Penso che quello che è successo in Irlanda sia una di quelle storie di interesse permanente. Rivela come la lotta per l’indipendenza sia stata contrastata nel momento del suo successo da una potenza coloniale

Ken Loach

Il vento che accarezza l’erba: trama

Irlanda, 1920. I due fratelli Damien (Cillian Murphy) e Teddy (Pádraic Delaney) O’Donovan, si arruolano per  combattere contro gli inglesi nella guerra d’indipendenza.
Lo scontro porterà alla firma di un trattato con gli inglesi, ma la vittoria è solo apparente.
I due fratelli si troveranno su posizioni opposte.  Come loro, le famiglie irlandesi si divideranno in tutta la nazione tra chi giudica il trattato come una vittoria e chi, invece, come una resa.
I due protagonisti dovranno scegliere tra l’amore per la patria e quello della propria famiglia.

l vento che accarezza l’erba: la questione irlandese secondo Ken Loach

Il diciannovesimo film di Ken Loach vincitore della Palma d’Oro a Cannes nel 2006 non parla solo di politica e di storia.

Al centro del racconto c’è la “questione irlandese”, ma la pellicola è un inno all’inseguimento dei propri ideali. Al coraggio, con tutto quello che può comportare la voglia di riscatto. Infatti, la vera protagonista del lungometraggio è la violenza. Loach ci mostra che, come al solito, a pagare il prezzo di una guerra è la povera gente e, inoltre, quanto possa essere ottusa la crudeltà.  

Il titolo originale è “The wind that shakes the barley (“Il vento che scuote l’orzo”), un verso tratto dagli scritti del poeta irlandese Robert Dwyer Joyce.

Arduo era per le parole di dolore prender forma, spezzare i legami che ci vincolano. Ma ancor più arduo sopportar l’onta delle catene straniere che ci legano. E così dissi: la valle nella montagna cercherò al mattino presto per aggiungermi ai coraggiosi uomini uniti, mentre dolci venti scuotono l’orzo.

R.D. Joyce

I versi della sua poesia del 1861 sono stati trasformati in una canzone, un mix tra canto d’amore e di protesta (rebel song) abbinata alla melodia “The old love and the new love“.  “L’orzo che si muove nel vento”  è il simbolo dei ribelli irlandesi del 1798, noti come “croppy boys”. Soprannome derivato dal taglio di capelli: anziché indossare i “parrucconi” aristocratici, i ribelli si distinguevano per un’acconciatura corta.
In quel periodo in Irlanda bastava portare i capelli così per essere sospettati di appartenere agli United Irishmen e rischiare di venire arrestati, torturati e addirittura uccisi sul posto.

I “croppy boys” avevano in tasca delle razioni di cibo e sembra che sulle fosse comuni dove venivano seppelliti, crescesse l’orzo germogliato dalle vettovaglie che tenevano con sé. Lo spirito del nazionalismo irlandese, dunque, non poteva essere distrutto. Risorgeva dalle proprie ceneri, il seme dell’indipendenza tornava a rinascere.

Ken Loach sceglie questo titolo, perciò,  non solo per indicare la stagione estiva in cui l’orzo germoglia,  ma anche per onorare il dolore di chi lotta per i propri ideali. Per chi combatte per il proprio credo a costo di rimetterci la vita.  

Avremmo potuto spingerci oltre? Bene, abbiamo fatto il film che sentivamo di dover fare… che dovevamo fare. Quindi no, non c’era altro punto in cui volevamo andare. Abbiamo solo sentito che, per quei due uomini e per quella colonna, quella era la storia. Questa era la storia. Perché si sa, implicito nel film è il fatto che i repubblicani perderanno, che verrà istituito lo Stato libero. Quindi, in un certo senso, questa è la fine di quella storia per loro e la tragedia raggiunge la sua conclusione quando Damien viene colpito. E, mentre cade, quelle idee cadono davvero con lui

Ken Loach

All’uscita del film,  il regista inglese fu tacciato in patria (e non solo) di essere filoterrorista, dimenticando che  l’impegno civile nel fare cinema per Ken Loach significa aderire il più possibile alla realtà.  Lui non scende a compromessi con la storia, ma utilizza la vicenda personale (non realmente accaduta) dei fratelli O’Donovan  per proiettare lo spettatore nel clima dell’Irlanda degli anni ’20.  

