Non sono molti i film italiani presenti a questa 73° edizione della Berlinale. Eppure, molti di questi sono già stati particolarmente apprezzati da pubblico e critica per il loro approccio innovativo e per il desiderio di sperimentare con nuovi linguaggi cinematografici. Basti pensare, ad esempio, a Disco Boy di Giacomo Abbruzzese, l’unico film italiano in corsa per l’Orso d’Oro, nonché piacevole sorpresa di questa popolare manifestazione cinematografica. Grandi aspettative, dunque, ha fin da subito suscitato L’ultima Notte di Amore, presentato all’interno della sezione Berlinale Special Gala, nonché terza regia dell’attore Andrea Di Stefano, già ampiamente apprezzato, nel 2014, per aver messo in scena Escobar.
In L’ultima Notte di Amore, dunque, vediamo un sempre ottimo (e onnipresente!) Pierfrancesco Favino nel ruolo di Franco Amore, appunto, uno stimato agente di polizia che dopo trentacinque anni di onorato servizio sta finalmente per andare in pensione.
Pochi giorni prima del suo pensionamento, tuttavia, dopo aver salvato la vita a un boss della malavita cinese, egli viene incaricato da quest’ultimo di accompagnare in macchina fino a casa sua – in cambio di un’ingente somma di denaro – una misteriosa persona in arrivo all’aeroporto di Linate. Durante il viaggio, tuttavia, le cose non vanno come sperato: la macchina su cui viaggia Amore insieme a un suo collega e alle persone con la valigetta viene fermata dalla polizia, la situazione sfugge di mano e, in seguito a una sparatoria, muoiono praticamente tutti tranne lui. Che fare, dunque, per salvarsi vita e carriera e proteggere, al contempo, anche la propria famiglia?
L’influenza da parte del cinema d’azione statunitense si sente forte e chiara in L’ultima notte di Amore. Già, perché, di fatto, Andrea Di Stefano ha da sempre diviso la sua carriera tra Italia e Stati Uniti, attingendo a piene mani da quanto entrambe le nazioni hanno avuto da offrirgli.
In questo suo ultimo lungometraggio notiamo innanzitutto un buon mix tra azione e melodramma, tra folli inseguimenti, ora in macchina, ora per le strade in notturna di Milano, e momenti di riflessione, in cui intensi primi piani sui volti dei personaggi alle prese con importanti dilemmi morali fanno quasi da protagonisti assoluti.
Ed è proprio Milano – immediatamente presentataci in tutta la sua magnificenza, in apertura del lungometraggio, da una suggestiva panoramica in notturna che va a culminare proprio davanti alle finestre dell’appartamento di Franco Amore, dove sua moglie e i suoi amici gli stanno organizzando una festa a sorpresa in vista del suo pensionamento – a essere trattata alla stregua di vera e propria coprotagonista.
Una coprotagonista valida e magnetica, perfetto scenario, con i suoi tunnel e le sue enormi strade, del dramma che si sta consumando. Se a tutto ciò aggiungiamo una buona gestione dei ritmi e un riuscito crescendo di tensione, ecco che una soluzione finale un po’ troppo frettolosa e semplicistica non ci disturba come avrebbe potuto fare in altri contesti.
L’ultima notte di Amore si fa seguire con piacere. E sta ad aggiungere, nel complesso, un tassello più che dignitoso all’interno della carriera da regista di Andrea Di Stefano.
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