Accadeva nel 2017 che il giovane cineasta giapponese Shin’ichirō Ueda ci regalava il divertentissimo lungometraggio di stampo amatoriale Zombie contro Zombie.
Le esilaranti (dis)avventure di una troupe alle prese con un’epidemia di zombie da filmare rigorosamente in un unico piano sequenza si sono rivelate una piacevolissima sorpresa, al punto da far sì che il film ottenesse una buona attenzione da parte di pubblico e critica anche a livello internazionale.

Appena cinque anni dopo, dunque, ecco arrivare sugli schermi la risposta francese alla pellicola giapponese. Stiamo parlando di Coupez! Zombie contro Zombie, ultima fatica del regista Michel Hazanavicius, presentata in anteprima – fuori concorso – come film d’apertura del Festival di Cannes 2022 e successivamente all’interno della selezione della Festa del Cinema di Roma 2022.

La storia messa in scena, dunque, alcuni di noi già la conoscono da tempo.
Il regista Rémi (impersonato da Romain Duris) deve realizzare un film di zombie. Fin qui tutto bene. Egli, tuttavia, deve lavorare sotto stretto controllo della severa produttrice che non ammette alcun cambio di programma rispetto alle sue idee originarie. Il film dovrà essere tassativamente girato in piano sequenza. Ad aiutarlo in questo suo difficile compito, sua moglie Nadia (Bérénice Bejo) e una piccola, sgangherata troupe.

Prima di analizzare il presente Cut! Zombie contro Zombie, dunque, occorre fare un piccolo salto all’indietro e ripensare alla filmografia di Hazanavicius.
Divenuto famoso a livello internazionale grazie all’apprezzato The Artist – vincitore, tra l’altro, dell’Oscar al Miglior Film nel 2012 – e già noto per aver diretto due lungometraggi della saga Agente speciale 117 al servizio della Repubblica, remake dell’omonima saga realizzata tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Settanta, il regista è solito attingere a piene mani da quanto realizzato in passato. Se, infatti, in The Artist veniva fatto un sentito omaggio al cinema muto (con tanto di focus sul complesso passaggio dal muto al sonoro) e con gli altri lungometraggi si effettuava una rilettura della parodia del personaggio di OS 117, notiamo come tali operazioni siano piuttosto frequenti nella filmografia dl regista di Parigi.

Fatta eccezione, infatti, per i deludenti The Search (2014) e Il mio Godard (2017), una domanda sorge spontanea: come sarebbe il cinema di Michel Hazanavicius senza tutti questi riferimenti al cinema del passato? Alla luce di tali riflessioni, dunque, torniamo al nostro Cut! Zombie contro Zombie. Indubbiamente, si tratta di un film pulito dal punto di vista della messa in scena e con buoni ritmi. Indubbiamente, durante la sua visione, ci si diverte parecchio. Indubbiamente la pellicola può vantare un ottimo cast, perfettamente in grado di andare sopra le righe senza mai essere fuori luogo.

Eppure, ripensando al lungometraggio di Shin’ichirō Ueda, notiamo come il senso stesso dell’operazione venga qui totalmente stravolto. Se, infatti, il film originale era anche – e soprattutto – un omaggio al cinema di serie B e come tale era stato realizzato con un budget bassissimo, inevitabilmente in Cut! Zombie contro Zombie gli intenti iniziali vengono meno, benché l’intera struttura (e anche la scelta di dividere il lungometraggio in due parti ben distinte – film finale e “making of”) sia stata mantenuta identica all’originale. Ormai acclamato in patria e all’estero, Michel Hazanavicius può notoriamente disporre di grossi capitali nel momento in cui si accinge a realizzare un film. E questo, naturalmente, è stato anche il caso del presente Cut! Zombie contro Zombie, copia carbone del film di Shin’ichirō Ueda in versione più “patinata”.
Una versione che indubbiamente si fa seguire, ma di cui, di fatto, non si sentiva davvero il bisogno.