Loach sceglie di raccontarci l’epopea dell’isola smeraldo non attraverso le gesta dei protagonisti della “questione irlandese” come Michael Collins, ma con la voce dei giovani volontari che si sono arruolati per l’amor patriae.

Il merito della verosimiglianza dei fatti va anche al suo collaboratore di sempre Paul Laverty che firma insieme a lui una sceneggiatura potente.  

In realtà, non c’è alcun schieramento politico da parte di Ken Loach. L’autore mostra, in maniera nuda e cruda, quanto possa essere lacerante il cammino verso la democrazia e quanto sia necessario il fuoco della libertà per inseguire un ideale.  
Una fiamma che soprattutto in gioventù ha il suo massimo ardore. E sono proprio i giovani volontari a stare a cuore al regista. Indimenticabili le scene in cui i partigiani irlandesi distesi a terra pronti all’agguato, spiccano tra la brillante  brughiera. Il vento del cambiamento accarezza sia loro che l’erba verde della loro terra.

La guerra ai terroristi è il cliché attuale e questo è un film su persone che, all’epoca, erano considerate terroristi […] Potrebbe solo essere controverso.

Ken Loach

Loach e Laverty lasciano libero lo spettatore di scegliere e di schierarsi.
Il vento che accarezza l’erba non è una semplice esposizione dei fatti; ma gli autori utilizzano delle scene di dialogo e di confronto sparse per tutta la durata della pellicola per creare l’immedesimazione tra pubblico e personaggi.
Ascoltando i loro pensieri e le loro opinioni, lo spettatore può decidere da che parte stare. Indubbiamente uno dei talenti del regista inglese è quello di riuscire a creare parallelismi tra eventi passati e il presente. Perché, in fondo, la storia si ripete sempre e certi orrori non cambiano mai.

In questo film Ken Loach è quasi un documentarista per come tratta la parte storica, ma col suo talento da cineasta riesce a essere allo stesso tempo crudo e a commuovere arricchendo la narrazione con emozioni forti. Come, ad esempio, la tormentata storia d’amore tra Damien e Sinead (Orla Fitzgerald). La donna sarà una delle persone più colpite dall’orrore della guerra, perdendo sia il fratello che l’uomo che ama.  Chissà quante Sinead ci sono state in quegli anni e che hanno perduto quanto di più caro avessero!
Ken Loach  scava nella psicologia dei personaggi per raccontare  un’intera nazione.

Il vento che accarezza l’erba è un film drammatico, ma Ken Loach è riuscito a coniugare perfettamente momenti d’azione con quelli sentimentali.

Nel conflitto (prima quello per l’indipendenza, poi quello civile) furono molte persone a perdere la vita. I paramilitari che si occupavano della resistenza irlandese portavano il nome di “Black and Tan” (i “neri”) a causa del colore delle loro uniformi.  Il ministro della propaganda nazista Goebbels fu fortemente ispirato dalla loro brutale violenza tanto da volerne produrre un film. Lui non ci è mai riuscito, ma Ken Loach qualche anno più tardi, ci mostra la loro immotivata crudeltà, non celando di parteggiare per gli oppressi.

Però, dopo la firma del trattato, si cambia registro.
Il regista vuole solo evidenziare quanto il potere sia distruttivo.
E’ la violenza a comandare, non ci sono più né buoni né cattivi. I nuovi ”padroni” hanno il proprio esercito;  i ribelli si dileguano. Ed è proprio in questa parte del lungometraggio che Ken Loach non prende posizione, ma lascia che sia lo spettatore a capire da quale parte stare. In fondo, non ci sono né vincitori né vinti. Lo stesso Teddy, da sempre leader carismatico e idealista, si macchierà di azioni terribili. Le stesse azioni che lui , in prima linea,  aveva fortemente combattuto ai tempi della guerra d’indipendenza.

