Prometeo ha rubato il fuoco agli dei e lo ha dato all’uomo. Per questo, fu incatenato ad un masso e torturato per l’eternità
Con questa premessa si apre l’ultima fatica di Christopher Nolan, Oppenheimer.
Incentrato sulla vita del padre della bomba atomica Robert J. Oppenheimer (magistralmente interpretato dall’irlandese dagli occhi di ghiaccio Cillian Murphy).
Il film è già entrato nella storia: è il biopic con il maggiore incasso cinematografico di sempre.
Il regista britannico è riuscito a mettere d’accordo critica e pubblico ottenendo un successo da blockbuster con una pellicola d’autore di ben tre ore.
Sicuramente è stata fatta un’ottima campagna di marketing che ha fatto crescere l’hype per l’uscita del film. Che, purtroppo, solo in Italia è avvenuta un mese più tardi rispetto al resto del mondo, evitando l’ormai leggendario scontro con Barbie su cui migliaia di meme sono stati creati, tanto da dar vita al fenomeno Barbenheimer con tanto di trailer del crossover.

Ma al di là dell’azzeccata promozione, Oppenheimer è uno dei migliori film di Nolan che ci mostra la maturità della sua penna e della sua cinepresa. La pellicola è un viaggio emozionante nella vita uno dei più grandi scienziati mai esistiti, raccontata smontando i canoni del genere biopic e con il particolare utilizzo del tempo a cui il regista ci ha abituati sin dai suoi esordi.
La prima inquadratura contiene l’essenza di tutto il film.
Da una goccia di pioggia si originano onde concentriche in un laghetto e Oppenheimer le fissa. Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. E anche qualcosa di così piccolo, può avere conseguenze a lungo raggio, sia nel tempo che nello spazio.
Come l’intuizione geniale di un fisico che dà origine a un’invenzione che cambierà il mondo. Come un neutrone libero che dà il via a una reazione a catena in una bomba atomica.
Ho scritto la sceneggiatura in prima persona, cosa che non avevo mai fatto prima. Non so se qualcuno l’abbia mai fatto o se sia qualcosa che la gente fa o non fa… Il film è quindi sia oggettivo che soggettivo
Christopher Nolan
Fissione e Fusione: due diversi modi di produrre energia nucleare che Nolan utilizza come metafora per la struttura della sceneggiatura di Oppenheimer.
Fissione

Le scene a colori sono quelle che raccontano la vita del fisico dal suo punto di vista.
La sua formazione, la sua curiosità scientifica, la sua intimità, la sua passione politica. Ma anche la sua dimensione pubblica, la caduta, il martirio e il suo tentativo di rimediare agli effetti della sua creazione.
Con ellissi temporali si alternano le varie vicissitudini del prometeo americano, mostrandoci la grandezza della sua mente e la fragilità della sua anima.
Fusione

