Nocebo è uno di quei film che riporta sullo schermo angosce e paranoie che si abbattono sui protagonisti senza lasciargli via di scampo.
Diretto da Lorcan FInnegan e scritto dallo sceneggiatore filippino Garrett Shanle, Nocebo si pone a metà strada tra il thriller e l’horror psicologico.
Presentato al 40esimo Torino Film Festival nella sezione fuori concorso, sarà a breve nei cinema europei, ma purtroppo per quelli italiani ci sarà ancora da attendere…

Nocebo affronta più tematiche avanzando l’idea di non essere un semplice thriller, ma puntando ad un’escalation di paranoiche visioni e macabre allucinazioni.
La protagonista è Christine (Eva Green), una fashion designer che vorrebbe lanciare definitivamente la sua collezione e che vive in una non specificata periferia con il marito Felix (Mark Strong) e la figlia Roberta (Billie Gadson).
Christine mostra fin da subito una certa instabilità data da strani sogni e ripugnanti visioni: come quella del cane divorato dalle piaghe che, nello scrollarsi il pelo, la ricopre di insetti e la puntura di una di uno di questi la infetta con una sorta di maledizione.
Da questo momento inizia l’incubo della protagonista che viene ”quasi” salvata dalla sconosciuta Diana (Chai Fonacier) che bussa alla sua porta. Un tentativo di salvezza che porta Christine a stare meglio, ma tutto è destinato a cambiare radicalmente portandola ad essere vittima di una vendetta che non prevede compromessi.

Nocebo poggia su un concetto di horror che non punta più di tanto a terrorizzare, ma a comunicare la destabilizzazione della protagonista attraverso incubi e inganni.
Eva Green riesce a dare un’interpretazione indubbiamente riuscita mostrando le espressioni del terrore e della nevrosi portate all’estremo. Così facendo entrano in gioco dei meccanismi psicologici interessanti che traslano angoscia nello spettatore.
Insieme a lei anche la sua ”antagonista” Chai Fonacier si cala bene nel personaggio, determinata ed esperta nell’uso della stregoneria. Le due protagoniste riescono a dare al film quella sferzata giusta e autentica con cui riescono a trasportare il peso della narrazione.
Nocebo per certi versi inizia un po’ a rallentatore procedendo con alti e bassi e lasciando intendere quasi da subito la presenza della ritorsione ai danni di qualcuno. Tutto questo, però fornisce una prevedibilità alla storia scardinando l’effetto sorpresa tipico del thriller e dell’horror. A restare fedele ai generi c’è il sempre classico tema della vendetta, inserito un po’ più in profondità rispetto al resto e che resta ben ancorato al paranormale e all’inganno.
Alla luce di una scarsa suspense, c’è da dire che Nocebo adotta il capitalismo come causa scatenante, muovendo una sorta di richiamo nei confronti di una società che presta più attenzione al profitto che alla vita umana.