Durante uno degli spettacoli teatrali di Stanlio e Ollio, Stan Laurel (Steve Coogan) e Oliver Hardy (John C. Reilly) mettono in scena un incontro in stazione. Entrambi non sanno che l’altro è già arrivato e ha inizio così un “inseguimento” al buio, fino a quando la coppia si ritrova spalla contro spalla. Questa sequenza del biopic diretto da Jon S. Baird potrebbe essere la metafora del burrascoso rapporto tra i due comici, agli antipodi per stazza e carattere, ma accomunati da una reciproca stima che va ben oltre il sodalizio artistico.

stan and ollie mogliSono passati sedici anni dal 1937, anno di maggior successo per Stan Laurel e Oliver Hardy, e il duo comico decide di intraprendere una tournée di varietà in Gran Bretagna e Irlanda. Impegnato nella scrittura di una parodia su Robin Hood, Stan spera di ottenere i fondi necessari per la produzione del film, ma i pochi biglietti venduti durante il tour minacciano la realizzazione del sogno.

Nei primi minuti di Stanlio e Ollio Baird sceglie di usare un piano sequenza di pregevole fattura per mostrare il lato più intimo dei protagonisti, mentre l’age d’or hollywoodiana scorre sullo sfondo: tra set opulenti e comparse di ogni tipo, Stan e Oliver si confrontano sui problemi con l’altro sesso e sui cachè troppo bassi rispetto alla concorrenza. Ma poiché “the show must go on”, giunti agli studi di Hal Roach (Danny Huston), i due comici iniziano a danzare per uno dei tanti sketch che li hanno resi famosi in tutto il mondo.

stan and ollie teatroDa qui in poi lo sguardo del regista diventa impercettibile, a tratti invisibile, complice forse il salto temporale nel 1953, epoca in cui è facile supporre che Stan e Oliver si siano già ritirati. La sceneggiatura di Jeff Pope concentra l’attenzione non solo sul duo comico, ma anche sugli attriti e i battibecchi delle mogli: Lucille Hardy (Shirley Henderson) e Ida Kitaeva Laurel (Nina Arianda). La presenza della controparte femminile aiuta la scrittura ad addentrarsi con ironia e leggerezza nella sfera privata di Stanlio e Ollio.

L’alchimia tra Coogan e Reilly funziona fin da subito grazie alla riproposizione di gag, battute e tic che gli interpreti rielaborano a loro piacimento, omaggiando Stan e Oliver senza cadere nella trappola della simulazione. È facile percepire il sincero affetto che i due attori hanno riservato per l’occasione ai loro alter ego. Però è altrettanto evidente l’eccessiva nostalgia verso un tipo di cinema che già negli anni cinquanta doveva lasciare il passo a nuove formule, ma che Stanlio e Olio, nel bene e nel male, hanno inseguito fino alla fine.