Le scene in bianco e nero ci raccontano gli eventi da un punto di vista oggettivo in cui Robert Downey Jr. , spogliatosi dell’armatura di Ironman, diventa il co-protagonista del film regalandoci una performance straordinaria.
Il premio Oscar interpreta Strauss: il presidente dell’AEC, la Commissione per l’energia atomica degli Stati Uniti d’America è un arrivista, un self made man con manie di grandezza e con tanti complessi di inferiorità nei confronti degli scienziati da cui è circondato.
In questa lunga parte in bianco e nero, la pellicola diventa un vero e proprio legal degno del miglior Grisham. Al centro delle vicende c’è la nomina di Strauss a Segretario al Commercio da parte del presidente Eisenhower che diventerà il palcoscenico dove emergeranno le sue malefatte. Strauss, approfittando degli scheletri nell’armadio di Oppenheimer legati a simpatie comuniste, mise in moto una macchina del fango punitiva per il fisico newyorkese.
Il suo obiettivo era di demolire la sua figura. Di umiliarlo appositamente per scopi personali.
Queste due parti ben distinte, scatenano una vera e propria reazione a catena di emozioni forti nello spettatore. Seppur Oppenheimer sia un film verboso e ricco di dialoghi con scelte registiche autoriali, la bellissima sorpresa di questo capolavoro nolaniano è stata la lunga coda per entrare nelle sale cinematografiche.
Tanti, tantissimi giovani, hanno riempito poltrone che sono state vuote a lungo e sono rimasti incollati al grande schermo nonostante la durata scoraggiante del film.
Oppy, tu vedi oltre il mondo in cui viviamo. E c’è un prezzo da pagare per questo
Leslie Groves
Nolan ha scritto la sceneggiatura di Oppenheimer a partire dal libro di Kai Bird e Martin J. Sherwin Un Prometeo americano, ma la sua visione del film era ben chiara nella sua mente. E, come al solito, ne ha curato ogni minimo dettaglio.
Da sempre amante dell’ IMAX (una tecnologia cinematografica di grande formato con un rapporto d’aspetto più ampio rispetto a quelli convenzionali) e refrattario nell’utilizzo della CGI, il regista britannico ha fatto delle scelte ben precise.
Nolan ha optato per un mix unico a livello fotografico: una pellicola IMAX da 65mm normale e un 70mm ad alta risoluzione per privilegiare i dettagli. Ha chiesto a Kodak e FotoKem di creare per lui una pellicola per IMAX in bianco e nero, cosa mai accaduta per un film.
La sua scelta risulta di forte impatto, soprattutto va a privilegiare la sua regia incentrata su primissimi piani e dettagli. Gli occhi cristallini di Cillian Murphy dicono più di mille parole e tutta la sua interpretazione viene enfatizzata da un formato così speciale.

L’ambizione e la vanità di Oppenheimer sono sottolineate dalla scelta cromatica delle immagini. Più svaniscono questi aspetti del suo carattere, più i colori sbiadiscono.
Dal calore dei gialli e dei rossi della prima parte (che culmina con il Trinity test) si passa agli azzurri e ai grigi dell’udienza a porte chiuse in cui la figura del fisico viene infangata. La stessa scelta del bianco e nero per la narrazione oggettiva è necessaria per raccontare la vita di un uomo scomodo in maniera adamantina, a mo’ di documentario.
Immaginiamo un futuro e immaginarlo ci inorridisce. Non la temeranno finché non la capiranno. E non la capiranno finché non l’avranno usata. La teoria arriva fino a un certo punto. Ci meritiamo fiducia per un’arma simile? Ma non abbiamo scelta.
Robert J. Oppenheimer
E’ difficile riuscire a comprendere le sfide e gli straordinari dilemmi morali che Oppenheimer si trovò ad affrontare. Il film pone importanti domande etiche e filosofiche sull’uso della scienza e della tecnologia, alimentando una riflessione profonda sulle conseguenze delle nostre azioni.
Ciò contribuisce a rendere Oppenheimer un’opera cinematografica di grande rilevanza sociale e umana. Nel fisico dalla forte volubilità emotiva convivevano genio e sregolatezza e Nolan riesce perfettamente a mostrarci la sua fragilità.
Colpisce quanto un uomo così brillante, possa essere stato, allo stesso tempo, ingenuo.
Come può un uomo di questo calibro, che ha visto così tanto, essere così cieco
Lawrence
Stupisce come lo scienziato si lasci prendere dalla corsa all’atomo per battere i nazisti senza rendersi conto del peso che sarebbe presto ricaduto sulle sue spalle. Anche nel privato, non si cura di nascondere le sue simpatie politiche o le sue amanti. Oppenheimer si sente intoccabile, ma non lo è.
Sentirà il sangue giapponese sulle sue mani per tutto il resto della vita e il suo scomodo passato verrà usato come ricatto e come arma contro di lui. Il fisico si ritrova travolto dagli eventi senza via di scampo. La bomba è la sua vita, così autodistruttiva.

