Un vero e proprio caso nazionale, in Spagna, il lungometraggio As Bestas, diretto da Rodrigo Sorogoyen, presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes 2022 (sezione Cannes Premiere) e ora in arrivo anche nelle sale italiane.
Già, perché, di fatto, la pellicola – ispirata a un fatto di cronaca realmente accaduto – ha vinto in patria ben nove Premi Goya, classificandosi come uno dei maggiori successi del 2022.
Sarà (stata) vera gloria? Presto detto.

La storia messa in scena, dunque, è quella di Antoine (impersonato da Denis Menochet) e di sua moglie Olga (Marina Foïs), i quali si sono trasferiti dalla Francia in un piccolo villaggio rurale della Galizia, con l’intento di avviare una piccola fattoria eco-friendly.
Tutto per anni è andato per il meglio, fino a quando, in seguito alla decisione di Antoine di votare contro l’installazione di un impianto eolico nella sua zona, due loro vicini di casa (i fratelli Xan e Lorenzo, impersonati rispettivamente da Luis Zahera e Diego Anido) inizieranno a far loro la guerra in ogni modo possibile, in quanto ritengono che la decisione di Antoine abbia fatto perdere loro la possibilità di incrementare considerevolmente i propri guadagni.
In As Bestas, dunque, vediamo come numerose e delicate questioni morali convergano tutte insieme in un lungometraggio più complesso e stratificato di quanto possa inizialmente sembrare.
Antoine e Olga vivono in Spagna ormai da molti anni, benché non siano nati in quei posti in cui, al contrario, Xan e Lorenzo hanno trascorso le intere loro vite. Questi ultimi, tuttavia, non ritengano giusto che chi venga da un’altra nazione possa prendere decisioni riguardo la loro terra. Benché lo stesso Antoine abbia affermato più volte come essa sia, in realtà, anche la sua terra.

Rodrigo Sorogoyen, dal canto suo, ha puntato tutto su un ruvido realismo e su ambientazioni che sembrano isolate dal resto del mondo, luoghi senza tempo o, meglio ancora, in cui il tempo sembra essersi fermato definitivamente.
L’accettazione di chi è “straniero”, ma anche il problema della salvaguardia dell’ambiente vengono sì trattati, ma lasciano ben presto il posto a un crescendo di tensione e violenza psico-fisica che rendono il presente As Bestas un thriller psicologico estremamente sottile e raffinato, in cui i primi piani dei protagonisti spesso comunicano più di mille parole, in cui ombre inquietanti, di notte, dietro una finestra, sembrano promettere drammatici risvolti, in cui sputi in faccia e danni ai raccolti sono solo l’inizio di una lunga faida, in cui in squallide taverne un’apparentemente innocente partita a domino dà il via a dialoghi serrati e taglienti di tarantiniana memoria, lasciando presagire inevitabili esplosioni di violenza.
As Bestas non ha bisogno di particolari effetti speciali per mettere in scena tutto ciò, ma nella sua semplice complessità trova la chiave giusta per mettere in scena il dramma di due persone tracciando, al contempo, un tanto esaustivo quanto spietato e disincantato ritratto della nostra società e del mondo in cui viviamo. Un mondo in cui il Dio Denaro sembra ormai manovrarci tutti come burattini. Si salvi chi può!