Al Cinema, in quanto arte visiva, viene riconosciuta la prerogativa di stupire e sbalordire con l’ausilio dell’estetica, di immagini mozzafiato, di scenari in grado di trasportarti in sogni altrimenti inesplorabili. Cosa succede, però, quando l’arte rinuncia al suo privilegio? L’artista si pone dei paletti, si lega le mani, e deve così escogitare nuovi modi per stupire. Trattasi di una sfida non da tutti. The Caine Munity Court-Martial di William Friedkin, presentato in anteprima alla 80ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, è ciò che succede quando questa sfida la si vince, in grande stile.
Il film è l’adattamento su grande schermo dell’omonima opera teatrale, datata 1953, di Herman Wouk, autore del romanzo da cui ha origine la pièce. La storia è quella di un primo ufficiale della marina che, durante una tempesta burrascosa, solleva dall’incarico il suo capitano, dichiarandolo instabile e non in grado di gestire la preoccupante situazione. I due protagonisti dello spiacevole incidente vengono dunque condotti dinanzi alla corte marziale, dove l’ufficiale si trova a doversi difendere dall’accusa di ammutinamento.
Come si potrebbe intuire dagli elementi sopra citati, stiamo parlando di una pellicola girata interamente in un unico set, ovvero l’aula giudiziaria dove ha luogo il processo. Di film del genere, riusciti con successo, ne ricordiamo relativamente pochi (da La parola ai giurati di Lumet a Carnage di Polański, ma anche Le iene di Tarantino). Auto-imporsi una limitazione simile in un film è un po’ come privarsi di uno dei cinque sensi: bisognerà far maggior affidamento su ciò che ci resta a disposizione.
Nel film di Friedkin, una scrittura impeccabile traina l’attenzione dello spettatore durante le due ore di minutaggio. Ritmi serrati e una trama impreziosita da buoni colpi di scena, là dove servono, fanno sì che lo spazio angusto dell’aula non sia influente, permettendo così alle altre componenti di brillare. Nello specifico, risalta la bravura degli interpreti, partendo da Kiefer Sutherland, strepitoso nella sua riproposizione di un Capitano paranoico e inflessibile.
Ultimo film di Friedkin prima della sua scomparsa, The Caine Munity Court-Martial è anche l’ultima opera in cui appare il compianto Lance Reddick. A noi giunge un lavoro completo e riuscito, un film con la F maiuscola. La regia, che accompagna il dinamismo del racconto con molti primi piani, valorizzando volti e sguardi, esplora ogni angolo dell’aula, mentre a noi viene affidato il compito di ricostruire, pezzo dopo pezzo, la verità riguardo ciò che è accaduto sulla nave Caine. In un mare di versioni contrastanti, orientarsi, seppur in una singola stanza, diventa un’impresa.