Al giorno d’oggi, si sa, i social network svolgono un ruolo a dir poco centrale, quando si tratta di ottenere visibilità. Non a caso, infatti, molte persone sono riuscite a diventare famose (e spesso anche a iniziare una vera e propria carriera in ambito artistico) grazie a video pubblicati su Youtube o sul più recente Tik Tok.
Ma in che modo, in passato, si riusciva ad arrivare al cuore del grande pubblico?
Ciò che maggiormente ci interessa, oggi, è analizzare tale fenomeno esclusivamente nell’ambito della settima arte e di come un fenomeno come il divismo veda le proprie radici addirittura nell’epoca del muto. Già, perché, di fatto, se in teatro accadeva sovente che interpreti particolarmente dotati riuscissero ad affermarsi a livello nazionale e internazionale, al cinema ciò divenne ancora più “semplice”, se vogliamo, dal momento che ogni singolo prodotto cinematografico veniva esportato anche all’estero.

Eppure, nel momento in cui i fratelli Lumière inventarono il cinematografo, il vero miracolo consisteva nel vedere finalmente sul grande schermo immagini in movimento, per una perfetta rappresentazione della realtà. A rendere questa neonata arte una vera e propria miniera d’oro, furono, però, i gloriosi Stati Uniti, che immediatamente si resero conto delle potenzialità di questa straordinaria invenzione, dando vita a una vera e propria industria specializzata nel settore. Quanto tempo ci volle, dunque, prima che il divismo iniziasse a prendere piede incessantemente? Come ben possiamo immaginare, non molto.
Se, infatti, inizialmente erano esclusivamente i nomi delle case di produzione a essere messi in risalto nei crediti dei film, ben presto il pubblicò iniziò a ricordare anche i volti degli attori protagonisti. Ed eccoci arrivare al dunque.
La prima, vera diva della storia del cinema è a tutti gli effetti la bellissima Florence Lawrence, la quale ha iniziato a muovere i primi passi in ambito cinematografico già nei primi anni del Novecento, dapprima sotto contratto della casa di produzione Vitagraph, poi con la leggendaria Biograph. E fu proprio quando l’attrice lavorava per la Biograph che le vennero assegnati ruoli sempre più importanti.

Chi era questa bellissima attrice in grado di trasmettere al pubblico le più diverse emozioni? Come mai il suo nome non compariva mai nei crediti? Ben presto, dunque, presso la sede della Biograph iniziarono ad arrivare migliaia di lettere da parte di ammiratori dell’affascinante Florence Lawrence, molti dei quali le scrivevano vere e proprie proposte di matrimonio.
Inutile affermare che in molti si recavano al cinema proprio per vedere sullo schermo la loro beniamina. Tale fenomeno rappresentò, dunque, una vera e propria svolta per le major dell’epoca, le quali, a loro volta, si resero conto di quanto la popolarità degli attori e il conseguente divismo avrebbero potuto incrementare i loro guadagni.
Fu così che, finalmente, anche gli interpreti iniziarono a essere accreditati nei film. E i loro nomi, col tempo, vennero messi sempre più in risalto sulle locandine, spesso addirittura scritti in caratteri cubitali. Il pubblico iniziava ad affezionarsi agli attori, le sale cinematografiche pullulavano di spettatori e le case di produzione ne furono soddisfatte: questa nuova, eccezionale invenzione si era rivelata ancora più fruttuosa di quanto inizialmente sperato. Tutto il resto è Storia.
Il divismo ha visto il proprio luogo di nascita proprio nei gloriosi Stati Uniti e a oggi è ancora un fenomeno più vivo e pulsante che mai. Meno fortuna ha avuto la povera Florence Lawrence, la quale, affetta da numerosi problemi di salute in seguito a un incidente e profondamente toccata dal crollo di Wall Street (con conseguente fallimento della propria azienda di cosmetici), morì suicida il 28 dicembre 1938 – all’età di 48 anni. Ma questa è un’altra storia.