Nelle sale cinematografiche dal 15 novembre, La ballata dell’usignolo e del serpente è l’ultimo film della saga distopica Hunger Games ed è ambientato 60 anni prima gli eventi con al centro Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence).

La neve si posa in cima

Coriolanus Snow

Questo prequel risponde a un grande quesito: “Come sono nati gli Hunger Games?”

Tratto dall’omonimo romanzo di Suzanne Collins,  al centro della storia c’è lo storico villain della saga, Coriolanus Snow.
Il volto del dittatore di Panem, fino ad ora, era sempre stato quello di Donald Sutherland.
In questo tuffo nel passato è il talentuoso Tom Blyth a mostrarci l’evoluzione di un personaggio temuto e odiato nell’epopea della Ghiandaia Imitatrice.

La scelta di raccontare l’origine dei giochi dal punto di vista del cattivo è sicuramente interessante. Gli antagonisti, quando scritti e interpretati bene, hanno un fascino oscuro immortale e vengono amati infinitamente dal pubblico.
Si pensi a Darth Vader in Star Wars, ad esempio, con tre episodi dedicati all’involuzione di Anakin Skywalker.

I villains, per natura, restano nell’ombra. Fanno da contraltare all’eroe destinato a vincere. Proprio per questo, la scelta di avere come protagonista un antagonista è intrigante. La decisione di concentrarsi su un personaggio come il Presidente Snow potrà non essere apprezzata da tutti, in quanto la sua storia non ha sicuramente la stessa potenza dei capitoli precedenti. Però, La ballata dell’usignolo e del serpente è un buon film, uno young adult che intrattiene con piacere e che può essere amato sia dai fans di Hunger Games sia da chi viaggia a Panem per la prima volta.

La trama di Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente è divisa in tre atti, come una tragedia greca.
Ascesa, apice e caduta di Coriolanus Snow che da ragazzo pieno di sogni e speranze, si trasforma in un arrampicatore sociale senza scrupoli.

Il prequel è affascinante proprio per questo: seguiamo dall’inizio la storia di un villain, vedendo il mondo attraverso i suoi occhi. Pur non provando empatia con lui, assistiamo alle sue scelte con trasporto. La pellicola è il ritratto di un personaggio ambiguo e complesso che supera, progressivamente, ogni morale.  
Snow è dotato di fascino e intelligenza acuta e che, una volta tentato dalle lusinghe del potere, non torna più indietro.

Hunger games – La ballata del serpente e dell’usignolo: trama

Il diciottenne Coriolanus Snow è l’ultima speranza per il buon nome della sua casata in declino: un’orgogliosa famiglia caduta in disgrazia nel dopoguerra di Capitol City.  
Con l’avvicinarsi della decima edizione degli Hunger Games, il giovane teme per la sua reputazione,  perché viene scelto come mentore di Lucy Grey Baird (Rachel Zegler) del 12° distretto ( lo stesso di Katniss). Insieme dovranno conquistarsi il favore del pubblico, perché si è deciso di trasformare quello che era un sacrificio in un grande spettacolo.

La forza fisica non è il punto forte della gracile ragazza, ma il suo talento con la chitarra e nel canto sono un grande punto a favore per quanto riguarda l’intrattenimento.
Quando Lucy Grey magnetizza l’intera Panem cantando con aria di sfida alla cerimonia della mietitura, Snow comprende che può sfruttare la situazione.
Unendo i loro istinti per lo spettacolo e l’astuzia politica, i due mireranno alla sopravvivenza dando origine a una corsa contro il tempo che decreterà chi è l’usignolo e chi il serpente.

ll giovane Snow nel prologo non è nè buono nè cattivo. E’ semplicemente disposto a fare tutto il possibile per riprendersi il suo posto nella società di Capitol City. Quello di Panem, di fatto, è un mondo in cui se non si uccide si viene uccisi, anche ai piani alti. Perciò, non stupisce affatto la brama di potere di Coriolanus. Ed è emozionante vederlo mentre scopre lati sconosciuti e coraggiosi della sua personalità. Questo accade soprattutto grazie a Lucy con cui ha quasi immediatamente una grande complicità. Un legame che sembra promettere un futuro romantico tra i due, ma quando si raggirano le regole di un sistema crudele, si va incontro a punizioni dolenti.

Infatti, l’amore per la ragazza e per la vittoria spingono Coriolanus a barare ai giochi.
Nell’arena avrà luogo un duello all’ultimo sangue, ma il ragazzo pagherà cara la sua scelta con un esilio da Capital City.
I destini dei due giovani, a questo punto, sono intrecciati in modo indissolubile. Forse l’amore può cambiare il biondo dagli occhi di ghiaccio. O, forse, è impossibile sfuggire alla propria natura.

Come spesso accade, il libro La ballata dell’usignolo e del serpente di Suzanne Collins e il film omonimo presentano alcune differenze. Nel romanzo, l’autrice racconta la storia dal punto di vista del giovane Presidente Snow, offrendo uno sguardo approfondito sui suoi pensieri e motivazioni. Nel film, invece, questo punto di vista interno viene ridotto e la narrazione è più neutrale e concentrata sull’azione.

