La caratteristica principale di un assassino è quella di sapersi mimetizzare e restare nel più totale anonimato, rivelando la sua natura ostile e prevedibilmente mortale. Ognuno di loro ha un proprio codice – come ci insegna John Wick – e anche nel caso di The Killer non è diverso. The Killer è l’ultimo film diretto da David Fincher e scritto da Andrew Kevin Walker (lo stesso sceneggiatore di Seven), tratto dall’omonima graphic novel firmata da Alexis Nolent e illustrata da Luc Jacamonin, in concorso alla 80esima edizione del Festival di Venezia, che approderà su Netflix dal prossimo 10 novembre.
The Killer : l’intrigante alternativa di un revenge movie
The Killer non è un semplice thriller, è un revenge movie in cui si instaura la ricerca di una vendetta che non ha necessariamente bisogno di essere caotica lotta e frastornante scontro a fuoco. Qui la storia si sviluppa step by step, attraverso sei differenti capitoli in cui vengono dettate le tappe e gli obiettivi del protagonista.
In The Killer Fincher crea un tutt’uno tra musica e azione, tra pensieri e imminente azione del killer.
Quest’ultimo si muove in ambienti metropolitani attendendo pazientemente il suo momento, un po’ come farebbe un predatore nella giungla. Fin dall’inizio The Killer si compone di una struttura narrativa che lascia raccontare il protagonista, con una voice over che suona come uno scorrevole dialogo che Fassbender ha con sè stesso.

In ogni azione l’assassino è seguito da una macchina da presa che a tratti lo accompagna e a tratti ci sostituisce ai suoi occhi, accrescendo l’aspetto più psicologico. La suspense non c’è e non è necessaria perché questa volta il cattivo non si nasconde agli occhi del pubblico, ma è il personaggio centrale attorno a cui ruota l’intera storia.
Con una mirabile colonna sonora composta dai brani pop-rock degli Smiths, The Killer gioca con la musica alternandola tra ascolto interno ed esterno del protagonista. Fassbender riesce a mettersi perfettamente nei panni di un antieroe senza scrupoli che non si cede – per sua fortuna – neanche di fronte ad una Tilda Swinton che gli implora aiuto tendenogli una mano.
The Killer è l’ennesima prova della ricerca al dettaglio operata dal regista che, come il suo protagonista, non lascia niente al caso e costruisce la scena in modo preciso.
Le scene notturne diventano ombre che portano la stessa atmosfera di un noir, mentre il volto del killer si illumina e viente tagliato in due dalla luce elettrica. Le inquadrature si alternano spesso tra primi piani e soggettive e come sempre sono studiate al massimo per rendersi funzionali alla storia di un uomo coscente di essere ciò che è!
The Killer di David Fincher: La metodica vendetta di un uomo senza nome

La vendetta è il sentimento più antico del mondo a al cinema è stata più volte tematica portante di numerose trame, basti pensare a Kill Bill oppure al più recente John Wick, anche se nel caso del film di Fincher la ritorsione non è affidata a spettacolari prodezze.
Siamo di fronte ad un uomo di ghiaccio, un assassino senza nome, noto semplicemente come The killer, interpretato da Michel Fassbender. Un protagonista con un’organizzazione al limite della ritualità ripete a sè stesso, come un mantra, l’importanza di non fidarsi mai e di portare a casa l’obiettivo rimanendo sempre freddamente razionali.
Con gli occhi di ghiaccio che ricordano quelli di Alain Delon in Le samouraï, The killer si posiziona dall’ultimo piano vuoto di un palazzo parigino per eliminare il bersaglio designato.
Un errore però rischia di costargli molto. Il suo rifugio in Repubblica Dominicana viene semidistrutto e lui stesso è nel mirino dei suoi datori di lavoro.
Da qui in poi inizia la vendetta dell’assassino senza nome, che perfettamente nascosto nel suo anonimato, non lascia nulla la caso e si sposta fluidamente tra Repubblica Dominicana e Stati Uniti per fermare coloro che minacciano la pace interiore che si è guadagnato con tanta fatica.