Il 2020 è stato, tra le tante cose, l’anno del movimento Black Lives Matter. In seguito agli omicidi di Breonna Taylor e George Floyd per mano della polizia, numerose sono state le manifestazioni di protesta e le insurrezioni popolari. L’operato dei manifestanti, con il supporto di star dello spettacolo e personalità politiche, ha riportato l’attenzione mediatica ancora una volta sul problema del razzismo sistematico tra le forze dell’ordine americane. È doveroso sottolineare “ancora” in quanto, come ben tutti sanno, la comunità afroamericana combatte contro queste discriminazioni sociali e razziali da secoli ormai.
Ciò che ci sembra pura attualità nasconde radici che fanno riferimento ad epoche passate, come quella che vuol raccontarci One Night in Miami. Film d’esordio per Regina King alla regia, è la storia romanzata di un incontro avvenuto realmente nel 64’ tra Malcom X, Cassius Clay, Sam Cooke e Jim Brown. Trattasi di una lettera d’amore dedicata all’esperienza vissuta dagli uomini di colore in America, raccontata tramite le gesta e le parole di quattro leggende senza tempo. Il film verrà distribuito in tutto il mondo su Prime Video a partire dal 15 gennaio 2021. Il film è stato presentato nella sezione “Fuori Concorso” alla 77ª edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.
One Night in Miami: trama
È la notte del 25 febbraio 1964. Il giovane Cassius Clay conquista il titolo di nuovo campione dei pesi massimi al Miami Beach Convention Center. Contro ogni pronostico, Clay sconfigge Sonny Liston mentre tutta la comunità sportiva ammira incredula. Un’enorme folla si raduna a Miami Beach per acclamare il suo nuovo eroe, ma Clay dal canto suo non può restare sull’isola per via delle leggi di Jim Crow sulla segregazione razziale. Decide così di trascorre la nottata all’Hampton House Motel in uno storico quartiere nero di Miami. Qui il pugile festeggia il trionfo in compagnia di tre dei suoi amici più cari: l’attivista Malcom X, il cantante Sam Cooke e la stella del football americano Jim Brown. Quella che però nasce come una festa si trasforma presto in un incontro memorabile, dove in ballo vi è la sorte dei presenti e dell’intera comunità di colore.
Non c’è alcun dubbio sul fatto che One Night in Miami sia un titolo molto ambizioso, partendo dalla tematica fino ad arrivare alle figure tirate in ballo. Personalità così imponenti sono spesso complesse da gestire in un contesto narrativo. Nel caso di questo film, non solo viene resa giustizia ai quattro protagonisti, ma allo spettatore viene proposto un lato di essi che nessuno conosce, quello più intimo, più umano. A tal proposito, la regista dichiara:
È stata un’opportunità per mostrare queste icone prima di tutto come uomini e fratelli. Amici che possono parlare liberamente e dichiarare che il momento del cambiamento è ora.
One Night in Miami: analisi
L’opera di Regina King viene ideata come un adattamento su grande schermo dell’omonima pièce teatrale del 2013, scritta da Kemp Powers. Questo spiega ad esempio la struttura del film, interamente fondata sui dialoghi e con pochissime dinamiche ambientali o d’azione. Succede tutto in quella camera d’albergo, lì dove il faro è puntato sulle parole dei quattro. Ad ognuno è dedicato, con modalità che differiscono tra loro, un approfondimento psicologico ad hoc. Colui che tuttavia spicca sensibilmente sugli altri è Malcom X, quasi nei panni di un pastore che sente il disperato bisogno di riportare i suoi fedeli sulla retta via. Peccato che questa visione non sia affatto condivisa dagli altri, rei d’esser troppo focalizzati sui loro interessi personali a discapito delle sorti della loro gente. Hanno luogo discussioni accese, dialoghi profondi e scambi dai ritmi serrati, capaci di far venire a galla la vera indole di ciascuno dei presenti in modo cristallino.
Il rischio di essere banale e qualunquista, soprattutto se si sceglie di trattare un tema simile, è altissimo. One Night in Miami non solo evita ogni cliché, ma propone una trama ben pensata in grado di svilupparsi al meglio delle sue possibilità. Le conversazioni racchiudono sì spunti di riflessione, ma sono anche il meccanismo unico tramite cui la storia acquista l’energia necessaria per evolversi. Seppur alla prima esperienza dietro la macchina da presa, Regina King fa un lavoro lodevole. Nulla di eclatante, ma d’altronde è il tipo di film che pone l’attenzione sui suoi contenuti, piuttosto che sul confezionamento visivo. Vi è ad ogni modo qualche spunto interessante, come le sequenze in cui Malcom X, in preda alla paranoia, sbircia dalla finestra credendo d’essere osservato. Il tutto avviene in silenzio, lasciando lo spettatore in tensione tanto quanto l’attivista.
One Night in Miami: conclusioni
Siamo piuttosto sicuri che di One Night in Miami sentiremo ancora parlare. Nonostante non sia nulla di eccezionale, abbiamo sottolineato i suoi punti di forza, la potenza dei dialoghi, i personaggi carismatici, i messaggi quantomai attuali. Inoltre sapendo bene quanto l’Academy apprezzi il tema (Selma, 12 anni schiavo, Green Book), non escludiamo delle possibili candidature alla prossima edizione degli Oscar. Regina King, in caso ottenesse la nomination per la miglior regia, sarebbe la prima donna afroamericana della storia ad ottenere tale candidatura. Molta carne a fuoco, un grande potenziale, il tutto racchiuso in una storia semplice, essenziale, ma quantomai necessaria. Trattasi di un’opera onesta, che rispetta quanto annunciato nel titolo stesso: quattro amici che, durante una nottata trascorsa sulla East Coast, decidono di prendere in mano le redini della (loro) storia.
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