Gli amori di Anais, opera prima della regista francese Charline Bourgeois-Tacquet, racconta con misurata leggerezza la giovinezza e l’età adulta, l’inarrestabile corsa e la raggiunta quiete di due donne, di due mondi che s’incrociano, per volontà o per destino.
Presentato alla 60ª Semaine de la Critique, Gli amori di Anais arriva nelle sale italiane, distribuito da Officine UBU, dal 28 aprile.
“Vivi l’amore, vivi il desiderio, vivi come Anais”
Così recita la locandina del film: perché qui la regista racconta di una giovinezza leggera, inafferrabile e inarrestabile.
Anais è una donna ancora da plasmare, che cerca sé stessa tra gli altri, senza mai perdere la sua joie de vivre e i suoi modi travolgenti. Interpretata dalla bravissima Anaïs Demoustier, la protagonista è una trentenne minuta, una ricercatrice che vive al di sopra delle sue possibilità e corre, corre sempre tra i luoghi e le musiche del premio Oscar Nicola Piovani, che creano quello sfondo palpitante e leggero, come un dolce vento estivo che travolge chi era fermo.
La storia è in continuo movimento, una continua ricerca di chi essere, chi volere e chi amare. Non è solo una storia d’amore, è una storia di affermazione femminile, un racconto che incita a vivere secondo le proprie passioni, senza mai perdere di vista sé stessi e il proprio io.
Gli amori di Anais: la leggerezza della giovinezza

La giovane Anais è veloce, impaziente ansiosa e distratta, tanto da dimenticare il proprio fidanzato che è quasi una piccola comparsa nella sua vita incasinata dove solo lei riesce a trovare un ordine. Nel suo frenetico andare e venire, preoccuparsi a suo modo per la madre malata e capire dove quella corsa infinita la porterà, la ragazza incontra Daniel, un ben più adulto editore che subito ne resterà affascinato.
Nel mondo intellettuale, ordinato e piccolo borghese dell’uomo, irrompono quei modi giovanili di Anais, quel parlare veloce che è specchio del turbine dei suoi pensieri che seducono Daniel che mai aveva tradito sua moglie Emilie, almeno non fino ad Anais. Ma non è Daniel, Denis Podalydès, il punto d’arrivo della ragazza, come d’altronde non lo era il vecchio fidanzato, non è quello che cerca, non è quello che vuole, almeno non tanto da farla fermare.

Emilie, la moglie di Daniel, è lei che da subito affascina la giovane, che riesce a farla fermare ad osservare i suoi oggetti disseminati per casa, è solo Emilie che, inconsapevolmente, riesce a catturare quell’inafferrabile attenzione di Anais, quella che nessuno aveva ottenuto prima d’ora.
Emilie è la splendida Valeria Bruni Tedeschi che qui abbandona le sue piccole nevrosi, con cui siamo abituati a vederla sullo schermo, presentandosi come una donna meravigliosamente consapevole di sé. Emilie incarna un’età adulta a cui aspirare, racchiude un senso di completezza e serenità, reso perfettamente dai modi pacati della Tedeschi, che con il suo soave parlato francese rende tutto ancora più calmo e leggero.
Anais s’innamora di lei, o forse di quel suo modo di essere, di quella calma ma passionale accettazione di sé, di quel conoscere i propri pensieri e assecondarli, senza rincorrerli freneticamente ma camminando al loro stesso ritmo.
Due donne, due colori

La dicotomia tra le due, quel senso di doppio femminile che s’incastra magnificamente, anche se solo per un momento, è reso cinematograficamente con due colori: il rosso vivo di Anais, con i suoi abitini adolescenziali, a cui scende sempre una bretellina, e il blu di Emilie, completo e sinuoso, proprio di una donna che sa chi è. Emilie è una donna affermata, fascinosa, una scrittrice di successo, sposata con Daniel ma non dipendente da lui; è un modello, un amore, un pensiero che si fa strada nella mente della protagonista fino a sedurla totalmente.
Gli amori di Anais è una ricerca continua, la ragazza ha paura di essere infelice ed è proprio questa paura a renderla egoista, crede nella sfortuna, nei danni collaterali che porta con sé, rifugge la tristezza e qualsiasi cosa possa tirarla giù da quelle sue montagne russe sulle quali ha imparato a vivere. L’incontro con Emilie, con il suo sorriso sincero e i suoi modi pacati, le insegna ad amare e a non dimenticare sé stessa nei meandri di quell’amore impetuoso in cui era convinta di essere caduta.
Un amore o un’illusione, un sentimento sincero o un proiettare se stessa negli altri per potersi guardare da fuori e credere di aver raggiunto quel loro stesso momento? L’ansia e l’energia della gioventù di Anais, che sembrava vivere nella più totale libertà, si scontrano con il mondo di Emilie che, essendo così com’è, rimette in discussione tutto.
È forse la trentenne ad essere imprigionata in quel limbo fatto di corse, mentre l’adulta è finalmente più completa e libera da tutto? Probabilmente è quello che tutti dovremmo domandarci pensando alla vita dopo i 50.

Valeria Bruni Tedeschi e Anaïs Demoustier, con le loro età, caratteri e modi diversi di essere e di fare, si sposano perfettamente sullo schermo, riportando un amore tenero e sensuale, che s’immerge nei paesaggi e nelle luci dell’estate francese che qui fa da sfondo naturale a tutta la pellicola.
Un film che inizia correndo ma che trova il tempo di fermarsi a guardare, pensare ed emozionare; una storia di grande leggerezza tutta portata sulle spalle delle due splendide attrici coprotagoniste. Gli amori di Anais, Les amours d’Anais in lingua originale, è una storia di donne e di passioni, di musica, vita e colori.
La pellicola sarebbe da guardare preferibilmente nella sua versione originale, se si vuole ascoltare la splendida voce di Valeria Bruni Tedeschi, che nella versione italiana, per motivi tecnici e tempistici, con suo grande rammarico, è stata doppiata.