Priscilla segna il ritorno di Sofia Coppola alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia dopo il Leone d’Oro nel 2010 per Somewhere.
Tratto dalla autobiografia Elvis and Me, la regista americana racconta la relazione tra Priscilla Ann Wagner Beaulieu e il re del Rock and Roll Elvis Presley; il periodo che corre tra il primo incontro nel 1959, poi il matrimonio durato dal 1967 al 1973 e infine l’addio di Priscilla a Graceland.
Elvis era a Wiesbaden, in Germania, dove stava facendo il servizio militare e la quattordicenne Priscilla, figlia di ufficiale della United States Air Force, viveva lì con i genitori. Prima le feste con l’idolo del Rock ‘n Roll poi, le conversazioni, i regali costosi, infine la promessa di matrimonio ed il ritorno negli Stati Uniti. Priscilla stava vedendo materializzarsi la sua fantasia adolescenziale. Tuttavia la ragazza si rese conto che il sogno non era poi così da favola.

Con Priscilla, Sofia Coppola prosegue il solco tracciato nei suoi precedenti film, la poetica sulla “dorata solitudine” viene infatti riproposta anche in questo biopic.
Questa volta la figlia del grande Francis rinuncia ai tratti marcatamente glamour del suo cinema sposando una messa in scena sempre curatissima, ma meno leziosa, più fredda e sobria.
Mano a mano che la relazione va avanti e il film si arricchisce di elementi narrativi, la fotografia si fa più tetra e la scintillante Graceland perde abitanti e colori diventando una vera e propria lussuosa prigione. Anche lo sguardo Cailee Spaeny che interpreta la protagonista si fa meno luminoso, sempre più triste, quasi spento.
Per rendere opprimente il senso di solitudine, Sofia Coppola inquadra Priscilla sempre da sola, mentre Elvis non lo vediamo mai senza qualcuno vicino. Nelle poche scene dove i due sono insieme predominano tagli di inquadratura dall’alto per sottolineare l’opposta fisicità degli attori, Jacob Elordi/Elvis sovrasta la Spaeny che appare come un cucciolo fragile e delicato.

Proprio come un cucciolo domestico The Pelvis plasma il carattere della sua compagna ne condiziona l’aspetto e l’abbigliamento e lo spettatore subisce insieme a Priscilla questo controllo totale, rimanendo da solo in ambienti di lusso dove ancora una volta tutto porta il nome o le iniziali del cantante.
Dalla corte di Francia in Marie Antoinette, ai grattacieli di Tokyo in Lost in Tralslation, passando per gli eleganti alberghi di Somewere Sofia Coppola fa ancora lo stesso film, però più maturo e meno patinato, considerata la mesta accoglienza ricevuta al Lido, rischia di rimanere senza lo zoccolo duro dei suoi modaioli fan, sola proprio come Priscilla.