.

Mad God segue l’iter di un misterioso esploratore che si muove verso gli abissi di un mondo sprofondato nell’orrore e nel caos più brutali. Stani mostri titanici perseguitano un’umanità fatta di manichini e fantasmi, tutto è liquame e interiora, fango e sofferenza, mentre una gigantesca e misteriosa civiltà fatta di ingranaggi e sangue continua il suo movimento inesorabile.
Qual è la missione di quell’uomo? Chi è quella strana divinità mostruosa che crea e distrugge mondi? Davvero è la Terra? Davvero esiste un tempo, una volontà, una Storia o è tutto un’illusione fatta di orrore?

Mad God è un lavoro di difficile la fruizione, almeno per chi non è abituato a strutture narrative non lineari, non c’è il classico viaggio dell’eroe, ma tutto diventa una spirale di caos cinico, e la rappresentazione della visione di Tippett del creato come assenza di ordine che strangola ogni possibilità.Non vi è fiducia nell’umanità e nel trascendente, la natura è una vittima designata, è creta nelle mani del male che domina tutto dall’alba dei tempi, che si ripete con nuovi schiavi e nuove Torri di Babele, mentre inutilmente cerchiamo di porre fine al suo infernale marchingegno.

Tippett si conferma artista impareggiabile, sarto unico nel suo genere anche nella tanto difficile quanto evocativa tecnica della stop motion. Non conta il significato, conta l’emozione, conta lo spaesamento e la paura, l’emotività intangibile.