Andare al cinema non è la stessa cosa che vedere un film. Oggi un film si può vedere anche a casa in tv o sul lettore dvd o sul tablet seduti in treno o su una panchina del parco. Andare al cinema implica una casualità legata al momento, l’impulso a entrare in una sala e scegliere un film a caso, magari attratti soltanto da un titolo o dai cartelloni affissi nell’atrio ma senza sapere cosa si andrà a trovare sullo schermo. Andare al cinema rappresenta un detour emotivo rispetto al normale corso della giornata, un lasciarsi guidare dal freudiano “principio del piacere” senza aspettarsi alcun ritorno in termini utilitaristici concreti, un abbandonarsi a una condizione psichica che Benjamin chiamava di flaneur e attribuiva ai cittadini che agli inizi del Novecento si aggiravano dentro i passages di Parigi ammirando le vetrine piene di richiami e le esposizioni a tema allestite per provocare stupore. Andare al cinema è andare incontro alla sorpresa, mentre vedere un film da soli è un gesto già inscritto in una programmazione privata che conduce a una destinazione prevista in partenza. C’è in giro uno spot televisivo che spiega bene questa condizione, è quello in cui una donna seduta sul divano di casa al cane che le sta disteso accanto annoiato chiede quale film vuole vedere, se uno romantico o uno storico o piuttosto uno d’azione e soltanto a sentire quest’ultimo l’animale reagisce con entusiasmo canino. L’elenco dei vari gusti è questo, basta scegliere, in questo caso non il genere di cibo ma il genere di film.

Vedere un film è spesso un vedere quello che già si Sto arrivando!, andare al cinema è un andare incontro all’ignoto. E’ entrare in una sala piena di anonimi spettatori e magari scoprire in maniera inattesa il film che ti cambia la vita, il film che solo per te è davvero importante (e non perché così hanno deciso gli organizzatori di qualche festival urbano o extraurbano dove abbondano le promozioni pubblicitarie ma scarseggiano le emozioni,dove il chiacchiericcio mondano dei soliti presenzialisti che già sanno tutto omologa tutte le opere all’insegna dell’evento e non dell’avvento). Bei tempi quelli quando nelle sale si poteva entrare a spettacolo iniziato e si poteva assaporare già alla prima inquadratura colta sullo schermo quello che sarebbe seguito, quando ti trovavi dentro il sogno in medias res senza tanti preamboli fatti di logiche spiegazioni, quelle che il cinema non vuole perché altrimenti il vederlo non sarebbe più un piacere irrazionale ma un lavoro responsabile. Andare al cinema e imbattersi in un film che ti cattura a prima vista è come sorprendere tra la folla il volto di una donna che ti piace e non sai perché. Colpi di fulmine amorosi del cinema e non importa se il volto del film è quello energico di I guardiani della galassia oppure quello etereo di Sils Maria. Le vie del piacere filmico sono infinite e tutte misteriose.