Ci troviamo nel bel mezzo di un deserto. Al centro dell’inquadratura: un pianoforte da cui esce acqua (!). Quali misteriose circostanze ci hanno portato a tale inspiegabile visione? Sarà per caso un’allucinazione? E se, invece, fosse un sogno strampalato causato da una peperonata a cena che non vuol proprio essere digerita? Niente di tutto questo, state tranquilli: ci troviamo semplicemente davanti a un film di Quentin Dupieux!
Già, perché, di fatto, pur essendo considerato da molti un lungometraggio minore all’interno della filmografia del regista, musicista e DJ francese (altrimenti conosciuto come Mr. Oizo), Daaaaaalí!, presentato fuori concorso all’80° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, si presenta fin dai primi fotogrammi come un’esperienza atta a sorprenderci dall’inizio alla fine. Perfettamente in linea, dunque, con tutto ciò che Dupieux ha saputo regalarci nel corso degli anni.
Come facilmente possiamo intuire dal titolo, Daaaaaalí! è interamente dedicato al leggendario pittore Salvador Dalí (qui, di volta in volta, impersonato da Gilles Lellouche, Édouard Baer, Jonathan Coen, Pio Marmaï e Didier Flamand). Attenzione, però! Non si tratta di un (semplice) biopic. No. Daaaaaalí!, in realtà, è molto di più. Una vera e propria esperienza visiva degna del maestro surrealista, che al contempo attinge a piene mani dal cinema di Luis Buñuel, che proprio con Dalí aveva spesso collaborato agli inizi della sua carriera.
Ma, alla luce di tali considerazioni, di cosa tratta, di fatto, il presente Daaaaaalí!? Presto detto. Una giovane giornalista (impersonata da Anaïs Demoustier) si trova in una camera d’albergo. Ella ci sembra fin da subito piuttosto nervosa, dal momento che dovrà incontrare qualcuno di molto importante, al fine di realizzare un’intervista. Questo “qualcuno” è, come possiamo facilmente intuire, proprio Salvador Dalí. Dopo una snervante attesa, dunque, l’artista arriva. Eppure, nonostante si trovi nel corridoio che porta alla camera e cammini con passo svelto, egli sembrerebbe non arrivare mai, dal momento che lo vediamo progressivamente allontanarsi, mentre nel frattempo chiede alla donna e alla sua assistente di portargli tanta, ma tanta acqua frizzante.
Con un (esilarante) incipit del genere, dunque, capiamo immediatamente come il presente lungometraggio sia destinato a sorprenderci ancora più e più volte. E, di fatto, così è, sebbene, date determinate scelte su cui rifletteremo a breve, non è affatto semplice mantenere determinati ritmi e determinati livelli, senza che il lungometraggio stesso finisca per girare pericolosamente a vuoto.
L’intervista con il pittore sembra destinata a non venire mai realizzata. Allo stesso modo, nel momento in cui scopriamo che determinate situazioni appena vissute non erano altro che sogni, nemmeno noi sappiamo più cosa sia vero e cosa no. Cosa ci ricorda tutto ciò? Chiari, anzi chiarissimi sono i riferimenti in Daaaaaalí! a uno dei capolavori della storia del cinema, ossia Il Fascino discreto della Borghesia, diretto dal sopracitato Buñuel nel 1973. Ma se, dunque, la pellicola originale, nel criticare aspramente il mondo altoborghese, riusciva a mantenere un buon ritmo per tutta la sua durata, regalandoci scene memorabili che – senza paura di esagerazione alcuna – hanno fatto la storia, ecco che questo lungometraggio di Dupieux, nel voler rendere omaggio a due grandi artisti, ci sembra, malgrado le ottime intenzioni, a tratti piuttosto deboluccio.
Soprattutto se si pensa a quanto lo stesso Dupieux abbia realizzato negli scorsi anni. Ciò detto, il presente Daaaaaalí! è comunque un’opera sorprendente, che nel suo piccolo intrattiene e diverte piacevolmente. Che sia, in fin dei conti, troppo “ingombrante” il confronto con i due grandi maestri? Ai posteri l’ardua sentenza.