“Liberté, Égalité, Fraternité”. Sin dal Settecento, nell’epoca della Rivoluzione francese, la Francia è sempre stata portavoce di libertà di pensiero e d’espressione. Non stupisce infatti come sia proprio la Francia a finanziare progetti come Gamberetti per tutti, la pellicola protagonista di questa recensione. Diretta da Cédric Le Gallo e Maxime Govare, questa racconta l’esuberante avventura sportiva di una squadra di pallanuoto gay parigina, i “Gamberetti Paillettati”, e del suo viaggio verso i Gay Games.

Il film è stato presentato in anteprima il 19 gennaio 2019 al Festival della commedia L’Alpe-d’Huez. Uscito nelle sale francesi l’8 maggio 2019, sbarcherà in Italia al cinema dal 9 luglio. In un mix d’irriverenza e spensieratezza, passando da un eccesso all’altro, si nasconde un omaggio alla libertà. Una dedica a chi trova il coraggio di vivere secondo i propri principi, ignorando gli sguardi stizziti e i pensieri retrogradi.

Gamberetti per tutti: trama

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In seguito ad alcune affermazioni omofobe, Matthias Le Goff, vicecampione del mondo di nuoto, viene condannato dalla sua federazione ad allenare i “Gamberetti Paillettati”, una squadra di pallanuoto gay. Gli atleti in questione (che di atletico hanno ben poco) sono di gran lunga più interessati al far festa che a gareggiare. Nonostante ciò, i Gamberetti hanno un sogno, ovvero partecipare ai Gay Games in Croazia, il più grande raduno sportivo omosessuale del mondo. Il viaggio offrirà a Matthias l’occasione di scoprire un universo insolito ma ricco di energia, spingendolo così a fare ordine tra le priorità della sua vita.

In Gamberetti per tutti la struttura narrativa è tra le più classiche possibili. C’è un protagonista anti-eroe che cerca redenzione per i suoi errori, una collettivo formato da dei membri totalmente inadatti allo scopo ed un sogno all’orizzonte che appare irraggiungibile. Così come in molti altri film del genere, è la forza di volontà la chiave di volta per i nostri Gamberetti. Dati sulla carta per spacciati, riescono a conquistare un trionfo dopo l’altro, trainati da un’irrefrenabile vocazione che li spinge a mettere in campo tutto ciò che hanno.

In questo contesto non mancano però momenti toccanti. Ogni componente della squadra vive drammi personali dovuti alle diatribe familiari, alle discriminazioni e alla difficoltà di ritagliarsi un posto nel mondo. In questo senso, il lungo esodo verso la Croazia servirà loro come momento di riflessione per capire chi vogliono essere davvero, se succubi di una società fin troppo intollerante o, al contrario, uomini liberi e senza limiti, come gamberetti che nuotano spensierati nell’oceano.

Gamberetti per tutti: analisi

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In un film che tratta tematiche simili, la storia non può che trascendere la trama pura e semplice. Non è la storia di un gruppo di uomini alla ricerca di un successo sportivo, ma quella di esseri umani alle prese con le ostilità che il mondo presenta loro. C’è tuttavia da sottolineare come, al fronte di circa 100 minuti di girato, venga messa troppa carne al fuoco. I conflitti interni nel gruppo nascono e si risolvono con una velocità inverosimile, dando come risultato l’impressione di assistere a dei passaggi narrativi frettolosi e non approfonditi in modo idoneo.

Nonostante tutto ciò, Gamberetti per tutti riesce a far sorridere. Non ci troviamo di fronte ad un capolavoro della commedia francese moderna (come potrebbe esserlo Intouchables di Nakache e Toledano), ma non è affatto da bocciare, anzi. La regia, seppur molto semplice e poco ricercata, è funzionale  così come il resto del comparto tecnico, capace di regalare occasionalmente qualche chicca per gli occhi (come le sequenze girate sul bus con la Tour Eiffel sullo sfondo). L’equilibrio che c’è tra la parte drammatica e quella ilare del film è ben ponderato. I protagonisti non hanno nessun tipo di freno inibitorio, così assistiamo alle più variegate forme di manifestazione del loro “gay pride”, senza filtri o peli sulla lingua. Chiaramente ci sono equivoci, inconvenienti e gag che si susseguono per alimentare il clima comico sulla quale si struttura l’intera storia. Un ruolo fondamentale lo gioca la musica, visti i numerosi momenti canori presenti lungo il girato. Questi difatti aggiungono una pennellata di “musical” ad un quadro già di per sé variopinto, arricchendolo ancor di più.

Gamberetti per tutti: conclusioni

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Oggi come oggi, la libertà d’espressione non è più solo un diritto formale, ma un requisito base proprio di chiunque solchi il suolo di questo pianeta. Al di fuori del mondo occidentale questa purtroppo non è una condizione garantita, e ciò non può che rappresentare una consapevolezza straziante. Chi però ha la fortuna di essere portavoce di tale libertà dovrebbe preservarla ad ogni costo, anche a nome di chi spesso si ritrova in minoranza a dover combattere.

La storia che racchiude Gamberetti per tutti è ispirata ad una vera squadra di pallanuoto omosessuale, i “Crevettes Pailettées”. Si dia il caso che il coregista della pellicola, Cédric Le Gallo, fosse un membro effettivo di quel team. Alla domanda “Perché fondare una squadra di pallanuoto gay?”, l’ex Gamberetto ha dato una risposta molto trasparente:

Perché possiamo raccontarci i nostri problemi, i nostri alti e bassi. La sessualità, il rapporto con gli altri, i rapporti amorosi, gli scherzi da spogliatoio non sono affatto gli stessi che tra gli eterosessuali. Fa bene poterli condividere.

Nonostante non si tratti di un film senza pretese, la morale che racchiude è senza dubbio condivisibile: non si è mai soli. Anche se i problemi ci condizionano, facendoci sentire isolati in una bolla che sembra imprigionarci, non saremo mai i soli ad affrontare una battaglia. Ci sarà sempre qualcun altro dalla nostra parte, a combattere contro lo stesso nemico. L’unico modo per prenderne coscienza è conoscere, parlare ed aprirsi agli altri. Non appena si avrà anche solo un nuovo compagno di viaggio, tutto apparirà meno spaventoso.