Robert, non faccia esplodere il mondo!
Leslie Gloves
A proposito di bomba, non si può recensire Oppenheimer senza parlare della sequenza che vale il costo del biglietto: il Trinity Test.
Apparentemente, Christopher Nolan ha ricreato la prima detonazione di un’arma nucleare senza usare CGI. Di solito, le detonazioni reali vengono filmate utilizzando una tecnica chiamata “radiografia flash” che permette di catturare la dispersione delle particelle. Il regista britannico ha scelto di girare la scena del test nella stessa area in cui è stata testata la prima esplosione di plutonio al mondo: 338 km a sud di Los Almos, nel New Mexico.
Per filmare la detonazione sono stati utilizzati un lampo di fuoco, un’esplosione e del fumo nero. La finta bomba, invece, è stata realizzata creando un globo d’acciaio di grandi dimensioni ed esplosivi convenzionali. Ma l’eccellente risultato finale è sicuramente merito dello specialista degli effetti visivi, Andrew Jackson, che ha lavorato centinaia di ore per rappresentare al meglio la magia del Trinity Test.

La sequenza della detonazione è una delle più belle di sempre. Nolan sfodera tutta la sua maestria nel rivelarci la scoperta che ha cambiato per sempre il corso dell’umanità. E lo fa mostrandocela prima attraverso lo sguardo dei protagonisti della storia, poi giocando con il sonoro in una sequenza adrenalinica e allo stesso tempo poetica.
Si rimane ipnotizzati e sul volto di Oppenheimer sembra leggersi una citazione kubrickiana, “come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba”… Ma questo amore svanirà ben presto e la vita del fisico dopo la Seconda Guerra Mondiale sarà incentrata su una lotta al disarmo che lo consumerà per il resto dei suo giorni.
Ora sono diventato Morte, il distruttore dei mondi
R.J. Oppen heimer
La bomba atomica era per Oppenheimer una necessità. La sua voglia di mettere a punto la scoperta, superava di gran lunga la consapevolezza del suo scopo. Se non l’avesse fatta lui, ci avrebbe pensato un altro scienziato. Ma dopo lo sgancio su Hiroshima e Nagasaki, il fisico fu schiacciato dal peso della sua coscienza.
Pronunciò poco dopo queste parole: “Sapevamo che il mondo non sarebbe mai più stato lo stesso. Qualcuno scoppiò a ridere, un paio si misero a piangere, ma la maggior parte di noi rimase in silenzio. Fu allora che mi tornò in mente quella frase del Bhagavadgītā, il testo sacro indù, nella quale Vishnu cerca di ricordare al Principe i suoi doveri. Per convincerlo, il dio assume la sua forma con quattro braccia ed esclama ‘Ora sono diventato Morte, il distruttore di mondi’. Bene o male, credo che allora lo pensassimo tutti”.
Nolan, anche in questo caso, fa una scelta interessante. Per la prima volta si cimenta in scene di sesso ed è proprio durante il primo rapporto del prometeo americano con Jane Tatlock ( Florence Plugh) che il protagonista pronuncia la famosa citazione del testo sacro indù. Oppenheimer la legge direttamente dal sanscrito, mentre la passione brucia tra lui e Jane. Cillian Murphy per prepararsi alla parte si è cimentato nella lettura del Bhagavad Gita, per riuscire a entrare in sintonia col pensiero del padre della bomba atomica.
Non fatemi più rivedere quel piagnone!
presidente Truman
Il cast di Oppenheimer è stellare e in stato di grazia. Come le guest stars nei film di Wes Anderson o Terrence Malick, grandi attori appaiono anche solo per un battito di ciglia pur di lavorare col regista di Interstellar.
La scena più potente del film è affidata a un cameo del premio Oscar Gary Oldman, che rende ancora più grottesco il Presidente Truman. La scena tra il fisico in crisi e il presidente munito di fazzoletto bianco per asciugare le mani sporche di sangue, è da ovazione.

