Dopo un deludente Napoli velata, Ferzan Ozpetek torna a fare un buon cinema di ispirazione.
Con La Dea Fortuna, il regista italo-turco cavalca una tematica che è stata rivitalizzata da importanti film del 2019: la famiglia e le sue molteplici declinazioni contemporanee.
Ozpetek ci regala un importante lungometraggio moderno e ben fatto, lasciando che tutto si muova secondo una sensibilità genuina e appassionata. 

La dea fortuna: trama del film 

Tutto parte da una festa ripresa dallo smartphone, un momento tenero e gioioso in cui emergono le personalità dei protagonisti. Arturo (Stefano Accorsi) e Alessandro (Edoardo Leo) sono una coppia consolidata, tra compromessi e passioni. L’arrivo improvviso di due bambini, affidati loro da Annamaria (Jasmine Trinca) per qualche giorno, acuisce le micro-fratture dell’animo perpetrate attraverso quindici anni di non detti.
La svolta nella loro routine, rappresentata dalla rimodulazione domestica, seppur per qualche giorno, scopre nervi e fragilità, senso di inadeguatezza e voglia di un nuovo slancio vitale. 
L’intera vicenda del film precipita mille volte e risorge in soluzioni drastiche, sempre attraverso quella sottile ironia caratterizzata dal caso, dalla fortuna o, semplicemente, dall’ineluttabilità della vita che ci porta a ridere dolorosamente e a piangere di gioia. 

La Dea Fortuna ha un segreto, un trucco magico.
Come fai a tenere con te qualcuno a cui vuoi molto bene?
Devi guardarlo fisso, rubi la sua immagine, chiudi di scatto gli occhi, li tieni ben chiusi. 
E lui ti scende fino al cuore e da quel momento quella persona sarà sempre con te. 

 

La dea fortuna: recensione del film

la_dea_fortuna_OzpetekIl mood de La Dea Fortuna è racchiuso tutto in un’affermazione dello stesso Ferzan Ozpetek durante la presentazione del suo ultimo film: “Gay, etero, trans, la vera domanda che la gente dovrebbe porsi nel guardare una coppia è: sono felici?”. La citazione ben rappresenta l’idea e lo spirito del film che non sviscera semplicemente una tematica LGBT, ma s’interroga sull’essere felici attraverso i rebus esistenziali. 

La Dea Fortuna ha uno spunto autobiografico –come ci dice lo stesso regista– ma diventa immediatamente l’occasione per tornare alle atmosfere intime e famigliari de Le fate ignoranti. Le peripezie di coppia sono di nuovo centrali così come le infinite dinamiche di un amore omosessuale. Ora però Ozpetek proietta i suoi protagonisti sulla via che porta all’ invecchiare insieme, con tutte le incertezze d’occasione. 

Tutto si fonda su una percezione più matura della vita e del cinema. Ozpetek sembra ora finalmente libero di snocciolare la sua poetica attraverso il mezzo cinematografico. Domina le inquadrature senza mai prevaricarle in maniera volgare e scontata, fissa il suo sguardo sulle ambientazioni e sulle mille sfaccettature dei personaggi collaterali, rincorre i bambini che giocano, che si ribellano… Un Ozpetek nuovissimo eppure cristallizzato sul suo modo di intendere il cinema. Capace persino di riabbracciare quell’intimo voyeurismo emozionale che lo aveva tanto ispirato nei suoi primissimi film (Il bagno turco, …). 

Ne La Dea Fortuna ogni cosa rasenta la perfezione espressiva. Anche la calibratura minuziosa del prodotto su una audience vasta e reattiva, pur rimanendo una produzione evidentemente caratterizzata dalla totale libertà artistica concessa al regista. Un buon film. Un buon film italiano, bisogna dirlo!