Se nei primi anni del nuovo millennio fosse arrivato qualcuno a raccontarci della imminente nascita di Facebook e di ciò che sarebbe diventato, probabilmente avremmo reagito con un pizzico di scetticismo e incredulità.
A distanza di quasi vent’anni dalla sua nascita, avvenuta nel febbraio del 2004, il suo fondatore Mark Zuckerberg è stato al centro di non poche polemiche e cause legali: uno tra i tanti è lo scandalo sulla privacy ai danni degli utenti. Lo sviluppo di uno dei più famosi social network è raccontato nel film di David Fincher dal titolo appunto The Social Network, scritto da Aron Sorkin e ispirato dal libro di Ben Mezrich Miliardari per caso – L’invenzione di Facebook: una storia di soldi, sesso, genio e tradimento.
Il film è stato accolto molto positivamente dalla critica e ha vinto quattro Golden Globes e tre premi Oscar tra cui miglior sceneggiatura non originale, miglior montaggio e colonna sonora. The Social Network si è guadagnato il suo posto tra i migliori film dello scorso decennio e, per chi se lo fosse perso, è disponibile su diverse piattaforme (Apple TV, Chili, Sky, Now Tv, Prime Video).
La disperata rivalsa di un social creator
Con un finale in cui Mark aggiorna continuamente la pagina profilo della sua ex fidanzata Erica Albright (Rooney Mara) è evidente che nonostante egli sia il più giovane miliardario del mondo deve fare i conti con il suo personale fallimento sentimentale.
Con la sua grande fluidità narrativa, The Social Network porta alla luce alcuni aspetti interiori del protagonista ponendoli come base da cui andrà ad evolversi l’idea di Facebook e il suo conseguente successo. I protagonisti vivono il momento lasciandosi trascinare da un’intuizione, ma soprattutto si fanno trasportare dall’approvazione sociale che deriva da essa. The Social Network è strutturato attraverso l’uso del flashback che contestualizza la narrazione ricostruendo, a poco a poco, tutti gli sviluppi della vicenda.
La fotografia tende a mantenere una certa ombrosità, quasi ad enfatizzare le azioni dei protagonisti, in particolare dello stesso Mark. Restando in tema, quest’ultimo è un personaggio che ha una componente oscura: egli non è il classico cattivo in cui ogni gesto è enfatizzato, ma agisce per vendetta e col viscerale bisogno affermarsi imponendo se stesso e la sua intelligenza. Zuckerberg è dipinto con una cattiveria che si nutre di arrivismo e anche lui, come in moltissimi film di Fincher, è un malvagio che ha bisogno di dominare la scena con l’unica differenza che non ha ucciso nessuno, tranne il conto bancario del suo ex migliore amico.
Biopic di un social network
The Social Network inizia a distanza di un anno dalla nascita di Facebook quando Zuckerberg (Jesse Eisenberg), allora diciannovenne, sviluppa il sito FaceMash con cui mettere a confronto e votare le ragazze del Campus. Con circa ventiduemila visite il sito va in crash e manda in corto l’intera rete universitaria e Zuckerberg subisce un provvedimento disciplinare da Harvard.
Il successo del sito attira l’attenzione dei fratelli Winklevoss (Armie Hammer, Josh Pence) e Divya Narendra (Max Minghella) che propongono a Zuckerberg un aiuto per mettere in cantiere il loro sito (chiamato HarvardConnection) per connettere gli studenti.
Da questo momento in poi nella mente del giovane Mark scatta l’idea di creare un sito per collegare tra loro gli studenti e chiamarlo The Facebook e si reca dal suo amico Eduardo Saverin (Andrew Garfield) chiedendogli mille dollari per dar vita al progetto in cambio di un 30%. Nel gennaio del 2004 Mark registra il dominio del sito e nel febbraio dello stesso anno nasce The Facebook, che diventerà solo “Facebook” sotto consiglio del fondatore di Napster Sean Parker (Justin Timberlake).
L’incontro con Sean Parker dà una svolta alla storia, poiché in Zuckerberg si rafforza la consapevolezza di spostare l’attività del sito sulla west coast. Una volta fatto entrare Parker in società si iniziano a sviluppare attriti tra Mark ed Eduardo tanto che quest’ultimo resta tagliato fuori e decide di fare causa al suo ormai ex migliore amico.