Il Vento che accarezza l’Erba è ambientato nella Contea di Cork e, anche per questo, Ken Loach ha deciso di girare proprio lì il film. Ad aderire all’IRA, furono contadini e proletari. Il regista ha optato per utilizzare per lo più persone del territorio, dalla troupe alle comparse. Questo perché voleva raccontare la loro storia.
E’ una ferita ancora aperta e sono i nonni, gli zii delle persone che hanno partecipato alle riprese che si sono uniti alla resistenza e hanno combattuto per la democrazia di oggi. Lo stesso protagonista Cillian Murphy è di Cork. Suo nonno fu colpito in un agguato e un suo cugino morì in battaglia a 17 anni.

Ormai siamo abituati a vedere lo straordinario attore irlandese munito di coppola grazie al personaggio di Thomas Shelby di Peaky Blinders che ha incoronato il suo talento. Ma dopo aver vestito i panni di Damien O’Donovan, Cillian Murphy ha confessato di essere diventato un attore migliore. In effetti, ci ha regalato una performance incredibile. Bastano i  suoi occhi blu per far emergere il dramma ne Il vento che accarezza l’erba. Il suo volto racconta più dei dialoghi. L’attore ha rivelato di aver fatto almeno cinque provini prima di avere la parte. Si trattava di audizioni molto rigorose e ricche d’improvvisazione. In effetti, è proprio questa la tecnica di Ken Loach.

Non gli piace parlare molto dei suoi metodi di lavoro, ma gli attori lo adorano. Non ti dà la sceneggiatura delle riprese. Lo script c’è, non si improvvisa. Ma lui ti dà solo gli elementi di base, e  gira le scene in ordine cronologico. E il set è privo degli eccessi dei set cinematografici: non ci sono roulottes, camion. Nessun trucco a meno che non sia essenziale… le cineprese sono molto lontane, usano un obiettivo lungo e Ken non grida mai “Azione!” O “Stop!”.  È tutto progettato per ottenere le migliori prestazioni possibili. Anche i non professionisti possono lavorare in questo modo perché non ci sono segni o movimenti rigorosi da ricordare… puoi muoverti liberamente, come ti guida il personaggio

Cillian Murphy

La scelta della storia è stata dettata anche dal budget. Poiché Loach e il suo team non avevano i soldi per ricostruire gli scontri più grandi della guerra, hanno scelto di concentrarsi sulla guerriglia delle colonne volanti dell’IRA. Ma, per aumentare il realismo degli eventi, il regista ha omesso di raccontare fino all’ ultimo momento che direzione avrebbero preso i personaggi. Ad esempio, Cillian Murphy non sapeva chi fosse il traditore tra i partigiani. Il suo stupore nella scena del  film in cui c’è la rivelazione, in questo modo, risulta ancora più autentico.

Cillian Murphy e Ken Loach sul set

 Sono anche queste scelte di direzione artistica che rendono Ken Loach un regista unico. Uno dei più grandi cineasti viventi. Lavorare con lui è una grande sfida per ogni attore che, in questo modo, dà il meglio di sé e si sente ispirato. Nei suoi film ci sono sempre straordinarie performance che incollano lo spettatore. Il suo cinema-verità politico è sempre attuale e di grande impatto emotivo.
Sono passati cento anni dalla guerra d’indipendenza irlandese eppure in pochi hanno portato al cinema quel periodo storico. Il film di Ken Loach con l’epopea degli O’Donovan ci dimostra come il rapporto tra Caino e Abele è sempre attuale.

In termini di cinematografia, osservazione è la parola chiave. La telecamera è come un osservatore in un angolo della stanza. Deve essere empatico, comprendere i dilemmi delle persone, condividere i loro sentimenti.  L’osservazione non deve essere sprezzante o fredda, ma umana. Lo stesso vale per il modo in cui viene mostrato un paesaggio. Se lo inquadri in modo tale da sembrare bello, lo svaluterai. È implicito nell’azione e la bellezza deriva dal paesaggio  semplicemente perché è proprio lì. Non devi far sembrare qualcosa speciale, né una cosa separata. Allo stesso modo, devi osservarlo con una sorta di umanità. Può sembrare un po’ pretenzioso parlarne con queste parole, ma è così che lo si osserva e lo si riconosce.

Ken Loach

Ed è proprio per come Ken Loach osserva il mondo e ce lo mostra che i suoi film sono assolutamente necessari. La storia di uno, diventa la storia di molti. Il suo cinema si puo’ definire solo così: indispensabile.