La strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni e le buone intenzioni ci sono sicuro in A United Kingdom, in sala dal 2 febbraio. La storia è quella vera di Seretse Khama, erede al trono del Bechuana, e del suo amore per la londinese bianca Ruth Willliams. Nel 1947 il loro matrimonio interraziale, fortemente contrastato, mise in crisi la politica coloniale inglese, dando un primo importante colpo al Sud Africa dell’Apartheid e avviando il processo di trasformazione di quelle terre da protettorato britannico a Repubblica indipendente del Botswana.

La sceneggiatura di Guy Gilbert, tratta dal romanzo di Susan Williams, cerca di mischiare sentimenti e questioni di stato, cuore e politica, senza però trovare un equilibrio tra le parti. La storia d’amore dei due protagonisti è quasi sempre insopportabile, con dialoghi imbarazzanti e risaputi, circondati da un’enfasi che spesso sfiora il ridicolo involontario. Più interessante la componente geo-politica, dove il film riesce nella non facile impresa di rendere comprensibile l’intricata matassa di interessi economici, tradizioni locali, giochi di potere in cui i protagonisti si trovano impelagati. Ma anche questa parte è tutt’altro che esente da semplificazioni, con un’africa troppo patinata, dove anche fame, malattie e denutrizione, più nominate che mostrate, sono solo un’asettica, necessaria, presenza e con vanesi funzionari inglesi dal cuore di pietra e dal perfetto self control che sembrano usciti dai romanzi umoristici di Wodehouse. Non aiuta la regia solo corretta di Amma Assante, che non riesce a dare ritmo alla storia, né ad andare a fondo nelle tante complesse tematiche che il film si trova ad affrontare sul suo cammino.

L’unica scelta vincente del film sono i due attori protagonisti, David Oyelowo e Rosamund Pike: lui, con una recitazione molto rigorosa, riesce a salvare anche i dialoghi più scontati, lei è capace di trasformarsi, anche fisicamente, nella perfetta incarnazione di una modesta ragazza inglese, lontana anni luce dalla sensuale femme fatal interpretata accanto a Ben Affleck in L’amore bugiardo – Gone Girl.

Per il resto il film procede con l’andamento lento e scontato di una pesane nave da crociera, che rende quasi impercettibili gli smottamenti delle acque turbolente in cui si sta muovendo. Un viaggio senza sorprese, dove tutto va esattamente come ti aspetteresti e dove sai sempre quello che accadrà un secondo dopo, ma che non ha la capacità di dire niente di nuovo sull’Africa e sul colonialismo, né tantomeno sui sentimenti.