C’è stato un momento in cui la bolla socio-modaiola delle sneakers non era ancora scoppiata e in un mercato estremamente competitivo in cui la Converse occupava il 54% del mercato e l’Adidas il 29%, la Nike arrivava ad un misero 17% ed era fuori dal settore vendite dedicato alle scarpe da basket (a differenza dei suoi competitor). Siamo nel 1984 quando un sodalizio puramente economico, tra la futura leggenda del basket e un marchio sportivo, genera un successo planetario. La Nike entra nella storia del marketing e dell’immaginario collettivo di un’epoca grazie alle sue Air Jordan, le scarpe interamente create attorno all’allora promettente star del basket Micheal Jordan.
AIR-La storia del grande salto è appunto questo: la storia di un successo e della ripida salita che si presenta di fronte ad una azzardata idea visionaria. Scritto da Alex Convery e diretto da Ben Affleck, AIR-La storia del grande salto arriva al cinema dal 6 aprile distribuito da Warner Bros. Pictures ed è prodotto da Amazon Studios, Skydance Sports e Mandalay Pictures.

Mentre il buio nella sala si infittisce, un altisonante Money fo Nothing scandisce e incornicia attraverso un rapido montaggio l’epoca di Reagan, del Commodore 64 e del Nintendo, del consumismo e del successo ad ogni costo.
AIR-La storia del grande salto è una vicenda semplice raccontata con quella stessa maestria che ci permette di guardare con gli occhi di chi si interfaccia alla storia per la prima volta.

Nel film Matt Damon è Sonny Vaccaro, un manager della Nike esperto di basket, che riesce ad avere la straordinaria intuizione di convincere la promessa dell’NBA Micheal Jordan a far parte della Nike, creando una scarpa interamente pensata per lui.
in un primo momento, l’idea è percepita come utopistica e non attuabile sia da parte del CEO Phil Knight (Ben Affleck) che dal vicepresidente del marketing Rob Strasser (Jason Bateman). Solo la caparbietà di Sonny farà si che i suoi superiori cambino decisione, non prima, però, di aver convinto direttamente la famiglia Jordan a partecipare ad un incontro per sentire la sua proposta, arrivando a scontrarsi con David Falk (Chris Messina), manager di Michael Jordan.

In AIR-La storia del grande salto il personaggio di Sonny è estremamente interessante per la sua caparbietà e l’abilità persuasiva.
Uno degli aspetti più riusciti del film risiede nella scelta, da parte del regista, di non mostrare mai il volto di Michael Jordan per mantenere nello spettatore un senso del ricordo relativo al proprio passato, oltre che tenere alto il peso di una leggenda sportiva.

La grande abilità di AIR-La storia del grande salto sta nell’aver mosso l’attenzione sulla figura di Deloris Jordan, a cui presta il volto una sempre impeccabile Viola Davis. La madre diventa il mezzo con cui prende vita l’intera trasformazione della carriera del figlio, è colei che si lascia convincere ad ascoltare la Nike ed è sempre lei a tenere testa alla trattativa.

AIR-La storia del grande salto racconta in modo diretto una storia di cui conosciamo il finale, ma nonostante tutto il film riesce a mantenere il suo grado di suspense nel momento in cui Sonny attende la risposta. Con dei dialoghi schietti e diretti il film acquista un fascino proprio dell’epoca che racconta e Affleck lo dirige lasciandosi ispirare da quella stessa epoca, rimarcando velatamente come da un’idea ci si può guadagnare un posto nella storia.