Dietro ogni personaggio c’è una storia e, se parliamo dell’iconica infermiera Mildred Ratched, resa celebre dal cult anni ‘70 “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, questa storia andava raccontata. Con i pochi indizi che la Mildred di Louise Fletcher aveva lasciato dietro di se, Ryan Murphy ha creato una nuova vita, un mondo meravigliosamente inquietante, raccontato nella nuovissima serie Netflix, disponibile sulla piattaforma dal 18 settembre.

Ratched: trama della serie Netflix

California 1947, un efferato pluriomicidio apre le danze spietate di questo dramma al limite dell’horror (per un attimo sembra quasi di trovarsi sul set di American Horror Story dello stesso Murphy), per poi passare rapidamente all’arrivo sullo schermo del nuovo e truccatissimo volto di Mildred Ratched, interpretata questa volta da un’incredibile Sarah Paulson. La donna, presentandosi come l’infermiera perfetta, riuscirà, non senza inganni, ad entrare a far parte del variopinto personale del Lucia State Hospital, l’ospedale psichiatrico al limite dell’assurdo diretto dall’eccentrico Dottor Hannover.

Tra i corridoi della struttura ha inizio la storia dell’enigmatica Mildred che, muovendosi tra i ricchi e bizzarri pazienti dell’ospedale, getta un’ombra lunga sui suoi intenti che scopriremo solo nel corso degli episodi. Determinata ed inarrestabile, spietata e impenetrabile Ratched, seppur nasconda una personalità difficile ed oscura sotto ad abiti sgargianti e perfetti, si lascerà avvicinare sempre di più dal pubblico aprendo piccoli spiragli di umanità che lasceranno entrare nelle sue grazie un cast quasi totalmente al femminile: si parla di donne del calibro di Sharon StoneCynthia Nixon e Judy Davis, fino a condurci a quella verità che non sapevamo neanche di aspettare così tanto.

Ratched: recensione della serie Netflix

Ratched si pone come un prequel non convenzionale di Qualcuno volò sul nido del cuculo (di Miloš Forman), una sorta di spin-off, un salto indietro di circa vent’anni fino al 1947, dove il Nido del Cuculo sembra lontanissimo. Tra inganni ed intrighi, la Mildred di Murphy arriverà a farci chiedere se il suo scopo nell’ospedale sia quello di curare le devianze dei suoi pazienti o di mostrarci le sue.
Ogni certezza, infatti, viene meno, ogni situazione viene stravolta dal regista che sembra sottrarre l’algida Ratched dal 1975 per inserirla in uno dei suoi molteplici mondi patinati a cui ormai siamo ben abituati, dopo AHS, Pose e The Politician.

Murphy stesso ha dichiarato di voler seguire una linea quanto mai distante dalla sbiadita atmosfera del romanzo originale di Ken Kesey e dell’adattamento cinematografico di Milos Forman, per creare una serie del tutto nuova che, almeno per ora, poco ha a che vedere con la pellicola originale.

Ratched: una fotografia dai colori saturati

La palette color pastello, gli outfit sgargianti, l’ostentata perfezione delle scenografie creano uno scenario al limite dell’incredile, come se l’intero mondo fosse un enorme manicomio in cui si fa fatica a distinguere chi sia il vero pazzo. É proprio la scelta dei colori vividi e delle immagini saturate a creare per Ratched quell’estetica affascinante che, se inizialmente sembrerebbe stridere, come i violini che accompagnano tutta la serie, con l’atmosfera drammatica e angosciante delle vicende, in realtà ad uno sguardo più attento risulta decisamente perfetta. Siamo ben lontani dall’appannata scala di grigi del film di Milos Forman, in questa serie-tv, infatti, i colori sembrano esplodere in modo decisamente ordinato su tutta la pellicola tingendo scenografie e cast. L’abbagliante rossetto rosso di Mildred, infatti, richiama il lucido del sangue che schizza tra le scene collegando estetica e horror, moda e splatter, in un connubio, ancora una volta, azzeccatissimo.

Ratched: scenografie e ambientazioni molto sfarzose

Tra intrighi e non detti, i personaggi si muovono sullo sfondo di un atipico ospedale psichiatrico, teatro d’eccellenza per l’estro del regista, che quasi ricorda un lussuoso albergo americano. Le insolite divise del personale e gli abiti civili dei pazienti, che sembrano piuttosto ricchi clienti in villeggiatura, discostano nettamente la serie dall’originale lungometraggio premio oscar, creando un’atmosfera nuova ed inquietante. Nessuna omologazione, nessun segno evidente di detenzione sembra travolgere i pazienti del Lucia Hospital, se solo non venissero saltuariamente sottoposti alle barbare terapie del dottor Hannover, considerato un visionario, legalizzate e giustificate dall’assurda ignoranza del tempo. Lo sfarzo esce dalle porte dell’ospedale psichiatrico per riversarsi nell’intero universo di Murphy, ne è un segno lampante l’eccentrica follia di Lenore Osgood, interpretata dall’eccelsa Sharon Stone, che entra in scena con una scimmia sulla spalla, aprendo la strada a quei freaks immancabili nei lavori del regista di Glee.

Ratched: una sceneggiatura ricca di tematiche contemporanee

Tra lobotomie sbrigative e omosessualità curata come devianza, con Ratched, impariamo a conoscere e rifiutare l’America di quegli anni, così palpabilmente retrograda e rigidamente spietata. Negli otto episodi della prima stagione infatti si condensano tematiche forti: troviamo le voci della comunità LGBTQ+, di cui sia la Paulson che la Nixon si fanno portavoce, che assumono un suono totalmente diverso dal solito, se inserite nel contesto di fine anni ’40 dove l’apertura mentale era pressochè minima. Lo vediamo dal dualismo di Gwendolyn, la segretaria del governatore, magistralmente interpretata da Cynthia Nixon, che alterna la rigidità della carriera politica ad un lato più morbido ed intento a vivere la sua sessualità lontano dai pregiudizi. Grande attenzione quindi per le donne, qui forti e determinate, indipendenti e mai sottomesse anzi, all’occorrenza scaltre e manipolatrici. Sharon Stone, dall’alto della sua brillante carriera cinematografica, in un’intervista però dichiara come, a suo parere, la strada verso la parità sia ancora molto lunga.

Sicuramente la nuovissima Ratched di Ryan Murphy non è l’antefatto che i più accaniti cinefili avrebbero immaginato per il drammatico ed emozionante Cult cinematografico con Jack Nicholson ma è esattamente quello che immaginava il fedelissimo pubblico di Murphy. Il cinema però ci insegna che una storia può essere declinata in milioni di modi e se questa è una delle possibili Mildred Ratched, non vediamo l’ora di vedere la seconda stagione.