La penna della Collins descrive a fondo lo sviluppo della relazione tra Snow e Lucy Gray Baird, mentre la pellicola riduce  questa storyline con una fretta che sottrae pathos alla crescita dei sentimenti tra i due. Ovviamente, alcuni personaggi del libro non compaiono nel film o hanno un ruolo ridotto. Ad esempio, nella versione cinematografica, il ruolo del co-protagonista Sejanus Plinth ( Josh Andres Rivera) viene notevolmente diminuito. Inoltre, alcune scene e dialoghi chiave dal libro sono state omesse e abbreviate nell’adattamento per  motivi di tempo.

Come negli altri capitoli della saga, c’è grande sfoggio di costumi e scenografie in Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente, ma il vero punto di forza sono gli attori.
E’ molto bello vedere quanto il premio Oscar Viola Davis si diverta interpretando la Dottoressa Volumnia Gaul, mentore di Snow. Un ruolo davvero insolito per l’attrice fuoriclasse che brilla anche in una parte con un minutaggio ridotto. Insieme allo stratega Casca Highbottom (Peter Dinklage), muove le fila dei burattini che loro stessi hanno creato, nel bene e nel male.

Notevole la performance del prediletto di Wes Anderson, Jason Schwartzman (Lucretius “Lucky” Flickerman), con un’interpretazione divertente, ricca di verve senza diventare una caricatura. Ma sono proprio Blyth e Zegler a stupire. Il protagonista buca lo schermo ed è sia carismatico che ambiguo, il mix letale per il villain perfetto. L’usignolo non poteva che avere la voce della Zegler, che avevamo già apprezzato in West Side Story di Spielberg. Soprattutto quando si esibisce nei suoi sipari musicali, mostra tutto il suo talento. La coppia funziona molto bene sul grande schermo. C’è alchimia e nessuno dei due fa trapelare chi ha davvero il controllo e chi viene manipolato.

Are you, are you, coming to the tree?/ Where they strung up a man they say who murdered tree

Lucy Gray & Katniss Everdeen

Il canto, in questo film, è un elemento fondamentale della trama. 
Le canzoni di Katniss negli altri capitoli della saga erano legati a momenti di dolore o utili  a spronare i ribelli, per lo più erano piacevoli aggiunte alla colonna sonora del film. In questo prologo sono una vera e propria arma di salvezza per Lucy Gray.
Gli Hunger Games sono, in fondo, un grande reality show. Intrattenimento puro, con scopi secondari. La soglia tra realtà e finzione è minima. Gli strateghi mostrano al pubblico solo quello che si vuole e si può mostrare.

Agli albori dei giochi c’era bisogno di renderli più popolari, più visibili. Il popolo deve cominciare a vederli. E qui va un altro punto a favore de La ballata dell’usignolo e del serpente che offre una critica all’intrattenimento a tutti i costi: la politica dell’immagine come strumento di potere.  Tutto può diventare spettacolo, senza limiti. Per questo, bisogna restare umani e mettere da parte la smania di apparire.

A proposito di apparire, per i fans della saga ci sono alcune gustose chicche che compaiono lungo il film. A partire dalla presenza del personaggio di Tigris e ghiandaie imitatrici, fino all’albero degli impiccati e le radici dell’erba saetta (Katniss in lingua originale) . Per non parlare della canzone The Hanging tree che viene cantata da entrambe le ragazze del Distretto 12. Questi piccoli “doni” che collegano il prequel alla saga permettono allo spettatore di godersi ancora di più questo viaggio nel passato.

Rachel Zagler sul set con il regista Francis Lawrence

Alla regia del prologo degli Hunger Games c’è sempre Francis Lawrence, che è stato al timone già di tre capitoli su quattro. La scelta di non cambiare direzione, ha permesso di mantenere omogeneità e dare un senso di continuum tra i vari film. In più, visivamente la pellicola è ricca di rimandi alla saga di Katniss.

La messa in scena riprende quel mondo (l’architettura, la moda, la tecnologia) e sposta la lancetta indietro di sessantaquattro anni. Così tutto è più grezzo, dall’effetto vintage, riciclato da epoche precedenti. Questo fa si che i fans riconoscano una Panem familiare, ma allo stesso tempo diversa quanto basta.

Nel complesso, La ballata dell’usignolo e del serpente è un film godibile e che riesce nell’obiettivo di raccontare qualcosa di nuovo da un punto di vista inusuale. Tra piume e squame, però, si è persa un po’ la strada del cuore. Sapendo già quale sarebbe stato l’epilogo del protagonista, gli sceneggiatori avrebbero potuto approfondire il passaggio al lato oscuro di Snow. Il cambiamento c’è, ma si poteva calcare la mano. Il ragazzo diventa cattivo. Sì, ma non troppo. Da un temibile dittatore senza pietà che beve veleno come fosse acqua fresca, ci si aspettava più spietatezza. Le emozioni, comunque, non mancano e la pellicola non è una pura operazione di marketing. C’è tutto l’amore per la saga di Hunger Games.

Peccato che gli sceneggiatori abbiano studiato, ma non si siano applicati.