Primo lungometraggio del grande Nino Manfredi, Per grazia ricevuta del 1971, premiato a Cannes come migliore opera prima, è lo specchio del suo grande autore: una storia complessa mascherata da semplice racconto di vita. Manfredi qui autore, regista e attore è infatti tutto e il contrario di tutto: umile ma immenso, adulto ma bambino, lontano eppure così contemporaneo.
La proiezione della pellicola Per grazia ricevuta, nella sua versione restaurata, all’evento di pre-apertura della 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, è l’omaggio tutto italiano per ricordare i 100 anni dalla nascita del grande Nino Manfredi.
Per grazia ricevuta: trama del film di Nino Manfredi

Per conoscere a fondo i dilemmi di un uomo bisogna conoscerne le origini; così Nino Manfredi, con un lungo flashback che parte da una sala operatoria e arriva in un lontano e bucolico contesto rurale, ci racconta la storia di Benedetto Parisi, orfano irrequieto cresciuto da sua zia.
In un piccolo paese dove la religione detta il tempo e le regole della vita, fatto di preti, santini, giudizi e superstizioni, Benedetto, convinto di vivere nel peccato, crede di non meritare la prima comunione.
Scappato dalla chiesa, il piccolo cade in un dirupo ma ne esce illeso e per il paese è subito miracolo: Sant’Eusebio l’aveva salvato. Prescelto dal santo per chissà quale scopo, si costringe a vivere la vita in un convento, svolgendo umili lavori nell’attesa di un altro segno, di una chiamata divina che gli indichi la vita religiosa, che però non arriva mai. In compenso, arrivano le pulsioni sessuali, l’attrazione verso il mondo esterno visto solo da lontano, da quel non-luogo in cui si è chiuso, ancora una volta fatto di preti, compiti, regole ed un’orrenda riproduzione di Sant’Eusebio a proteggerlo dalla vita.
Io me sento due, due che stanno sempre a litigà, a fà a cazzotti e mentre loro se menano, io me stanco. E allora gna faccio più.

Con una semplicità disarmante, Manfredi racconta il complesso rapporto tra l’uomo e la religione, tra le regole imposte e i desideri “proibiti”, tra la vita vissuta e quella temuta, mettendo in bocca un blando anticlericalismo ad Oreste, un eccentrico farmacista ateo con una filosofia di vita tutta sua, che Benedetto incontra quando finalmente decide di iniziare a vivere nel mondo reale.
Ancora imbrigliato in quella rete di timori, inadeguatezze, credenze e paure, che lo rendono incapace di vivere nella società o anche solo di prendere una decisione, come un bambino mai cresciuto e timoroso, Benedetto sostituisce la protezione del santo con quella di Oreste, uno stupendo Lionel Stander e legandosi poi a sua figlia Giovanna.
In punto di morte però Oreste, ormai suo appiglio per ogni certezza, accetta l’estrema unzione e le sicurezze di Benedetto crollano di nuovo, fino a suicidarsi. Ecco quindi spiegato l’inizio in quella clinica quasi surreale, dove però Benedetto non muore, è miracolato, ancora una volta.
Morire per vivere ancora
L’unico modo per vivere una vita non vissuta forse è proprio quello di morire e rinascere di nuovo, grazie ad un’operazione bene eseguita, o anche forse per un miracolo. Nino Manfredi nel suo Per grazia ricevuta, abbandona la tipica commedia all’italiana per entrare in una dimensione di riflessione profonda, di “denuncia” di un modo di vivere che sembra più un non vivere, un negarsi e punirsi fino quasi a censurarsi.
La sua è un’educata quanto umile critica alla società e a quelle regole imposte fin da piccoli, capaci di soggiornare nella testa di chiunque fino a rendere impossibile e incerto qualsiasi pensiero giudicato impuro. Il contrasto tra le immagini dell’infanzia, nella natura e nell’oppressa innocenza, si scontrano con le luci cittadine del mondo che rendono liberi ma anche persi.
Quello di Nino Manfredi era un cinema sincero, reale ed estremamente consapevole, fatto di complessità travestite da leggerezze, da un dialetto che crea un recinto sul filo del grottesco intorno a un mondo chiuso nelle sue convinzioni. I ricordi, la realtà, la psiche e i timori s’intrecciano in un racconto che rende Per grazia ricevuta una pellicola meravigliosa e da recuperare ancora oggi.