L’Anno Che Verrà è il nuovo film di Mehdi Idir e Grand Corps Malate, in uscita il 9 luglio 2020 nelle sale italiane. Il titolo originale del lungometraggio francese è La Vie Scolaire. Come suggerisce il titolo in francese, L’Anno Che Verrà racconta, dagli occhi della nuova giovane vicepreside Samia (Zita Hanrot) la vita quotidiana tra i banchi di scuola di un istituto liceale in un quartiere periferico e malfamato di Saint-Denis. La Vie Scolaire è il secondo lungometraggio realizzato da Idir insieme a Grand Corps Malade, dopo Patients.

L’Anno Che Verrà: la trama

La giovane e intraprendente Samia (Zita Hanrot), si trasferisce dal un paesino nella regione rurale di Ardèche, al comune di Saint-Denis, limitrofo a Parigi, dove diventa ispettrice scolastica di un istituto scolastico nel difficile quartiere di Francs-Moisins.

Samia viene catapultata in un nuovo universo scolastico, pieno di problemi, da quelli famigliari dei ragazzi, a quelli disciplinari durante le ore scolastiche, all’incapacità da parte di alcuni professori di capire gli studenti e gestirli.

Samia è una boccata di aria fresca all’interno dell’istituto, i suoi metodi sono leggermente diversi da quelli dei suoi colleghi, più umani e più pazienti e nonostante lo scetticismo iniziale di quest’ultimi, il comportamento della nuova arrivata si rivela un successo.

In particolare la nuova ispettrice nota un ragazzino, Yanis (Liam Pierron), molto intelligente ma con un contesto famigliare complicato, che lo porta a essere uno degli elementi peggiori nella scuola. Tra Samia e Yanis si instaura una muta amicizia, aiutata anche da una situazione personale che li accumuna.

L’Anno Che Verrà: recensione

l'anno che verrà foto film
L’Anno Che Verrà – Mehdi Idir e Grand Corps Malade

La storia che i due registi raccontano non è singola, il lungometraggio è uno spaccato di una situazione complicata molto presente anche in Italia.

L’interlocutore tra il film e il pubblico è Samia ma della sua vita veniamo a sapere ben poco. Sul subito, ad esempio, non sappiamo perché ha voluto trasferirsi e non sappiamo nulla della sua situazione economica o famigliare.

Lei rappresenta il mondo esteriore, quello lontano dalle realtà complicate come quella di Francs-Moisins, che non se ne sente toccato. Capiamo dai suoi modi di fare e dai dialoghi coi suoi collaboratori che viene da una realtà ben diversa, meno rigida, dove è consentito sbagliare e tutti noi, guardando il film, ci sentiamo un po’ Samia.

Come succede a Samia all’interno dell’intreccio, lo spettatore viene accompagnato nella scoperta di questo universo sconosciuto, o forse più che sconosciuto, ignorato, e se ne affeziona. Così, se sul subito la storia di Samia viene lasciata in secondo piano, a quelle dei ragazzi viene data una grande valenza narrativa e emotiva.

Prima si conoscono i ragazzi durante le ore di scuola e poi veniamo a conoscenza delle loro situazioni famigliari, dei loro problemi economici, delle loro passioni e speranze. E infine come le storie dei ragazzi anche quella di Samia piano piano emerge, i registi ci forniscono poche ma importanti informazioni, qua e là, che trovano punti in comune con le vite degli studenti, come se in fondo anche lei non fosse così distante da quel mondo in cui è capitata.

Un nota molto positiva del film è che all’interno dell’istituto scolastico i professori vengono raccontati come normali persone, non sono né salvatori, né nemici. Vengono presentati uomini e donne che svolgono il loro lavoro nel bene e nel male, talvolta sbagliando, talvolta scegliendo la strada più egoista.

Uno dei messaggi importanti che il film vuole trasmettere è che l’unico modo per salvare qualcuno è cercare di fornirgli i mezzi necessari per poterlo fare. In particolare questo messaggio è lampante in una scena in cui il professore di matematica, trovando Samia in un momento di sconforto, le dice “cerchiamo di dar loro la strada migliore, è già qualcosa”.

Infine un’altro aspetto positivo del film, che sembra appurare la sua origine europea, piuttosto che americana è che nelle vicende che accadono, non c’è mai chi ha pienamente ragione e chi pienamente torto, come succede nella vita ci sono sempre due punti di vista, e lo spettatore può decidere da che parte stare.

L’Anno Che Verrà è un film godibile e interessante, una commedia a tratti frizzante a tratti commovente, che fa riflettere, con dei piacevoli exploit di black humor, che a volte smorzano la situazione e a volte fungono da denuncia.