Falcon Lake è un dramma semplice e senza troppi fronzoli che punta l’attenzione sull’altalenante rapporto tra due adolescenti.
Con un interessante debutto alla regia Charlotte Le Bon porta sul grande schermo una storia basata sulla graphic novel intitolata Une Soeur (Una Sorella) di Bastien Vivés.
Falcon Lake, presentato alla Quinzaine des Realisateurs dello scorso Festival di Cannes, è in concorso al 40esimo Torino Film Festival.
Bastien (Joseph Engel) è un quattordicenne che si reca con la famiglia in Quebec per trascorrere le vacanze estive. Ad ospitarli è la famiglia della sedicenne Chloé (Sara Monpetit). Con pochissimi anni di differenza, i due iniziano a conoscersi e attraverso una serie di avventure, cercheranno di comprendere loro stessi. In verità tutto è destinato ad esaurirsi a causa di un tragico epilogo…
Le Bon inizia da subito a mostrare i toni di una componente macabra e misteriosa.
Già dall’inizio, Chloé è riversa a faccia in giù mentre galleggia nel lago.
L’utilizzo di una fotografia buia, esalta ancora di più il tema del mistero, tanto che sembra profetizzare la tragicità della storia.
Il lago non è soltanto l’ambiente da cui tutto inizia e si conclude, ma rappresenta un punto di calma piatta, di riflessione e silenzio a cui vengono alternati rumori e suoni provenienti da coloro che sono vivi e soggiornano nei dintorni del lago.
Con una moderata presenza di dialoghi, Falcon Lake si focalizza unicamente sui due protagonisti senza mai distogliervi l’attenzione. Il loro rapporto è un crescendo, ma anche un continuo conflitto in cui le provocazioni di Chloé hanno sempre la meglio. Lei è un personaggio che si muove tra l’affetto per Bastien e i suoi problemi di cuore, trascinando il quattordicenne in alcune situazioni per lui imbarazzanti. Entrambi frequentano le stesse feste e condividono gli stessi spazi ritrovandosi a gestire i loro reciproci impulsi sessuali.
Falcon Lake racconta tutto con estrema semplicità, senza utilizzare escamotage narrativi.
Il percorso dei protagonisti è tracciato attraverso la metafora del mistero, intesa come una strada da seguire per diventare adulti e i due giovani interpreti riescono perfettamente a rappresentare il loro ruolo.
Seguendo un ritmo costante e avvalendosi di un messaggio implicito Falcon Lake sembra profetizzare il destino di uno dei protagonisti. Se all’inizio il film sembra abbandonare lo spettatore ad una visione più passiva, di lì a poco tutto assume una connotazione più riflessiva, sopratutto sul finale.