Tutti ricordiamo il giovane e bellissimo volto di Romy Schneider prestato alla giovane principessa (e poi imperatrice) Elisabetta di Baviera, affettuosamente soprannominata Sissi. Già, perché, di fatto, i fortunati lungometraggi della saga iniziata nel 1955 con La Principessa Sissi e diretti da Ernst Marischka fino al 1957 vengono ancora oggi spesso riproposti dalle emittenti televisive nei caldi pomeriggi estivi o a ridosso delle feste natalizie.
L’immagine edulcorata e fortemente romanzata dell’imperatrice, insieme alla sua tenera storia d’amore con l’imperatore Francesco Giuseppe ci ha fatto sognare per anni, trasmettendoci, tuttavia, un’idea distorta rispetto alla realtà dei fatti. In Corsage, ultima fatica della regista austriaca Marie Kreutzer, presentata in anteprima al Festival di Cannes 2022 (sezione Un certain Regard) e successivamente alla Festa del Cinema di Roma 2022, la musica cambia.

La regista, infatti, ci ha regalato per l’occasione un’immagine di una Elisabetta d’Austria totalmente fuori dagli schemi.
Un’Elisabetta d’Austria ben lontana dall’eroina senza macchia a cui tutti siamo abituati a pensare, ma anche un’Elisabetta d’Austria incredibilmente fragile e umana, ossessionata dall’aspetto fisico e costantemente desiderosa di fuggire via lontano da quella corte in cui si è sempre sentita prigioniera.
In Corsage, l’imperatrice è impersonata da Vicky Krieps, che già abbiamo avuto modo di apprezzare nel bellissimo Il Filo nascosto di Paul Thomas Anderson (2018) e che per questa sua performance nel film di Marie Kreutzer è stata anche premiata come miglior attrice a Cannes.
Alla vigilia del suo quarantesimo compleanno, dunque, Elisabetta d’Austria è sempre più ossessionata dal passare del tempo. Solita prendersi cura in modo quasi maniacale del suo corpo, la donna ogni giorno dedica molto tempo alla ginnastica e stringe il suo esile vitino in scomodi corsetti. Nel frattempo, ogni occasione è buona per allontanarsi dal palazzo reale, dove vive insieme a suo marito (con cui l’iniziale intesa sembra ormai spenta da tempo) e ai suoi figli Rudolf e Maria Valeria.

Ciò che immediatamente colpisce in Corsage è, appunto, un approccio estremamente realista e disincantato, che, di fianco a una messa in scena complessivamente classica, non ha paura di “calcare la mano”, di mostrarci l’imperatrice nei suoi momenti più intimi, sia durante i suoi incontri con i numerosi corteggiatori, sia, addirittura, mentre prova questa “nuova medicina che non ha alcun effetto collaterale”, l’eroina.
Inutile negare che per determinate scelte registiche Corsage ci fa immediatamente pensare al lungometraggio Marie Antoinette, diretto da Sofia Coppola nel 2006. A svolgere un ruolo decisivo in tal senso è soprattutto la musica. Una musica pop, contemporanea (a opera della musicista francese Camille), che fa da forte contrappunto al periodo storico messo in scena e agli sfarzosi ambienti dell’Hofburg o del palazzo di Schönbrunn. Una musica che, tuttavia, risulta perfettamente in linea con l’animo della protagonista (memorabile la scena, sui titoli di coda, in cui vediamo Elisabetta d’Austria danzare libera e spensierata senza seguire apparentemente alcuna coreografia).
A differenza del precedente lungometraggio, tuttavia, Corsage presenta un approccio più classico e, ruotando interamente intorno alla sua protagonista, non risulta mai esagerato o sopra le righe. Questa nuova immagine dell’imperatrice, dunque, funziona. E, dal momento che il film è il candidato austriaco per gli Oscar 2023, chissà se anche l’Academy avrà modo di apprezzarlo.