Il 13 e il 14 Aprile 2024 si è tenuto Ancona Comics&Games al PalaRossini di Ancona, convention dedicata ai fumetti, anime, manga e videogiochi che celebra la la cultura pop contemporanea e unisce generazioni di appassionati a “cose da nerd”, tra cui giochi da tavolo, roleplay, cosplay e kpop.

L’evento fa parte del circuito Fiere Del Fumetto, itinerante nel nord Italia, e ad Ancona ha accolto ospiti come Danilo Bertazzi, Giovanni Muciaccia, Cristina D’Avena, Pino Insegno e Rocco Siffredi.

Questi ultimi due, in particolare, hanno rilasciato dichiarazioni interessanti.

Pino Insegno: l’analogico nel doppiaggio è duro a morire

Le battute iconiche pronunciate da Pino Insegno sono tantissime: da “Bellaaaa” di Scream all’attacco della sigla di American Dad! “Buongiorno Americaaa!”, passando per le osservazioni dell’eccentrico stilista Jacobean Mugatu di Zoolander,  l’arte vocale di Pino Insegno trova la sua forza nel caratterizzare i suoi personaggi tanto da renderli impressi nell’immaginario collettivo per generazioni. Pino Insegno, di fatti, fa tutto: attore, conduttore, comico e doppiatore, l’artista a tutto tondo ha al suo attivo una lunga carriera che da Roma lo ha portato a diventare la voce di attori del calibro di Will Ferrell, Viggo Mortensen, Liev Schreiber, Michael Shannon, Jamie Foxx e Sacha Baron Cohen.

Ad Ancona Comics&Games, Pino Insegno ha celebrato in una intervista l’arte del doppiaggio senza tralasciare critiche. Per il doppiatore, questa disciplina non può essere improvvisata e per questo è anche altamente meritocratica. Ma c’è una tendenza a velocizzare il lavoro, dovuto spesso ai tempi di produzione sempre più celeri e, inoltre, l’intero processo non viene affatto aiutato dalle poche informazioni che trapelano per evitare diffusioni di materiale:

“Per cui (il doppiaggio) è cambiato, spesso ora è troppo veloce e rischi un adattamento sbagliato e diventa un bruttissimo doppiaggio. Perché il doppiaggio è una traduzione e dipende dall’adattamento che tu trovi. Se l’adattamento non è giusto ci metti l’ira di Dio. Se l’adattamento è giusto ti diverti e trovi anche battute nuove, come per “Bellaa!!”, che nacque per caso in sala perché non c’era una traduzione specifica per “What’s Up?!”.  […] Per cui Marco Guadagno disse Facciamo bella, che fu divertente e carino. Però ecco, è cambiato così è molto più rapido il rischio da parte di chi è meno esperto di fare un doppiaggio non buono. Ed è un peccato, visto che siamo i più bravi al mondo, anche perché qui nacque nel ‘26 il doppiaggio, siamo stati i primi.”

Insegno, inoltre, non sente imminente la minaccia dell’intelligenza artificiale quando si tratta di doppiare, ma che può tornare utile per progetti benefici come Voice for Purpose: “(Nel doppiaggio) non può esistere l’I.A., se ne parlerà, ma chissà fra quanto. Io ho lavorato con l’intelligenza artificiale non per il doppiaggio, ma per dare voce alle persone che non hanno più voce, come i malati di SLA. […] Vuole sostituire l’uomo? Sarà molto difficile. Guardate il vinile come è tornato prepotente. L’analogico, non morirà, non deve morire. Dipende da noi come utilizziamo certi macchinari. Pure il telefonino ha avvicinato le persone lontane, ma ha allontanato quelle vicine, ma non avrà mai il calore del momento.”

Siffredi all’Ancona Comics&Games: “Con Supersex ho rivissuto momenti molto complicati”

Volenti o nolenti, Rocco Siffredi è un personaggio che fa parlare, tanto che perfino Netflix se ne è accorto. L’ex attore e regista di film hard è ospite ad Ancona Comics&Games perché l’intrattenimento per adulti va a braccetto con fumetti, vignette e animazione.

E non solo. È innegabile non accorgersi che negli ultimi anni, l’arte del cosplay si è intrecciata al sex work: molti creator e fruitori mettono da parte il confine con il trasformismo del cosplay e il mondo hard, frontiera che (almeno pubblicamente) una volta era più netta.

Ha un modo tutto suo di dirlo, ma l’obiettivo di Rocco Siffredi è quello di far capire la distinzione tra il porno, che è costruzione, e vita vera. Secondo lui, questo concetto sfugge di fronte alla facilità nella creazione di contenuti hard online. 

E, sebbene la serie tv Supersex non parli di questo, la storia punta i riflettori proprio su questa dicotomia tra il reale e l’intrattenimento per adulti. E la sua biografia, anche attraverso lo schermo, sottolinea questo aspetto.

Quando gli viene chiesto cosa ne pensa del successo di Supersex, Rocco risponde cosí:

“Tanti miei colleghi, e mie colleghe soprattutto, non se la passano benissimo. Invece a me dedicano pure una serie. Cioè vi rendete conto che figata? […] Da un lato mi dico di aver lavorato molto bene, sicuramente con molto impegno. Dall’altro lato sono stato fortunato e devo dire che hanno fatto un lavoro fantastico perché hanno permesso a tutti di vedere quell’altra parte della mia vita che era complicata da capire. […] Chi di voi ha visto la serie avrà visto che l’infanzia è stata un po’ particolare, ma non è la mia vita, è la vita di tutti. Perché, voglio dire, tutti abbiamo avuto un problema, io ho avuto la fortuna che l’hanno messa fuori, l’hanno fatta vedere. Adesso il punto dove voglio arrivare qual è esattamente? Che non è facile portare avanti un percorso ed essere integri quindi ci sono fragilità che ultimamente vengono fuori di più. Questi ultimi due mesi con la serie ho rivissuto un po’ di momenti molto complicati. […] Purtroppo per me quello che vedevo io non era Borghi, Giannini o tutti gli interpreti, era la mia vera famiglia, quindi è stato un po’ più difficile.”

Tra le altre cose, Rocco ha svelato che nella sua “megalomania” ha voluto costruire una sua piccola Cinecittá per la produzione dei suoi film e di aver invitato Alessandro Borghi, che ha interpretato proprio Rocco in Supersex, ad assistere ai lavori. L’attore, è rimasto abbastanza scioccato dalla mole di lavoro e costruzione che c’è dietro. 

E Rocco ha rimarcato questo stupore di Borghi proprio per evidenziare che quello che fanno non è vita vera, che spesso il sexy non è vita vera ma è un’illusione costruita a tavolino e che bisogna essere attenti a ricordarselo sempre o si possono avere problemi, proprio come successe a lui nel periodo precedente alla pausa. 

“Voglio tirar fuori una parola, una che mi riguarda da tanti anni, che è solitudine. […] Diciamo che poi l’ho colmata la solitudine, perché nel ‘93 arriva Rosa, mia moglie, nel ‘96 arriva il mio primo figlio e nel ‘99 arriva il secondo e nel 2006 decido di tornare abruzzese e, purtroppo, tornare abruzzese significa tirarsi su i pantaloni e decidere di cambiare. […] E non è stato facile, per quello ci vorrebbe un’altra section per raccontare. Però ho avuto un po’ di problemi che mi sono portato avanti per un po’.”