Il tempo vola, corre veloce soprattutto quando ci si trova di fronte ad una vita straordinaria come quella di Eugenio Scalfari, oggi novantasettenne. Giornalista, intellettuale, scrittore, padre e anche poeta, come gli piace essere definito mentre parla con le figlie seduto attorno al tavolo della sua abitazione.
Scalfari. A Sentimental Journey è il documentario presentato nella selezione della 16esima edizione della Festa del Cinema di Roma, girato dalle figlie Enrica e Donata Scalfari, diretto da Michele Mally, prodotto da 3D Produzioni insieme a Rai Documentari.
Scatti di famiglia e le voci di Enrica e Donata iniziano il loro racconto personale e sentimentale dedicato al padre, ripercorrendo una vita ricca e sfaccettata che va’ dalla giovinezza fino all’amicizia con Papa Francesco.
Scalfari. A Sentimental Journey è qualcosa di più di un semplice documentario: è un lungo viaggio che colpisce, coinvolge, che ti assorbe completamente e in cui si comprende la grandezza di una delle menti più eccellenti del XX secolo.

In Scalfari. A Sentimental Journey La semplice narrazione cronologica si intervalla a tutta una serie di affermazioni, in cui c’è chi – come Roberto Benigni – dice che Eugenio è uno degli uomini più divertenti che abbia mai conosciuto e che andando a cena da lui si parla dei più disparati argomenti: dall’illuminismo al basilico! Una mirabile capacità di spaziare e di coinvolgere chi ha la possibilità di trovarsi al suo stesso tavolo, come racconta anche Paolo Sorrentino.
Numerosi sono i personaggi di rilievo che si intervallano narrando i loro incontri e i loro rapporti con il fondatore di Repubblica: Natalia Aspesi, Lucia Annunziata, Walter Veltroni, Ezio Mauro, Bernardo Valli, Massimo Recalcati e Monsignor Vincenzo Paglia.
I luoghi e ancor di più le stanze di casa diventano la cornice attraverso cui vengono veicolati, con un ritmo lento e costante, i ricordi personali e professionali. Le fotografie e ancor di più le lettere di gioventù scambiate con l’amico Italo Calvino delineano quei tratti spontanei e ironici di Scalfari che emergono anche nei suoi ricordi mentre le figlie gli parlano del suo rapporto con la scrittura come “psicofarmaco della vecchiaia”.
Una vecchiaia di cui non avere nessun timore poiché è parte della vita, così come la morte – che Scalfari definisce – “la regina”. A prendere il posto di ogni paura c’è la curiosità e l’amore per la scrittura che lo ha portato, un passo dopo l’altro, a fondare La Repubblica nel 1976.

Un uomo che racconta e ricorda il suo passato, forse perché come lui stesso afferma citando le parole di un suo editoriale «… quando la memoria ritorna verso l’infanzia è perché il futuro si è raccorciato e la mente trova compenso allungando il passato all’indietro, il più indietro possibile… ».
Scalfari. A Sentimental Journey di passi indietro ne fa moltissimi, ma si pone anche nel presente mostrando il rapporto del protagonista con suo nipote, con cui condivide la condizione di essere figli unici. Ogni racconto, ogni foto, ogni aneddoto rievoca un passato in cui i traguardi professionali lasciano il posto ad una sfera più sentimentale. Una narrazione che suona un po’ come una dichiarazione di amore e affetto per un padre la cui personalità è stata un pò ingombrante, ma che come tanti ha attraversato quei mille stati emozionali che lo legano indissolubilmente alla sua famiglia.