Un altro premio Oscar che si accontenta di scarsi 4 minuti di presenza sul grande schermo è Rami Malek. Ma è impossibile non citare per i ruoli minori anche Kenneth Branagh, Josh Hartnett, Casey Affleck, Jason Clark, Matthew Modine, Benny Safdie che, pur avendo piccole parti, restano scolpiti nella mente dello spettatore.
Nolan, bisogna ammetterlo, è sempre stato un po’ debole nella scrittura dei personaggi femminili. Sicuramente in Oppenheimer ha fatto dei passi avanti. Seppure non ci fosse molto spazio da dedicare alle due donne più importanti della vita del fisico, il regista è riuscito a cogliere l’essenza della moglie Kitty ( Emilie Blunt) e dell’amante, Jane Tatlock. Florence Plugh ha poche scene, ma intense. Si mette a nudo davanti alla cinepresa, così come il suo personaggio tormentato davanti a Oppenheimer. Emilie Blunt incarna alla perfezione una donna tenace, complicata,volubile e consapevole delle debolezze del marito.
Ma è proprio Cillian Murphy a essere in parte come non mai in un film da protagonista. Alla quinta collaborazione con Nolan, finalmente ha il ruolo principale sulle sue spalle e porta sul suo viso scavato e nel suo fisico emaciato tutta la potenza dello scienziato newyorkese. Fa piacere che il suo talento possa essere apprezzato a livello mondiale come protagonista, dopo tanti anni di successi teatrali e dopo la consacrazione delle sue doti recitative nel piccolo schermo grazie a Tommy Shelby in Peaky Blinders.
La sua magnetica interpretazione nel film dell’anno è semplicemente da Oscar. Così come quella di Robert Downey Jr che ritiene che Oppenheimer sia la pellicola migliore che lui abbia mai fatto.

A completare il cast eccezionale, c’è Matt Damon ( l’irritante generale Leslie Groves) che torna a lavorare col regista inglese dopo Interstellar. Le scene che divide con il protagonista, sono spesso dei siparietti ricchi di battute taglienti e divertenti. Tra l’altro l’ex Jason Bourne per entrare nella parte ha confessato di aver avuto lunghe conversazioni con il nonno di Ben Affleck, un ex Marine che ha combattuto durante la seconda guerra mondiale.
L’algebra è come la musica. La domanda non è come si scrive, ma se la senti. Lei la sente la musica, Robert?
Niels Bohr
E a proposito di musica, una menzione alla colonna sonora di Ludwig Göransson, è d’obbligo. Alla seconda collaborazione con Nolan dopo Tenet, il compositore mescola la strumentazione elettronica con gli archi generando un mix di forte impatto emotivo. La musica è un elemento fondamentale in questo film, in effetti è quasi onnipresente! ( c’è per ben due ore e mezza della durata complessiva).
Göransson utilizza le note come se fossero neutroni. Si moltiplicano, producendone altre e, lentamente, creano una colonna sonora che ti entra in testa e che resterà facilmente riconoscibile nel tempo.
Oppenheimer…Guru sfinge dell’atomo. Nessuno sa in che cosa credi. E tu?
Chairman Magnuson

La bomba atomica è stato un affare più militare che scientifico. La “figlia” di Oppenheimer, di fatto, cambia solo in peggio il mondo. E lui a questo non ci aveva pensato. Anzi, credeva che con la sua costruzione non ci sarebbero state più corse agli armamenti, che sarebbe stata la fine delle guerre.
Ma la bomba A ha dato origine alla bomba H. La minaccia del nucleare c’è ancora oggi; la reazione a catena si è effettivamente innescata. E’ questa l’eredità di Oppenheimer. E questo il fisico lo ha capito dopo l’attacco al Giappone. Nolan sceglie di mostrare questa sua consapevolezza nella scena conclusiva del film. Un dialogo breve, ma intenso tra Einstein e Oppenheimer. Una delle chiuse più belle di sempre. Un finale col botto!