Spesso l’ironia può rivelarsi una giusta strada da percorrere per ideare da zero un’avventura volta a rivendicare libertà e diritti. In Barbie, Greta Gerwig ci ha provato, veicolando sensibilità ed emancipazione, uguaglianza e parità di genere attraverso uno dei simboli della cultura pop.
Barbie, infatti, non è solo la bambola più famosa del mondo, ma nei decenni è stata spesso considerata come un’effige antifemminista per via dei canoni estetici o sociali che rappresenta.
Scritto a quattro mani da Noah Baumbach e Greta Gerwig (anche regista), Barbie è nelle sale dal 20 luglio ed è prodotto da Heyday Films, LuckyChap Entertainment, Mattel e distribuito da Warner Bros.

Barbie inizia in modo dirompente sfruttando l’ironia e il sarcasmo di una voice over (Helen Mirren), che racconta la metamorfosi di una Barbie genericamente stereotipata e mostra un Ken desideroso di far risaltare la sua identità maschile. La voce fuori campo ha anche la funzione di coinvolgere lo spettatore attraverso alcune battute sferzanti, che spesso provocano “l’abbattimento della famosa quarta parete”.
Malgrado abbia impiegato diversi anni prima di vedere la luce, Barbie è a metà strada tra una commedia e un musical. Gerwig e Baumbach ci filmano di una Barbie stereotipo che inizia a manifestare dilemmi esistenziali, prende consapevolezza di sé e delle sue contraddizioni abbracciando atteggiamenti più umani che “da bambola”. La miccia di questa metamorfosi è proprio la battuta «avete mai pensato di morire?» pronunciata dalla stessa protagonista, durante uno dei suoi fantasmagorici party in rosa.
Barbie è un live action che mette sul piatto la discrepanza tra Barbiland e il mondo reale, poi cerca di sviluppare tematiche femministe e critica sociale al sistema patriarcale, tuttavia nella seconda metà del film non vengono approfondite del tutto.
Insieme all’emancipazione e all’uguaglianza si va a inserire anche il rapporto madre-figlia tra Gloria (America Ferrera) e Sacha (Ariana Greenblatt), che non viene affrontato fino in fondo e sfuma semplicemente per dare spazio alla storia principale.

Per lo stesso motivo anche il personaggio dell’amministratore delegato Mattel (interpretato da Will Ferrell) sembra essere un villain poco funzionale alla storia e un po’ superficiale, del quale ci si dimentica presto. Nonostante ciò, i protagonisti riescono a vestire perfettamente i panni delle iconiche bambole senza risultare stucchevoli o innaturali. Per dirla tutta il Ken Ryan Gosling è un personaggio ben sviluppato che, per quanto sia la spalla di Barbie, riesce a guadagnarsi il suo posto sulla scena.
Barbie risulta essere un gradevole film di matrice commerciale in cui la fotografia luminosa di Rodrigo Prieto (La 25ª ora, I segreti di Brokeback Mountain, Killers of the Flower Moon) esalta l’ambientazione ludica e artificiale, mentre scene come il viaggio di Barbie e Ken verso il mondo reale strizzano l’occhio all’estetica di un Technicolor che è appartenuto ai teatri di posa. A conti fatti Barbie si rivolge ad un ampio pubblico, sebbene i contenuti presenti nel film siano tendezialmente affrontati con quell’ironia sarcastica che si rivolge più coerentemente ad una platea un po’ più adulta che (forse) avrà provato un pizzico di nostalgia.
Barbie: di che parla?

Con un inizio che cita un caposaldo del cinema contemporaneo, il film sfrutta la scena d’apertura di 2001: Odissea nello spazio per delineare l’inizio di un’epoca in cui prende piede una bambola con fattezze adulte e che veste i panni di una emancipata “donna Barbie” nella sua prima versione del 1959.
Da questo momento in poi inizia la storia di Barbie stereotipo (Margot Robbie) che, convive a Barbieland con altre numerosissime Barbie. Il luogo in questione è dominato dalle tinte pastello, dall’inconfondibile rosa e da Barbie che svolgono lavori di potere e vincono premi Nobel, portando avanti una società in cui i Ken (Simu Liu, Kingsley Ben-Adir, John Cena, Scott Evans, Ncuti Gatwa), insieme al protagonista interpretato da Ryan Gosling, sono un accessorio – o un sempre numero due, come canta lui stesso.
Tutto ciò che appare patinato, però, ha un risvolto della medaglia e anche a Barbieland ogni festa che sembra perfetta è destinata ad essere offuscata dalle crisi esistenziali di Barbie stereotipo. Quando la protagonista non riesce più a vedere il mondo come faceva prima, decide di lasciarsi guidare da Barbie stramba (Kate McKinnon) e intraprendere un viaggio alla scoperta del mondo reale, accompagnata da Ken. Barbie scoprirà come il mondo reale sia ben diverso dall’idilliaco Barbieland…
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